L’Ambasciatore d’Israele in Italia in visita a Cori

Naor Gilon, ambasciatore di Israele a Roma, nella sede dell'ANSA per un Forum. Roma, 22 aprile 2015. ANSA/ETTORE FERRARI

Visita di piacere a Cori per l’Ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon, accompagnato dalla moglie e dalla figlia. Ad accoglierli, sabato mattina, c’erano il sindaco Tommaso Conti e il suo vice Ennio Afilani. Con una certa frequenza il diplomatico israeliano si reca sui Monti Lepini, e nella città d’Arte in particolare, apprezzandone molto i paesaggi incontaminati, la cultura millenaria e la rinomata enogastronomia.

Era invece la prima volta che entrava nel Museo della Città e del Territorio di Cori, di cui aveva sentito un gran parlare. Una delle guide dell’Associazione Culturale ‘Arcadia’ ha accompagnato la delegazione alla scoperta dei tesori storico-artistici ed archeologici custoditi al suo interno, che narrano trentacinque secoli di storia del territorio lepino, dalla preistoria all’età moderna.


La visita guidata in lingua inglese è iniziata dalla medievale Chiesa di Sant’Oliva, dove i graditi ospiti hanno potuto ammirare la magnifica Cappella del SS. Crocefisso e i suggestivi resti del Tempio Romano. Sono poi entrati nel Convento agostiniano, attraversando il caratteristico chiostro circondato da logge affrescate nel Seicento, soffermandosi infine davanti ai capitelli marmorei quattrocenteschi del secondo piano.

Oltre all’oggettiva bellezza di quanto visto, l’Ambasciatore ha apprezzato soprattutto lo stato di conservazione dell’intero Complesso Monumentale di S.Oliva, riconoscendo all’istituto culturale museale il merito di una positiva gestione che vede impegnati da diversi anni l’Amministrazione comunale e la Direzione scientifica del Museo, unitamente alle associazioni culturali ‘Arcadia’ e ‘Amici del Museo’.

Prima di riprendere la strada verso l’ambasciata di Roma, dove si è insediato nel 2012, Naor Gilon ha fatto tappa all’Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti. Ad attenderlo nella moderna cantina una degustazione di prodotti tipici locali abbinati ai suoi vini di qualità, frutto del recupero di antichi vitigni autoctoni, valorizzati da metodi di lavorazione biologici e biodinamici. Shalom alla prossima volta che, c’è da scommettere, sarà molto presto.