Variante Malvaso, chiesti sei rinvii a giudizio

Il cantiere sequestrato in via Piave: la cosiddetta Variante Malvaso

Variante Malvaso, dal 6 novembre politici in ProcuraA un anno di distanza dal sequestro della palazzina realizzata da Vincenzo Malvaso a Borgo Piave e dopo quasi due anni di indagini sul via libera a quella costruzione, dalla Procura di Latina sono partite le richieste di giudizio per sei indagati su quattordici. E’ stato così chiesto un processo per l’ex assessore all’urbanistica, Giuseppe Di Rubbo, l’ex consigliere comunale e costruttore Malvaso, l’allora dirigente comunale dell’urbanistica Ventura Monti, i tecnici comunali Marco Paccosi e Fabio De Marchi, e il direttore dei lavori Antonio Petti.

Appena conclusa l’inchiesta, il sostituto procuratore Gregorio Capasso aveva inviato 14 avvisi di garanzia, convinto che la variante Piave fosse stato un abuso d’ufficio, trattandosi di variante sostanziale al Prg, che doveva passare dunque in Consiglio e non, come è avvenuto, essere semplicemente approvata in giunta. Per il magistrato la modifica al piano urbanistico aveva portato notevoli vantaggi a Malvaso, ricorrendo anche a dei falsi. E responsabili dell’accaduto, oltre ai tecnici, al costruttore e all’assessore al ramo, erano stati ritenuti tutti i componenti della giunta che, in due sedute, aveva approvato la variante: l’ex sindaco Giovanni Di Giorgi, l’ex vicesindaco Fabrizio Cirilli, e gli ex assessori Orazio Campo, Rosario Cecere, Pasquale Maietta, Gianluca Di Cocco, Marilena Sovrani e Marco Picca.


Poi, interrogati alcuni degli indagati ed esaminati dei documenti presentati da quest’ultimi, gli inquirenti sembrano aver cambiato idea e chiesto i sei rinvii a giudizio, escludendo quasi del tutto dalle diverse responsabilità la componente politica. Per gli altri indagati è stata infatti chiesta l’archiviazione.