C’era una volta un’area protetta. La battaglia delle istituzioni al Castello di Gianola. Nuovo sequestro per abuso edilizio

IL CONFLITTO DI COMPETENZE. Sul conflitto l’ente parco vuole vederci chiaro perchè alla fine, l’obiettivo, è la tutela dell’area. E se ne accorge la direzione regionale ambiente che fa suonare l’allarme, perchè una tale controversia genera “indebolimento della funzione di vigilanza e di repressione dell’abuso”, sottolineando come “il vincolo sul bene culturale non fa venire meno quello sul bene paesaggistico”. In conclusione la Regione e il parco chiedono “il ripristino dello stato dei luoghi” a prescindere dall’ente competente che lo debba eseguire. Nel novembre del 2011 l’ente Parco scrive a ben 12 enti tra i quali carabinieri e Procura affinchè si indaghi sulla vicenda e sulla illegittimità delle opere realizzate vista “l’alterazione dello stato dei luoghi originari”. Nel frattempo anche il Comune di Formia si muove ed emette due ordinanze. La prima con la quale dispone l’abbattimento delle opere e il conseguente ripristino dello stato dei luoghi, poi, facendo un passo indietro – anche a causa della dichiarazione di incompetenza arrivata dal Consiglio di Stato – si tira fuori e annulla l’obbligo di abbattimento, tuttavia confermando ciò che crede circa l’illegittimità delle opere. Per questo motivo decide di passare la palla alla Soprintendenza ai beni paesaggistici invitandola ad esprimersi. Ma la Soprintendenza, non senza una certa dose di fastidio nei confronti del Parco regionale riviera di Ulisse, che come detto spinge per il ripristino dello stato dei luoghi, ribadisce di avere l’ultima parola sulla competenza e sui vincoli, e invita Orefice a non abbattere le opere abusive, come richiesto dal parco.
Ida 2015 - 3In buona sostanza l’avvocato Orefice ha chiesto un nulla osta per la riqualificazione e la valorizzazione dell’area ma ha poi proceduto con la costruzione e lo sbancamento di opere mai autorizzate. E nessun nulla osta rilasciato dall’ente parco può essere postumo. Ovvero non si può prima costruire e poi chiedere l’autorizzazione (legge 34/1991). Perciò sono seguiti i sequestri e la lunga vicenda giudiziaria. A questo proposito vale la pena ricordare che lo stesso Genio Civile denuncia alla Procura l’inizio di lavori senza autorizzazioni. Infatti con una apposita nota ricorda a Gennaro Orefice che “Trattandosi di opere già realizzate prima della prevista Denuncia dei lavori in zone sismiche la presente viene inviata all’Autorità Giudiziaria per i provvedimenti di competenza”. E allora ricapitolando Comune di Formia, Ente Parco e Regione Lazio, secondo le proprie competenze, non contemplano cioè solo opere di riqualificazione e tutela degli ecosistemi, mentre solo la Soprintendenza ha permesso in almeno due occasioni un abbattimento e una nuova costruzione. Viene allora da chiedersi come possano tali interventi sposarsi con le ferree leggi di tutela ambientale e archeologica. Tuttavia è lo stesso Orefice che con una nota del marzo 2012 afferma le opere richieste non sono difformi dalle autorizzazioni per la tutela monumentale ottenute dalla Soprintendenza e che i lavori richiesti sono invece utili al recupero del belvedere, dell’abitazione e di una serie di altre parti del “Castello”.
OLI_2015-1