Oltre dieci anni dopo essere tornato a piede libero, quasi 100mila euro per l’ingiusta detenzione. A tanto ammonta il risarcimento appena disposto dalla quarta sezione penale della Corte di appello di Roma nei confronti di Sergio Peluso, fondano a suo tempo arrestato con le accuse di spaccio di hashish e cocaina e poi assolto con formula piena.
Oggi 48enne, assistito dall’avvocato Giulio Mastrobattista, Peluso finì in manette il primo marzo del 2002 nell’ambito dell’inchiesta “Nitra”, condotta contro una presunta organizzazione a delinquere operante nella Piana e dedita al traffico di armi e stupefacenti. Da incensurato qual era, rimase “ai box” per un anno intero: sei mesi ristretto presso la casa circondariale di Latina, altrettanti passati ai domiciliari. Un’ordinanza di custodia cautelare successivamente rivelatasi ingiusta.
Nel 2010, difatti, la “Nitra” venne unificata alla ben più nota e corposa “Damasco II”, inchiesta conclusasi nel 2009 e in questo caso incentrata su una vera e propria organizzazione a delinquere di stampo mafioso. Nel processo onnicomprensivo che ne scaturì – che nel frattempo ha portato a condanne definitive per i soggetti ritenuti al vertice del sodalizio – Peluso uscì una volta per tutte di scena già in primo grado: a dicembre 2011, venne assolto insieme ad altri imputati minori, con la richiesta della difesa avallata anche dallo stesso pm antimafia Maria Cristina Palaia. Pulito, e deciso, caduta ogni accusa, ad avere giustizia per quei dodici mesi di detenzione.

Da qui, l’istanza che mercoledì mattina ha portato alla notifica dell’ordinanza di risarcimento firmata dalla Corte di appello. Quasi 100mila euro, come anticipato in apertura, che però lasciano ugualmente l’amaro in bocca. “Siamo ovviamente soddisfatti della decisione dei giudici, che dopo gli esiti positivi del processo restituisce ancor più dignità a Peluso”, ha commentato il legale dell’uomo. “Ma nessuno potrà mai restituirgli quello che ha perso in quell’anno. Oltre che due figli piccoli, aveva un’avviata attività di muratore. Appena tornato in libertà, è andato incontro a prolungati e seri problemi lavorativi”.