Indagato nell’inchiesta denominata “Formia Connection”, arrestato e infine assolto, Maurizio Petronzio non avrà alcun risarcimento per l’ingiusta detenzione subita. A stabilirlo, in via definitiva, è stata la Corte di Cassazione.
Petronzio venne ritenuto dagli inquirenti coinvolto nelle estorsioni che avrebbe subito il presidente della coop formiana “Solidarietà Sociale”, Giovanni Cianciaruso, costretto a consegnare il denaro della cooperativa ad Angelo Bardellino, nipote di Antonio, fondatore del clan dei Casalesi, e da lungo tempo residente a Formia. Estorsioni che avrebbero visto Cianciaruso anche vittima di violenze, in quanto sarebbe stato condotto in un campo, picchiato e minacciato con una pistola.
Con tali accuse Petronzio, il 22 novembre 2004, su ordine del gip del Tribunale di Latina, venne arrestato e rinchiuso in carcere, dove restò fino al successivo 2 febbraio. L’allora 46enne restò poi ai domiciliari fino al 13 giugno 2005 e venne sottoposto all’obbligo di firma fino al successivo 5 ottobre, quando il gup di Latina lo rinviò a giudizio e contestualmente gli revocò la misura cautelare.
Il 18 marzo 2011, a distanza di sette anni dai fatti, Petronzio venne però assolto dal Tribunale di Latina per non aver commesso il fatto, sentenza passata in giudicato.
Il formiano chiese così un risarcimento per ingiusta detenzione, puntando a ottenere 160mila euro per i sette mesi trascorsi prima in carcere e poi ai domiciliari. Ma il risarcimento è stato negato a Petronzio l’11 marzo 2014 dalla Corte d’Appello di Roma, sostenendo che, seppure risultato innocente, con la sua condotta “gravemente colposa” aveva contribuito a far disporre la misura cautelare nei suoi confronti. Un provvedimento ora confermato dalla Cassazione, precisando che le informazioni in possesso del formiano erano “ampiamente atte a fargli cogliere l’idoneità delle medesime alla creazione di un’apparenza gravemente indiziante”.
Ricorso rigettato dunque. La Suprema Corte ha inoltre condannato Petronzio a pagare le spese processuali e a pagare mille euro al Ministero dell’economia e finanze per le spese legali sostenute.