di Adriano Pagano e Francesco Furlan
IL FUNERALE DI MARIO PICCOLINO

La banda musicale, le autorità politiche, diverse centinaia di cittadini, giornalisti e i colleghi avvocati schierati a guardia del feretro di Mario Piccolino, ucciso a sangue freddo con un colpo di arma da fuoco di piccolo calibro nel suo studio in via della Conca a Formia il 29 maggio scorso, hanno partecipato ai funerali dell’avvocato e blogger che si sono svolti ieri, mercoledì, nella chiesa di san Giovanni.
Un omicidio che ha scosso l’intera comunità e ha immediatamente ricondotto il movente nelle mani della camorra, che ha fatto di Formia e del sud pontino una Provincia di Casal di Principe come spesso ricordava il pentito dei Casalesi Carmine Schiavone. La chiesa dei Santi Lorenzo e Giovanni Battista nel quartiere di Mola era colma, e altri si trovavano nel piazzale per ascoltare la cerimonia funebre dalle casse audio esterne. C’era anche il noto giornalista, ed ex candidato a governatore della Regione Lazio, Sandro Ruotolo, che da alcune settimane vive scortato a seguito delle minacce intercettate a Michele Zagaria (“Lo voglio squartato vivo”, ndr), arrivate dopo un’intervista rilasciata a Ruotolo proprio da Carmine Schiavone, morto dopo un anno (22 febbraio 2015) a causa di un arresto cardiaco per una operazione che doveva affrontare a seguito di una caduta.
Dopo l’omelia del parroco don Mariano Parisella, che ha invitato la comunità a non abbandonarsi all’indifferenza, è intervenuto don Luigi Merola, parroco anticamorra originario di Villaricca in Provincia di Napoli, che ha ricordato la madre di tutte le lotte, quella alla criminalità organizzata (silente fino a ora l’Arcidiocesi di Gaeta). E’ stata poi la volta del fratello di Mario Piccolino, Marco, che ha sottolineato con forza, la necessità “di restare vicino al sindaco Sandro Bartolomeo, perché il destinatario di quel proiettile era lui e l’amministrazione comunale”.
LE PISTE DELLE INDAGINI

Un video di videosorveglianza di una farmacia e una testimonianza oculare. Non molto di più quali indizi concreti su cui lavorare nella ricostruzione dell’identità dell’assassino e quindi eventualmente del mandante. Ma perché Sandro Bartolomeo sarebbe il vero obiettivo? E’ lo stesso Bartolomeo a dircelo, nell’intervista rilasciata a Radio Rai nella giornata di martedì scorso alla trasmissione radiofonica Restate Scomodi (AUDIO). Il motivo dell’uccisione di Mario Piccolino è un avvertimento, un ultimatum al sindaco, reo, secondo lo stesso primo cittadino in carica, di aver bloccato la cementificazione e quindi il business del mattone a Forma da parte della camorra. Un affare da diverse decine di milioni di euro.
Lo dice chiaramente Bartolomeo: “E’ colpa del piano regolatore, Formia è una città appetibile per tanti motivi ed ha subito l’infiltrazione e la presenza di famiglia legate alla criminalità organizzata. Abbiamo iniziato con i Bardellino, abbiamo continuato con altre famiglie”.
Su questo punto prima di lui ha parlato Paola Villa, intervistata dalla stessa trasmissione Rai, che ha ricordato: “La criminalità organizzata si evoluta in questo territorio, negli ultimi 15 anni sono arrivate le famiglie dei Giuliano, degli Esposito, dei Vastarella (interrogazione parlamentare luglio 2013 al governo Letta su presenza clan a Formia), che a metà degli anni ’80 qui non c’erano, mentre l’osservatorio comunale per la legalità nasce solo nel 2014. L’egemonia del territorio è stata sempre nelle mani dei Bardellino, al cui interno sono cambiate le geometrie.

