Sequestro della Guardia di Finanza, Fondazione Caetani: “Ninfa non c’entra”

La Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro di un’area di proprietà della Fondazione Caetani, nel Comune di Norma, già soggetta a coltivazione di cava, interrotta da Lelia Caetani per evitare quello scempio già autorizzato.

Al fine di rendere chiari tutti gli esatti termini del problema, la Fondazione Roffredo Caetani rende noto quanto segue:


  1. La cava, sita in comune di Norma, è stata acquistata nel 1960 dalla principessa Lelia Caetani per impedire che la sua iniziata coltivazione facesse uno scempio paesaggistico alle spalle del giardino di Ninfa e della città medievale di Ninfa. È, pertanto, proprietà della Fondazione Roffredo Caetani.
  1. Su quel territorio la stessa Principessa Caetani ha sollecitato ed ottenuto l’apposizione del vincolo paesistico con la successiva istituzione dell’Oasi di Ninfa, territorio anche esterno a Ninfa, di circa 1850 ettari, non appartenente che in minima parte alla Fondazione.
  1. Gli sversamenti rinvenuti non sono opera della Fondazione ma di ignoti che hanno agito, si ritiene, nottetempo. La Fondazione sta esaminando la presentazione di una denuncia contro ignoti.
  1. La cava era difesa da un cancello di ferro e da massi per impedire l’accesso a mezzi capaci di trasportare i materiali rinvenuti dalla Guardia di Finanza. Il cancello è stato rubato e i massi risultano spostati illegittimamente da chi ha eseguito il deposito abusivo.
  2. La ex cava non si trova nel “complesso paesaggistico del giardino di Ninfa”, ma,
    all’interno dell’“oasi venatoria” ampia circa 1850 ettari apposta con delibera della Giunta regionale del Lazio n. 3399 del 1973. Nulla essa ha a che vedere fisicamente con il “giardino di Ninfa” e con l’area del Monumento naturale Giardino di Ninfa aperto al pubblico.
  3. La Fondazione ringrazia la Guardia di Finanza per l’operazione svolta. La Fondazione si sta da sempre battendo contro ogni forma di abusivismo edilizio e di discariche abusive, e ritiene che queste operazioni di ignoti siano da interpretare anche come una vigliacca reazione contro tale politica di tutela.