Mentre nelle aule della giustizia penale si continua a discutere sulle morti degli operai della Goodyear di Cisterna, dibattendo sul nesso di causalità tra i decessi per tumore e le condizioni in cui le vittime avevano lavorato all’interno dello stabilimento di via Nettuno, sul fronte civile arriva la condanna definitiva della multinazionale della gomma a risarcire gli eredi di un operaio.
Questa volta la tesi che la morte del lavoratore potesse essere stata dovuta al fumo di sigaretta non ha retto. Il giudice del lavoro del Tribunale di Latina prima, la Corte d’appello di Roma poi e infine la Corte di Cassazione hanno ritenuto che a portare l’operaio alla tomba siano state le sostanze che ha inalato nel reparto mescite e l’inidoneità dei dispositivi di protezione dati ai propri dipendenti dalla multinazionale della gomma.
Nonostante il procuratore generale avesse chiesto di accogliere il ricorso della Goodyear Italia spa, gli ermellini hanno così confermato la condanna dell’azienda a risarcire alla moglie e ai due figli della vittima i danni biologici e morali subiti dal decesso del congiunto, per accertata malattia professionale. Confermato il nesso di causalità tra l’attività lavorativa a Cisterna e la neoplasia gastrica di cui il lavoratore è stato vittima. Tredici i motivi di ricorso presentati dalla spa: tutti respinti.