Fino ad oggi qui hanno convissuto la mafia di Trapani e la ‘Ndrangheta nel porto commerciale di Gaeta, senza spargimenti di sangue. Oggi si sta cercando un sistema piramidale non ancora ben definito. La camorra è ben inserita nel tessuto sociale. A Formia sono avvenute le comunioni di personaggi celebri della camorra, come quella della nipote di Francesco Bidognetti (Cicciotto ‘e mezanott, ndr) adesso al 41bis, ma oggi fare questi nomi comporta problemi e quelli che hanno parlato ci hanno rimesso qualcosa. In tutto ciò fino ad ora la classa politica ha negato la presenza di tali fenomeni”.
Ma perché si alza il livello dello scontro? Sono iniziate a circolare delle voci riguardo al movente dell’uccisione come vendetta per cause di pedopornografia che avrebbero interessato l’avvocato. Mario Piccolino aveva in passato ricevuto alcune denunce da parte di genitori di bambini secondo i quali il legale avrebbe oltrepassato il limite nell’utilizzo della sua fedele macchina fotografica sui minori. Denunce che non hanno poi avuto alcun riscontro. Ed è sempre il sindaco di Formia Sandro Bartolomeo a ricordarlo nel suo intervento proprio nel corso dei funerali dell’amico 71enne avvenuti ieri, mercoledì. “Dobbiamo restare uniti, essere una comunità, e lo dobbiamo fare anzitutto nell’interesse dei più piccoli, dei bambini, ai quali lasceremo la città. Quegli stessi bambini che Mario vedeva come il simbolo della purezza e che quindi spesso fotografava, anche se a volte qualcuno ne ha equivocato il messaggio”. Insomma il Primo cittadino ha voluto sgomberare il campo dai dubbi delle illazioni riguardo alle pesanti accuse in tema di pedofilia piovute addosso a Piccolino. Ma oltre al piano regolatore, su cui Bartolomeo pone l’accento, viene affrontato anche il tema che riguarda le sale slot, per le quali Mario Piccolino ha combattuto alcune battaglie al fianco dell’amministrazione comunale che ha da qualche mese varato un regolamento comunale molto stringente sulle distanze e gli orari di apertura delle sale. Oggi ancora bloccato dopo la bocciatura del Tar, ma in procinto di essere riproposto. L’ultimo pezzo di Piccolino sul suo blog era riferito alla sala aperta da poco, in via Vitruvio, poi chiusa dalla polizia locale ed ora riaperta. Ma questa è solo una delle tante battaglie dell’avvocato, ricorda Bartolomeo.
(IMMAGINI 29 MAGGIO)
“IL PIANO REGOLATORE? LEI HA COMPRESO PERFETTAMENTE!”
“Chi c’è dietro un assassinio così barbaro?”, si chiede Bartolomeo. “Noi – prosegue – abbiamo ereditato una proposta di piano regolatore (dalla precedente amministrazione guidata dal sindaco Michele Forte, Ndr) che abbiamo completamente sconvolto, con investimenti potenziali su parti della città soprattutto in collina che avrebbero significato investimenti per decine di milioni di euro. La qualità e il livello della criminalità si è alzato e l’uccisione dell’avvocato Piccolino è il primo grande esempio dell’elevamento dello scontro. La criminalità non uccide solo per vendicare ma per prevenire e impedire che certi processi si affermino. Alla criminalità interessa impedire che si vari questo piano regolatore, piuttosto che punire qualcuno perché dieci anni fa ha detto o fatto delle cose”. E quando il giornalista interlocutore riassume il concetto appena espresso, ricordando che quindi ora la patata bollente ce l’ha Bartolomeo, questi afferma: “Lei ha capito perfettamente”.
E sin dalla campagna elettorale del 2013, il nuovo piano regolatore, privo di aggiornamento da 30 anni, è stato un cavallo di battaglia di questa amministrazione. Uno dei primi punti affrontati dopo l’insediamento del Bartolomeo – quater, con un mix tra le versioni dei due professionisti incaricati Purini e De Lucia. E ancora nell’agosto del 2014 Bartolomeo prometteva che entro l’anno sarebbe stato approvato dal Consiglio comunale il nuovo Prg, all’insegna della cementificazione zero e del “costruire sul costruito”.

