“Le gestioni commissariali dovrebbero garantire (in genere) il governo dell’ordinario e poco più. Indire una gara di appalto per il servizio mensa – sia scolastico, che per anziani e disabili – come è avvenuto con determinazione n. 758 del 2 ottobre 2015, invece, credo che non rientri nell’ordinaria amministrazione”.
Lo dichiara l’ex sindaco di Priverno Angelo Delogu.

“Sia per la durata dell’affidamento (di 3 anni, con possibile proroga di ulteriori 6 mesi), sia per il valore posto a base d’asta (1.228.756,2 euro), ma soprattutto per l’importanza e la delicatezza del servizio oggetto di appalto.
Tale servizio dopo essere stato gestito per anni dalla Multiservizi Lepini (partecipata dal comune) era stato affidato circa tre anni fa ad una cooperativa di Villanova di Castenaso (Bologna), la Camst.
Ora il contratto era in scadenza e, non potendosi prorogare, la gara andava certamente indetta. Ma prima di procedere a disegnare il nuovo capitolato di appalto sarebbe stato opportuno coinvolgere gli operatori della mensa e della scuola, i genitori dei ragazzi, le forze associative e le forze politiche. Ricordo che il Commissario si presentò alla città con un manifesto in cui esprimeva l’auspicio di coinvolgere tutte i soggetti impegnati sul territorio nella sua gestione amministrativa. In effetti, all’inizio ha avuto l’accortezza di procedere ad alcune consultazioni.
Tutto ciò sarebbe stato opportuno anche in questo caso non per una pura questione di metodo, ma perché il capitolato approvato è sostanzialmente la riproposizione di quello di 3 anni fa e, dunque, sconta tutte le criticità che sono state rilevate sul campo e denunciate dai fruitori, dai genitori, dagli operatori in questi anni. Ascoltando i soggetti interessati forse si poteva porre un riparo a tali problemi.
Tanto per fare un esempio, si sarebbe potuto introdurre nei menù – come era nostra intenzione e come credo tutti ritengano giusto – prodotti a kilometro zero, valorizzando così le tipicità e le eccellenze del nostro territorio (olio, mozzarella, carne di bufala, etc.) e facendo mangiare ai bambini prodotti più sani e genuini.
La ditta, viceversa, continua ad essere obbligata ad inserire nel menù settimanale – presentato in sede di progetto quale offerta tecnica – soltanto prodotti biologici e prodotti DOP o IGP. Nulla a che vedere con la mensa a kilometro zero, con la valorizzazione dei prodotti del territorio, con la filiera corta(si ricorderà il caso della mozzarella polacca), per le quali forse bisognerà attendere ancora molto. Perché il bando prevede sì la possibilità di operare nel corso dell’appalto delle variazione ai menù, ma solo ove ricorrano particolari esigenze tassativamente indicate.
Inoltre, dopo i recenti aumenti, c’è anche il rischio di un ulteriore lievitazione dei costi (4,35 euro a pasto per la refezione scolastica e 4,90 euro per i pasti degli anziani e disabili, oltre IVA) qualora non ci fossero ribassi significativi in sede di offerta economica (che del resto pesa solo per il 25% nel criterio di aggiudicazione).
Anche la clausola sociale inserita nel bando, che dovrebbe garantire il riassorbimento dei lavoratori attualmente impiegati nel servizio mensa, non brilla per chiarezza e lascia ampio margine di manovra alla futura affidataria, perché vale a patto che il numero dei dipendenti e le loro qualifiche “siano armonizzabili con l’organizzazione di impresa della ditta aggiudicataria”.
Pertanto, si è persa un’altra occasione, il servizio non migliorerà e c’è anche qualche rischio di un ulteriore aumento dei costi nonché per la continuità occupazionale degli operatori. Rischi che ascoltando la città, anziché chiudersi nel “palazzo”, forse si sarebbero potuti evitare”.