Profughi in subbuglio, a Fondi: manifestano sotto il Comune e si recano in Commissariato.
A protestare, pacificamente, come giù un paio di anni fa, buona parte dei migranti ospitati presso due strutture d’accoglienza convenzionate, La Ginestra e Villa Luda. Si dicono prigionieri senza manette. Nonostante i mesi che passano – i più “vecchi” si trovano nella Piana dall’agosto dello scorso anno – continuano a restare in un limbo, praticamente intrappolati dalla burocrazia. Ognuno di loro rimane in perenne attesa che il proprio caso venga vagliato dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, l’organismo deputato ad esaminare le richieste d’asilo. Un iter che appare fermo al palo, con gli interessati che nell’ultimo periodo lamentano di essere sempre più logorati, in bilico tra la speranza dell’agognato permesso di soggiorno e i molti punti interrogativi dettati dalle tempistiche dilatate. Vogliono risposte concrete sulla loro reale situazione, sui rispettivi status e su quello che li aspetta da qui a breve. C’è chi intende andare nel nord della penisola per trovare regolare lavoro, e chi – la maggioranza – freme per raggiungere i parenti sparsi in mezza Europa o comunque rifarsi una vita fuori dai confini italici. Tutto impossibile, senza il placet dell’apposita Commissione. L’Italia doveva essere una tappa, si ritrova ad essere la loro casa a tempo indeterminato. Una storia che le cronache nazionali raccontano giornalmente. Per una situazione di disagio che ora i profughi stanziati nella Piana, quasi tutti provenienti dall’Africa nera, ma anche alcuni nati in Bangladesh e Pakistan, fuggiti dalla Libia, hanno fatto presente a livello ufficiale: lunedì si sono portati prima in Commissariato e poi ad inscenare una veloce protesta alle porte del Municipio. Prossima tappa alla ricerca di una regolarizzazione che ad oggi è un miraggio, la Prefettura.