Legambiente, Intergroup e Comune di Sessa a confronto … ma vince ancora il petcoke e il deposito non autorizzato

Ancora un'immagine del deposito

Circa 20 giorni or sono, il signor Nicola Di Sarno, del C.d.A. di Interport, mi telefonò chiedendomi un incontro con Legambiente, attraverso la mia persona. Mi sono detta disponibile a patto che l’incontro avvenisse a livello allargato tra Legambiente Campania, Legambiente circolo di Sessa e Amministrazione comunale. Acquisita la disponibilità del Sindaco di Sessa Aurunca, si è fissato l’incontro per il giorno 28 gennaio scorso, nel gabinetto del Sindaco. Presenti erano il sindaco, dott. Luigi Tommasino; gli assessori Isidoro Vrola e Nicola Di Tano; la Segretaria comunale dott.ssa Noemi Spagna Musso che ha verbalizzato l’incontro; il sign. Di Sarno accompagnato dagli avvocati Antonio e Claudio Lamberti, dall’arch. Nicola Cinque e dall’A.D. di Interport Riccardo Sciolti. Per Legambiente il dott. Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania, Giulia Casella e Giuseppina Petrillo del Circolo Legambiente di Sessa Aurunca. Inoltre Il dott. Pasquale Sarao, caposettore Ambiente e Assetto del Territorio del Comune di Sessa, i consiglieri comunali Annalisa De Civita e Emilio Pecunioso.

Avevo chiesto al Sindaco di invitare anche i capigruppo consiliari, ma egli non l’ha ritenuto opportuno. In sintesi, la riunione si è svolta senza aggiungere nulla dinuovo alle posizioni espresse in altre occasioni Il sign. Di Sarno Ha affermato di aver chiesto l’incontro con la sottoscritta e, suo tramite, con Legambiente, per fornire chiarimenti su alcune notizie che avevo pubblicato sui giornali on line. Il confronto su questo punto si è risolto in pochi secondi, poiché ho riconfermato tutto quanto era stato da me scritto e pubblicato. Il dott. Giancarlo Chiavazzo, ha spiegato che Legambiente, in coerenza con le finalità associative si è occupata della problematica ponendo estrema attenzione oltre che agli aspetti ambientali e sanitari anche e nondimeno a quelli sociali ed occupazionali, ritenendo vi fossero tutte le condizioni per contemperarne la tutela. Quanto al deposito sono noti gli illeciti conclamatisi, come ad esempio la dispersione di pet coke nell’ambiente e la mancanza di titolo edilizio.


Il punto chiave dell’intera questione, ha precisato, è che per impianti come quello in questione, occorre la Valutazione di Impatto Ambientale, come prescritto dalle leggi comunitarie, che manca e qualora se ne volesse dotare difficilmente la otterrebbe così come attualmente è messo. D’altro canto Interport, in questi lunghi mesi, avrebbe potuto utilmente attivarsi per il trasferimento in zona ASI dove sarebbe possibile continuare l’attività rispettando tutte le norme e le cautele del caso come quella di confinare il pet coke in modo da limitare al massimo la dispersione delle polveri. Il sig. Di Sarno ribadisce di essere in possesso di tutte le autorizzazioni possibili e che il Ministero dello Sviluppo, sentito anche quello dell’Ambiente, ha emesso un Decreto che autorizza la Società a continuare la sua attività diminuendo il volume di pet-coke da 140.000 a 97.000 mc. Decreto che vale anche come variante agli strumenti urbanistici.

D’altronde, ha continuato, essendo la zona compromessa, ed essendo ormai scaturito dal Cop 21 di Parigi che entro 5 anni il fossile non sarà più utilizzabile come combustibile, tanto vale che anche la lavorazione del pellet avvenga nello stesso sito. Come esponenti di Legambiente, affermiamo ancora che sia ineludibile la V.I.A. quale strumento di garanzia per la collettività. Il Sindaco, infine, ha chiesto al sig. Di Sarno di procurargli copia di tutte le analisi che sono state svolte sul Deposito. Le mie osservazioni a margine di questo incontro: Il Sindaco non è mai intervenuto e, alla mia reiterata richiesta circa il ricorso al TAR contro il Decreto MISE, non ha fornito una risposta chiara.

Ma ormai credo che manchi la volontà di agire in tal senso. E’ chiaro che tutti ci aspettiamo che il primo cittadino e la Giunta escano con un comunicato ufficiale e con le motivazioni che li avranno indotti, se sarà così, a non ricorrere a questo diritto riconosciuto dalla legge, subendo passivamente decisioni che vengono calate dall’alto. Quanto poi al Consiglio Comunale nel quale i consiglieri si sarebbero dovuti esprimere circa la variante urbanistica da zona agricola a zona industriale, esso è stato rinviato dal 4 aprile 2015. Non è forse manifesta l’intenzione di non votare e di menarla per le lunghe, aspettando che qualcuno tolga le castagne dal fuoco? Inoltre ribadiamo che con questo Decreto il MISE, esautorando il Consiglio Comunale delle sue prerogative, tra cui quella di esprimersi circa una eventuale variante urbanistica, realizza un vero e proprio condono edilizio e non tiene conto della normativa europea che prevede la V.I.A.

Per Legambiente Giulia Casella