Essersi scontrato con i cosiddetti pariolini, quei giovanissimi romani che affollano ogni anno Ponza e si rendono spesso protagonisti di disordini, a un operaio ponzese è costato il confino al contrario. Il Tribunale di Latina, ritenendo Francesco Bruno socialmente pericoloso, l’ha sottoposto alla misura di prevenzione di cinque anni di obbligo di soggiorno sull’isola, con l’obbligo di rincasare entro le 22. Prigioniero dunque sull’arcipelago. Quel provvedimento, però, è stato ora annullato dalla Corte d’Appello di Roma e il legale del ponzese, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, si prepara a chiedere un ingente risarcimento al Ministero della giustizia.
Era l’estate 2013 quando Bruno si azzuffò con i pariolini e due giovanissimi romani ebbero la peggio. Un litigio esploso sul bus che collega Le Forna a Giancos e finito con l’intervento del personale del 118 e dei carabinieri. Il Tribunale, presieduto dal giudice Lucia Aielli, a latere Luigi Giannantonio e Fabio Velardi, dichiarò l’operaio 50enne socialmente pericoloso e gli applicò la misura di prevenzione. “Un rigore eccessivo – ha dichiarato l’avvocato Pasquale Cardillo Cupoi – laddove a soggetti colpiti da elementi di mafiosità spesso non si arriva ad applicare neanche tre anni. Se poi si evidenzia che il Bruno annovera tra i suoi precedenti penali una multa ed una ammenda, si sfiora il paradosso”.
Il provvedimento è stato impugnato dal ponzese e, a distanza di due anni, la IV sezione della Corte d’Appello di Roma ha dichiarato che il cinquantenne non è mai stato pericoloso socialmente e ha annullato la misura. “A causa di una decisione così ingiusta – ha sottolineato sempre l’avvocato Cardillo Cupo – lo stesso è stato privato anche della possibilità di vedere il figlio, residente a Formia, per il forzato esilio sull’isola pontina, dove da subito i cittadini avevano manifestato anche a mezzo stampa piena solidarietà al loro concittadino, colpito da questo ingiusto provvedimento per aver avuto una lite con dei giovanissimi pariolini, che alle 5 del mattino si spostavano in massa da una parte all’altra di un bus di linea, per le strade impervie dell’Isola, auspicando “un incidente per veder morire il conducente”. Alla reazione del signor Francesco Bruno a mantenere calma ed educazione seguiva una violenta lite che si reiterava davanti la caserma dei Carabinieri.
Inutile la stima e la solidarietà di un’intera comunità ponzese, atteso che per la Questura di Latina prima ed il Tribunale poi tutto ciò valeva per il Bruno una declaratoria di pericolosità sociale e 5 anni di misura di prevenzione. Oggi la Giustizia è stata ripristinata”. Il legale ha così dichiarato che, “due anni di esilio forzato, la perdita degli affetti più cari ed il senso di frustrazione subito per aver “osato” invitare all’educazione ed al rispetto del vivere civile i “figli di papá” meritano ora anche un risarcimento importante da parte del Ministero”.