Questa settimana riprenderà, dopo la pausa estiva, l’attività giudiziaria. E per il Tribunale di Latina si profilano giorni tra i più difficili della sua storia. La pianta organica di 30 giudici, da anni considerata insufficiente, conta otto scoperture. Una situazione pesantissima, soprattutto sul fronte penale, dove uno sparuto numero di toghe dovrà far fronte a centinaia di processi, alcuni su casi delicatissimi.
A peggiorare le cose sono inoltre subentrati numerosi spostamenti di giudici dal penale al civile e la sempre maggiore frequenza con cui i magistrati approdati a Latina si allontanano poi per altre sedi, Roma in primis. Il giudice Lucia Aielli, presidente di collegio, è andata in Cassazione, lasciando un grande vuoto, e il ritorno del giudice Nicola Iansiti da una parte fa perdere un elemento importantissimo all’ufficio gip e dall’altra è destinata a diventare fonte di incompatibilità, per i tanti imputati finiti a dibattimento e che hanno avuto proprio il giudice Iansiti come giudice per le indagini preliminari.
Tra toghe che mancano, rinvii per incompatibilità reali o presunte, e processi da azzerare essendo cambiati i magistrati del collegio, non è difficile immaginare che da settembre in poi in piazza Bruno Buozzi sarà il caos.

Una situazione difficile con processi affatto semplici da portare avanti. In aula si dovrà infatti tornare a discutere di Midal, con 11 imputati che rispondono di una bancarotta milionaria, a partire da Rosanna Izzi e Paolo Barberini, e tanti lavoratori dell’ex colosso della distribuzione alimentare, rimasti con un pugno di mosche in mano, che attendono giustizia.

La stessa che da anni ormai è attesa sul caso Permaflex, altro processo per bancarotta e il primo in cui gli inquirenti hanno contestato condotte illecite ad Alberto Veneruso, al timone delle aziende del gruppo Avio di Tor Tre Ponti.

Appese alle aule del tribunale poi le speranze dei cittadini di Borgo Montello, che da anni sono costretti alla difficile convivenza con la discarica e che dal processo agli ex vertici della Ecoambiente attendono che sia fatta piena luce sull’avvelenamento delle falde acquifere.

Altro caso particolare quello denominato “Pay to drive”, quello dello scandalo che ha travolto la Motorizzazione civile di Latina, con istruttori accusati di essere in combutta con diversi titolari di autoscuole, di mettere chiunque alla guida, senza preoccuparsi se conosca anche minimamente il codice, in cambio di mazzette. Vicende che, secondo gli investigatori, sono poi causa di tragedie della strada.
Le stesse che, per la pubblica accusa, sarebbero diventate fonte di illecita ricchezza per il perito di incidentistica stradale Stefano Trotta ed alcuni suoi collaboratori, imputati in un altro processo affatto facile. Senza contare le richieste di giudizio, che pendono ormai da mesi, per maxi truffe alle assicurazioni, con imputati anche avvocati, medici, infermieri e faccendieri, alcuni considerati “a libro paga” di organizzazioni specializzate in tali reati.

Sul fronte più strettamente legato alla pubblica amministrazione, si trascinano poi da tempo le udienze che hanno come principale imputato l’ex vicesindaco di Latina, Maurizio Galardo, secondo i carabinieri al centro di un sistema di malaffare nel capoluogo pontino, segnale di un malessere nei Palazzi che contano a cui hanno fatto poi seguito le recenti indagini, quando la polizia giudiziaria è diventata di casa in piazza del Popolo.

Ma ai giudici spetterà di chiarire anche cosa sia accaduto in Provincia, durante la presidenza di Armando Cusani, visto che decine di contratti sono stati bollati come un abuso e alla sbarra sono finiti cinque dirigenti dell’ente e 40 beneficiari delle assunzioni incriminate.

Senza dimenticare il processo al senatore Claudio Fazzone per le raccomandazioni alla Asl di Latina, quando il parlamentare inondava il direttore generale dell’Azienda di lettere, le ormai note lettere al “Caro Benito”.

Giudizio invece di notevole rilevanza per il sud pontino quello sulla riqualificazione dell’ex Avir di Gaeta, progetto da 150 milioni, che per gli inquirenti sarebbe stato un affare tanto grande quanto losco e che ha portato 27 persone a giudizio.

La vicina Formia attende invece la decisione sui 20 imputati nell’inchiesta sul sistema criminale che il pm Giuseppe Miliano ha ipotizzato essere stato messo in piedi all’ombra del Palazzo.

E la decisione sulle richieste di giudizio dovrà arrivare anche per politici, imprenditori e professionisti della cosiddetta cricca di Ponza, che avrebbe trasformato l’isola in un ente a delinquere.

Andando infine alla Latina criminale, resta da definire il processo ai presunti mandanti e assassini dell’imprenditore ittico di Terracina, Vincenzo Del Prete, ucciso il 18 novembre 2013 fuori dalla sua villetta di Borgo Hermada, con i killer che avrebbero agito in cambio di 20mila euro.

E alle battute finali anche il processo a Ettore Mendico e altri, accusati di aver cercato di estendere il controllo dei Casalesi su Latina, negli ormai lontani anni ’90, tentando di imporre il pizzo anche alla mala e, nello specifico, alla famiglia nomade Ciarelli.

Su quest’ultimi poi e sui Di Silvio a breve dovrà pronunciarsi la Corte d’Appello di Roma, che dovrà stabilire se tiene il castello accusatorio che ha portato alle molte condanne in primo grado, nel processo “Caronte”, dove è stata avallata l’ipotesi della costituzione di un’associazione per delinquere da parte delle famiglie nomadi.
Senza giudici e con un ufficio giudiziario sempre più in affanno difficile però andare oltre i continui rinvii delle udienze, mentre la prescrizione incombe.