Massacro del Circeo, Ghira è morto davvero? Procura esuma resti

Tra il 29 e il 30 settembre del 1975, tre giovani, Gianni Guido, 19 anni, Angelo Izzo, 20 anni, e Andrea Ghira, 22 anni, con la scusa di una festa in una villa al mare a San Felice Circeo, torturano, pestano, violentano e annegano una studentessa di 19 anni, Rosaria Lopez, riducendo in fin di vita una sua amica di appena 17 anni, Donatella Colasanti. Uno degli eventi più macabri e tristemente noti della storia d’Italia torna sotto le luci della ribalta. Perchè la Procura di Roma, pm Nicola Maiorano, accettando un esposto presentanto da Stefano Chiaratti, legale della famiglia della vittima, ha disposto la riesumazione dei resti di tal Maximo Testa de Andres, che altro non sarebbe se non lo pseudonimo di Andrea Ghira, l’unico dei tre assassini ad essere sfuggito alla cattura. I cui resti – dopo la morte per overdose avvenuta nel 1994, così la versione ufficiale – sarebbero sepolti nel cimitero di Melilla in Spagna, dove scappò con il falso nome arruolandosi nella legione straniera. Ma nuovi dubbi emergono sulla reale identità di quei resti, come ha raccontato Chi l’ha visto.

E la sepoltura di Ghira venne alla luce nel 2005, al culmine di una inchiesta proprio di “Chi l’ha visto?” sulla lunga latitanza dell’unico dei tre massacratori di Rosaria Lopez e Donatella Colasanti sempre sfuggito al carcere. Oltre al legale della famiglia Lopez, avvocato Stefano Chiriatti, autore dell’esposto accolto dai magistrati, sono in Spagna la sua consulente genetica Marina Baldi e i professori Giuseppe Novelli e Giovanni Arcudi designati dalla procura. Il 26 novembre arriva il risultato dell’esame secondo cui il corpo è di Ghira. Ma l’esito non ha mai convinto il legale della famiglia Lopez. Da qui l’esposto e il nuovo accertamento che si svolge in queste ore. Nel 2013 una consulenza del prof. Novelli ha ritenuto “non corretta l’attribuzione dei resti ossei di Maximo Testa De Andres ad Andrea Ghira”.