IL CONFLITTO DI COMPETENZE. Sul conflitto l’ente parco vuole vederci chiaro perchè alla fine, l’obiettivo, è la tutela dell’area. E se ne accorge la direzione regionale ambiente che fa suonare l’allarme, perchè una tale controversia genera “indebolimento della funzione di vigilanza e di repressione dell’abuso”, sottolineando come “il vincolo sul bene culturale non fa venire meno quello sul bene paesaggistico”. In conclusione la Regione e il parco chiedono “il ripristino dello stato dei luoghi” a prescindere dall’ente competente che lo debba eseguire. Nel novembre del 2011 l’ente Parco scrive a ben 12 enti tra i quali carabinieri e Procura affinchè si indaghi sulla vicenda e sulla illegittimità delle opere realizzate vista “l’alterazione dello stato dei luoghi originari”. Nel frattempo anche il Comune di Formia si muove ed emette due ordinanze. La prima con la quale dispone l’abbattimento delle opere e il conseguente ripristino dello stato dei luoghi, poi, facendo un passo indietro – anche a causa della dichiarazione di incompetenza arrivata dal Consiglio di Stato – si tira fuori e annulla l’obbligo di abbattimento, tuttavia confermando ciò che crede circa l’illegittimità delle opere. Per questo motivo decide di passare la palla alla Soprintendenza ai beni paesaggistici invitandola ad esprimersi. Ma la Soprintendenza, non senza una certa dose di fastidio nei confronti del Parco regionale riviera di Ulisse, che come detto spinge per il ripristino dello stato dei luoghi, ribadisce di avere l’ultima parola sulla competenza e sui vincoli, e invita Orefice a non abbattere le opere abusive, come richiesto dal parco.
