Terremoto sulla Kuwait Petroleum Italia, sequestro da 239,7 milioni di euro

Tribunale di Napoli

Potrebbe toccare anche il basso Lazio il maxi sequestro preventivo per equivalente da 239,7 milioni di euro effettuato ieri mattina dall’Agenzia delle Dogane di Napoli e dalla Capitaneria di Porto nei confronti della società Kuwait Petroleum Italia disposto dal procuratore aggiunto di Napoli Filippo Beatrice, coordinatore della Dda titolare dell’inchiesta su uno smaltimento illecito di rifiuti di lavorazione pericolosi e che vede indagate otto persone.

A  quanto risulta, infatti, a Formia in località Santa Croce, sulla via Appia Lato Napoli al km 148,465, insiste un distributore di proprietà di una società di San Giorgio a Cremano tra i cui soci al 50% figura proprio la Kuwait Petroleum Italia insieme a un’altra società con sede sempre a San Giorgio a Cremano. Un impianto per cui nel dicembre 2014 la Provincia di Latina – Settore Ecologia e Ambiente – aveva rilasciato proprio alla Kuwait Petroleum Italia autorizzazione ai soli fini idraulici per lo scarico nel corso d’acqua superficiale confluente nel “canale acque bianche” nel Comune di Formia (OI_2521_2014_ARCHIVIAZIONE_KUWAIT_PETROLEUM_ITALIA_SPA).


Da quanto abbiamo accertato, inoltre, analogamente insiste un’altra pompa di benzina, di proprietà di una società con sede a Napoli ma di cui la Kuwait Petroleum Italia è titolare del 33,31%: è ubicata sulla strada provinciale Ausente km 4+500, nei pressi della rotonda dei Cerri a Minturno.

Agli otto indagati dell’inchiesta campana viene contestato lo stoccaggio di ingenti volumi di rifiuti pericolosi (42mila metri cubi di acque oleose) nei serbatoi installati nel deposito fiscale Kuwait di Napoli e il loro successivo smaltimento illecito al fine di non sostenere le spese per il corretto trattamento delle sostanze, il tutto in accordo con i responsabili del deposito di Napoli. Accuse verificate con intercettazioni telefoniche e verifiche di mail sui pc sequestrati ma da cui la Kuwait Petroleum Italia si difende asserendo “la piena correttezza del proprio operato e il puntuale rispetto di tutte le norme di legge nello svolgimento delle proprie attività”.