Omicidio colposo all’ortopedia di Formia, denuncia alla Procura di Cassino

Omicidio colposo, lesioni personali gravissime, omissione d’atti d’ufficio, falso in atto pubblico e concorso sono i reati contestati ai medici e al personale ospedaliero del reparto di ortopedia e traumatologia dell’ospedale Dono svizzero di Formia, nella denuncia querela presentata alla Procura della Repubblica di Cassino da parte del figlio di una donna deceduta a seguito di una frattura.

La signora Maria N. G., residente a Formia, secondo quanto esposto nella denuncia presentata dall’avvocato Francesco Ferraro, legale del figlio della vittima, è morta per setticemia dopo il ricovero per una frattura al femore, malcurata per negligenza dal personale ospedaliero. A seguito dei fatti sarebbero state riscontrate alcune anomalie alla cartella clinica della defunta. Ma veniamo ai fatti. La donna viene trasferita al pronto soccorso del Dono Svizzero l’8 aprile del 2014 a seguito di una caduta per la quale le viene diagnosticata una frattura del femore, e perciò ricoverata. Viene quindi programmato un intervento chirurgico da eseguirsi a distanza di tre giorni, contrariamente a quanto indicato dalle linee guida circa la cura della frattura del femore nei pazienti over 65, qual’era la vittima, ovvero entro le 24-48 ore.


Intanto viene sostituito anche un farmaco anticoagulante regolarmente assunto dalla paziente. Come se non bastasse l’intervento viene rinviato per ben due volte e poi effettuato solo dopo sei giorni dal ricovero e quindi il 14 aprile. In questo periodo di tempo il personale medico posiziona un apposito materasso ad aria per evitare l’apparizione di piaghe da decubito alla paziente, ma la cui funzione terapeutica viene neutralizzata da un telo di plastica col quale si copre il materasso. E infatti le piaghe non tardano ad arrivare, come riportato in diagnosi, al sacrale, al gluteo, al trocantere sinistro e ai calcaneari destro e sinistro. La donna morirà il 17 giugno successivo presso la clinica San Raffaele di Cassino.

Ma contestualmente alla lunga odissea clinica, il figlio nota e riporta in denuncia le anomalie della cartella clinica della vittima. Anzitutto relativamente alla presenza delle piaghe, certificata sin dal 21 aprile, anche se da parte dell’assistenza domiciliare solo tre giorni dopo si fa presente che le lesioni sono in uno stato già avanzato e quindi incompatibile con la loro apparizione due giorni prima. Peraltro in ben tre occasioni durante il ricovero la stessa cartella non viene aggiornata, segno secondo la parte lesa della chiara trascuratezza nella quale è stata lasciata la paziente. Riguardo alle piaghe, ancora, queste non vengono nemmeno menzionate nel verbale di dimissioni della paziente, come al contrario riscontrato poi lo stesso giorno dall’assistenza domiciliare.

Insomma da lì la donna è stata poi nuovamente ricoverata presso il reparto di medicina del Dono svizzero a causa della setticemia causata dalle piaghe. Ed è poi morta a causa dell’infezione contro la quale neanche le terapie adottate hanno sortito l’effetto sperato. Perciò i responsabili vengono individuati dal querelante nei medici e nel personale dell’ortopedia formiana, che già in altre occasioni sono stati al centro di vicende denunciate da parte dell’utenza.