Che nel Programma integrato di Sperlonga qualcosa probabilmente non quadrasse a dovere, l’opinione pubblica se ne è resa conto con la bomba di giovedì, quando le forze dell’ordine hanno iniziato ad attuare il decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale dietro richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Carabinieri e agenti della Municipale a “invadere” la parte nuova del paese; cantieri, ville, lotti, strade e quant’altro sotto sigilli, risparmiati per le strutture ricettive e per la caserma dei carabinieri, pure questa insistente nel comparto finito nel mirino della Procura. Ma la soluzione urbanistica adottata nel 1999 dal Comune e le sue particolari evoluzioni – che hanno portato nel registro degli indagati l’ex sindaco Armando Cusani, il progettista del Programma Luca Conte e l’ex dirigente dell’ufficio tecnico Antonio Faiola, accusati di lottizzazione e costruzione abusiva in concorso e assenza di autorizzazione ambientale in zona sottoposta a vincolo paesaggistico – erano già state discusse pubblicamente in tempi non sospetti, ben prima che si arrivasse così prepotentemente agli onori delle cronache.
UN’ECO DA LONTANO
Delle presunte ombre del Programma integrato ne aveva parlato nel 2009 il consigliere comunale di minoranza Benito Di Fazio, direttamente in consiglio. Numeri e dati alla mano, propose una serie di circostanziate osservazioni che in sostanza lo portarono ad anticipare le stesse conclusioni dell’odierna inchiesta: con la scusa dell’urgente necessità di realizzare interventi d’edilizia residenziale pubblica, si sarebbe illecitamente lasciato ampio, ampissimo spazio all’edilizia speculativa. Con buona pace dei soggetti disagiati. “Il Programma integrato è nato con grandi ambizioni”, scriveva più di cinque anni l’esponente di opposizione. “Doveva risolvere il problema della prima casa per la povera gente, risolvere il problema della disoccupazione, coinvolgere tutti gli operatori locali, risultare un volano socio-economico per risolvere le problematiche abitative ed occupazionali degli sperlongani”. E invece “è stato tutto un inganno ed un’autentica beffa”, denunciò Di Fazio. Che, alzando il tiro, parlò tra le altre cose di un assalto di ditte, maestranze e materiali campani. Oltre che di un articolato gioco di lotti e cubature che avrebbe spianato la strada a favoritismi ed illegalità.
CARTA CARBONE
Gli attuali sviluppi dicono che Di Fazio aveva colto nel segno. Indicativo, a riguardo, un passaggio dell’ordinanza di sequestro emessa dal Tribunale. “Le macroscopiche violazioni della normativa urbanistica (…) che hanno caratterizzato la procedura amministrativa e la palese illegittimità della stessa, anche attraverso false rappresentazioni di dati, tenuto conto dei ruoli rivestiti dagli indagati, soggetti con competenze tecniche specifiche, della riconducibilità di alcuni lotti interessati dall’intervento all’allora sindaco, Cusani Armando, nonché alla particolare consistenza dell’intervento, finalizzato alla trasformazione urbanistica e/o edilizia di un comprensorio non adeguatamente urbanizzato, consentono di ritenere astrattamente sussistente il reato allo stato ipotizzato dal pm”.
SIGILLI NO STOP
Anche venerdì e sabato, intanto, i sequestri sono andati avanti dalla prima mattinata. Carabinieri e Municipale sono tornati nella parte nuova del borgo marinaro per apporre i sigilli ad altri quattro cantieri e in alcune aree comunali attualmente sgombre. Il grosso del lavoro era stato portato a termine giovedì, ma non si è concluso nemmeno in seconda battuta. La lista delle aree residenziali interessate, del resto, è più che abbondante: oltre 143mila, i metri quadri finiti nell’inchiesta.