Estorsioni sulle aste del pesce, sei rinvii a giudizio

Mercato del pesce a Gaeta

Aste del pesce inquinate, pilotate, a tutto danno dei pescatori di Terracina, con tanto di estorsioni da parte di campani ritenuti dagli inquirenti legati al clan camorristico Contini. Un clima pesante quello che gli investigatori hanno rilevato circa quattro anni fa nella città di Giove e che ha ora portato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, a rinviare a giudizio, con l’accusa appunto di estorsione, i napoletani Ettore Bosti, 57 anni, e Angelo Rossarolla, 47 anni. Sarebbero stati loro, secondo gli inquirenti, minacciando il cassiere della coop La Sirena, a farsi consegnare il pesce accumulando un debito, non onorato, di circa 600mila euro. E sempre loro, insieme a Maria Addio, 49enne di Napoli, e a Marcello Carpignoli, 58enne di Terracina, addetto alle aste per conto della coop, avrebbero truffato la cooperativa, gonfiando i prezzi e mettendo le mani sulla merce, tanto che alla fine La Sirena non sarebbe più stata in grado di pagare i pescatori locali.

Indagando, però, gli inquirenti si sono anche convinti che il presidente del Cda della coop, Domenico Monti, 65enne terracinese, sarebbe stato responsabile di evasione fiscale, celando al Fisco 330.753 euro di incassi ed evadendo così l’Ire per 90.957 euro, a riciclare gli oltre 300.700 euro sarebbe poi stato il cassiere vittima delle estorsioni, Vetulio Fusco, 44 anni di Terracina, versando quel denaro sui suoi conti. Seppur per reati diversi, alla fine i rinvii a giudizio sono stati così sei. Per Fusco, però, da una parte vittima e dall’altra imputato, i difensori, gli avvocati Massimiliano Fornari e Carla Persico, hanno insistito sostenendo che il ragioniere non avrebbe proprio commesso alcun reato, privo di potere decisionale nella coop, avrebbe solo pagato le conseguenze delle estorsioni, perdendo anche il lavoro, tutto dopo l’arrivo dei campani che, nell’ambito di un’indagine della Finanza di Napoli sempre sulle aste del pesce, sarebbero stati ritenuti coinvolti anche in una maxi truffa a livello nazionale da 40 milioni di euro. Si vedrà nel corso del processo. la prima udienza è fissata per il prossimo 19 aprile, davanti al II collegio del Tribunale di Latina.