Come si vive senza acqua tra Santi Cosma, Castelforte, Suio e Minturno

“Se contattiamo Acqualatina ci rispondono di contattare i nostri amministratori e i nostri amministratori, a loro volta, ci rispondono di contattare Acqualatina, è l’antica liturgia dei residenti tra Santi Cosma e Damiano, Castelforte, Minturno e Suio. Con l’arrivo dell’estate si sono ripresentati gli stessi problemi legati ad una carenza di flusso idrico, e in alcuni casi ad una vera e propria interruzione senza preavviso.

Le situazioni più critiche nella zona collinare di Minturno e a Suio Forma. Nella frazione di Castelforte, infatti, risalendo il tratto di via Monte Pecoriello, l’acqua è mancata per due mesi. E se è vero che le società che non conoscono cooperazione sono destinate all’estinzione, allora Suio ci sarà sempre. Qui infatti è la solidarietà che prevale.


Spiegano alcune donne: I miei vicini di casa mi aiutano con damigiane. Loro abitano in punti dove la pressione dell’acqua è migliore e riescono a fornire agli altri quanto basta almeno per mandare avanti le mansioni quotidiane necessarie”. Più avanti conosciamo Pina che ci spiega che questo problema c’è da oltre trent’anni, mentre 29 sono gli anni di sua figlia disabile. Racconta: Abbiamo fatto richiesta ad Acqualatina, come nucleo familiare con una disabile, di regolarizzare il flusso d’acqua, ma tutte le nostre richieste sono state rigettate”.

I residenti si sono riuniti in questi giorni per una raccolta firme con la fede di ottenere il bene più prezioso, per cui regolarmente pagano bollette. Aprire il rubinetto della cucina e lavare i piatti, azionare la lavatrice senza la paura che gli ingranaggi si brucino, una doccia la mattina appena svegli, fare il bagnetto ai propri figli senza l’incubo che l’acqua possa finire all’improvviso. Sono le quotidiane preoccupazioni di molti residenti di questi comuni del Sud Pontino.

Solo la zona alta di Minturno, con le quattro frazioni Tufo, Pulcherini, Santa Maria Infante e Tremensuoli, conta circa novemila abitanti. Spiegano alcuni abitanti di Tufo: “L’acqua ha spesso un colore marrone, non si può bere. Crediamo che nei periodi estivi si cerchi di ampliare la fornitura a Marina di Minturno per i villeggianti per questo da noi arriva a singhiozzo”.

Tornando a Suio, Federico ci racconta i disagi di sua nipote che incinta e con un bambino piccolo, ogni mattina deve recarsi da parenti per rifornirsi d’acqua. Percorrendo a piedi quasi trecento metri in salita. Regna la rassegnazione. Qualcuno spera ancora che le cose possano cambiare. Molti insistono che solo un intervento forte degli amministratori pubblici possa porre l’happy end. Altri non credono possibile nemmeno questo. Replica Giuseppe che le condotte idriche sono vecchie di sessant’anni, e in molti punti ci sono perdite che gravano sulla regolarità del flusso. Molti si sono dotati di serbatoi, commenta la famiglia Fusco: “Abbiamo speso duemila euro per fornire la nostra abitazione di serbatoi, e disponiamo di quattromila litri di capienza, ma alla fine anche loro restano vuoti, perché non riescono mai a riempirsi totalmente”. E pochi metri più avanti anche la famiglia Panzavolta lamenta le stesse problematiche.

I disagi anche per il commercio, ci spiega Roberto che fa il macellaio: “Lavoro in cottura notturna e spesso capita che in queste ore la pressione dell’acqua sia più bassa. In questo modo rischio macchinari molto costosi”. Anche i titolari dei bar hanno riscontrato problemi dovuti alla bassa pressione dell’acqua, in primo luogo per le macchine del caffè. C’è chi ha dovuto riparare la sua attrezzatura proprio perché bruciata, con un danno di circa trecento euro. Anche a Castelforte molti baristi parlano di ore intere senza poter fare un caffè, per non danneggiare le preziose macchine da lavoro. In generale i commercianti spendono bollette d’acqua intorno alle 300 euro. A Castelforte i cittadini lamentano che spesso in strada si trovano molte perdite, dovute anche qui a guasti o danneggiamenti delle condutture.

A Santi Cosma e Damiano non un panorama diverso. Uno dei punti critici è via Francesco Baracca, dove da maggio ad ottobre si sente molto la problematica. Daniela, giovane imprenditrice della zona ci racconta la sua odissea: “Circa dieci anni fa ho iniziato con quattro lavanderie, ma oggi me ne rimane una sola. Qualche anno fa abbiamo raccolto nel quartiere 350 firme per segnalare la mancanza d’acqua. Negli anni passati, per un periodo, ero costretta a portare i vestiti in una lavanderia a Caserta. Sommando le spese per il fitto e per le bollette, alla fine ho dovuto rinunciare a tre delle mie attività”.