Omicidio dell’avvocato Piccolino, Michele Forte: “Formia nella merda”

Le opposizioni erano presenti al completo secondo un accordo programmatico siglato a febbraio. Udc, Generazione Formia e Idea Domani: Dario Colella, Nicola Riccardelli, Amato La Mura, e tra loro Michele Forte, Giovanni Valerio, Nicola Limongi, Vincenzo Forte, Pasquale Cardillo Cupo, Fabio Pezone. E proprio la presenza, e l’intervento, dell’ex sindaco e senatore, dopo oltre venti giorni di silenzio dall’omicidio dell’avvocato Mario Piccolino, ragione dichiarata dell’incontro, e con cui vantava una conoscenza cinquantennale, era tra le ragioni d’attesa.

E il tre volte Sindaco, attuale Consigliere Provinciale, commentando l’esposizione mediatica cui Formia è stata sottoposta nelle ultime settimane non si è risparmiato: “E’ finita nella merda”, nessun giro di parole. Con il discorso che poi è andato su Carmine Schiavone, morto solo pochi mesi fa, e con cui erano in corso due querele, sul Prg, sui fratelli Mastrominico, condannati a inizio giugno in Appello a otto anni ciascuno, e, di conseguenza inevitabilmente ancora una volta, sull’area D’Agostino.


Infine rilanciando sull’organizzazione di un convegno da tenersi in città con la partecipazione di alte figure istituzionali,

Nell’attesa sei Consiglieri comunali hanno avanzato la richiesta di un Consiglio, da tenersi entro quaranta giorni dal momento del protocollo, con oggetto: il sindaco di Formia Sandro Bartolomeo chiarisca quanto accaduto nei giorni successivi al delitto e riferisca circa la ricaduta negativa dal punto di vista dell’immagine per l’intera città.

“Non c’era nessuna pallottola per l’amministrazione – ha sottolineato ancora Michele Forte –. Il nome di Formia è stato infangato anche sui giornali esteri”.

Con Giovanni Valerio che nel merito ha citato una possibile class action di ristoratori, albergatori, balneari per le ricadute negative avute dalla città dal punto di vista turistico. Subito dopo aver ricordato, tornando all’oggetto dell’incontro, come il primo cittadino è entrato sulla scena del delitto, “Pochi minuti dopo che era stato commesso, inquinando così le prove”, la successiva nomina della criminologa Giuliani, “Chi la pagherà?”, per poi terminare sulla costituzione di parte civile del Comune in un Consigliere comunale alla luce del testo unico degli enti locali, “Aprea?”.

E tornando alla camorra, i Consiglieri comunali presenti hanno informato di aver trovato la documentazione in cui si chiarisce come il Seven Up non fu acquistato ad un’asta fallimentare (e pertanto sottratto alla criminalità) ma privatamente dal proprietario: un 54enne residente in Francia . Con regolare atto registrato il 31 luglio 2000 con la responsabile Ufficio Patrimonio del Comune. Al prezzo di 720 milioni di lire. A autorizzare quest’atto una delibera, la 31, del Consiglio comunale del 25 marzo 1999, integrata dalla Giunta l’8 aprile 2000.

Regia dell’incontro odierno, non dichiarata, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, attivissimo, anche su facebook, coordinatore di “Idea Domani”

Ha affermato: “La legalità è un modo di essere e non di apparire. Non accettiamo lezioni di moralità o di legalità da chi gestisce un’Amministrazione che non si costituisce parte civile nel procedimento Formia Servizi dove sono spariti due milioni di euro; nè da chi arriva quasi a usare le mani tra i propri componenti e si divide sulla spartizione degli incarichi e delle somme di denaro da gestire; assegna incarichi agli amici dei Dirigenti di partito e aggiudica bandi pubblici a vincitori annunciati due mesi prima dai mass media ma, soprattutto, da una amministrazione che vede il Segretario Comunale, nominato rappresentante dello Stato, dileguarsi dopo aver depositato una relazione che evidenziava come metà degli atti amministrativi di questa amministrazione fossero totalmente illegittimi”.