Mentre a dicembre 2014 sosteneva che “entro tre mesi si chiude il procedimento”.
Ad oggi niente di tutto questo. Anzi nel frattempo, a novembre 2014, arrivano le dimissioni del presidente della commissione consiliare all’urbanistica Sandro Zangrillo, vicino a un gruppo di dissidenti in seno alla maggioranza e nell’area politica di riferimento del senatore Claudio Moscardelli, che tra le altre cose è membro della commissione parlamentare antimafia (ancora silente sull’omicidio del legale e blogger).
Sei mesi di inattività e il 5 maggio scorso viene nominato il nuovo presidente, l’ex contendente al voto finale delle Primarie che hanno visto vincere Bartolomeo e oggi consigliere comunale Ernesto Schiano (ex capogruppo Pd in Consiglio, ndr). Insomma ci siamo, la commissione si può riunire e lo fa il 16 maggio, ma c’è prima da compiere un’ultima formalità, e poi si potranno affrontare gli altri 13 punti all’ordine del giorno ormai accumulatisi, la nomina del vicepresidente. Apriti cielo, i consiglieri dell’Udc Amato La Mura e di Forza Italia Erasmo Picano arrivano quasi alle mani, per la nomina. Salta tutto, ancora. Questi i punti previsti:
1- Elezione Vice presidente;
2- Nomina Segretario della Commissione;
3- Transazione Eredi D’Onorio De Meo c/ Comune di Formia;
4- Deliberazione Perimetrazione Centro storico;
5- Piano parcheggi estivi e Piano parcheggi privati e imprenditoriali, Aree Camper;
6- P.U.A. : criteri per il nuovo bando;
7- Monetizzazione Messina;
8- Variante Del. C.C. n. 100/2007(declassificazione Pedemontana leggera): discussione;
9- Piano di Zona Via Piana-Coop. Piana : approvazione;
10- Acqualonga 1: Variante interna;
11- Acqualonga 1: opere di urbanizzazione;
12- Transazione Camerota- Pappa c/ Comune di Formia(Loc. Scacciagalline);
13- Alienazione terreni del patrimonio disponibile a privati;
14- Canile Comunale: Loc. Penitro: discussione
LA CAMORRA E LA POLITICA, L’EDIFICAZIONE ALL’ACERBARA E I CASI VALERIO E CALVANO

A proposito di piano regolatore e urbanistica, la memoria recente ci riporta alla furiosa vicenda relativa all’edificazione dell’Acerbara, zona di pregio di San Remigio, prevista proprio nel piano regolatore della precedente amministrazione Forte, e per la quale proprio Bartolomeo chiese le dimissioni del consigliere comunale della sua maggioranza, Giovanni Valerio, dopo averlo informato di una indagine della direzione distrettuale antimafia di Roma sulla compravendita sospetta di alcuni terreni in quella località (AUDIO originali). Terreni che Valerio possedeva, anche se oggi non si ha notizia di una tale indagine. Informazioni ricevute dall’ex prefetto di Latina Antonio D’Acunto, ricordò Bartolomeo.

E sullo stesso consigliere Valerio, che si dimise sì, ma solo dalla maggioranza, passando all’opposizione, dove oggi siede, vertono alcuni dei punti contenuti nel Sistema Formia, l’indagine per associazione a delinquere, concussione, peculato, falso, omissione e abuso della Procura di Latina. Valerio viene infatti indicato ai carabinieri di Formia come il nuovo referente politico dei Bardellino. La segnalazione arriva ai militari da uno spaventato ex consigliere comunale, Totò Calvano, che nei mesi scorsi ha dichiarato di essere stato contattato dall’attuale sindaco di Formia Bartolomeo per supportarlo alle elezioni Primarie del centrosinistra per scegliere il candidato a sindaco. Sullo stesso Calvano va detto che proprio l’indagine “Sistema Formia” ha reso noti i rapporti con la famiglia Bardellino, ad esempio riguardo un rinnovo di una casa popolare a loro assegnata. Ma lo stesso Calvano, in una nota diffusa a mezzo stampa nel 2009 afferma di “onorarsi dell’amicizia con Calisto Bardellino”. E’ poi il capo famiglia Ernesto, fratello del fondatore dei Casalesi Antonio, ad affermare, in una intercettazione telefonica della polizia di Formia “di raccogliere i voti per ‘Totò’”. E secondo il pentito Raffaele Piccolo “Angelo Bardellino aveva molte influenze sul Comune di Formia, nel senso che riusciva ad avere l’attribuzione degli appalti pubblici a favore delle ditte a lui riconducibili”.
INTERVISTA AD ANTONIO CALVANO – 12 GIUGNO 2014 –
LE FOSSE E LA LUNGIMIRANZA DI TATARELLI

Nella prospettiva di un piano regolatore che tarda ad arrivare o forse non pienamente rispondente alle necessità o alle richieste della camorra (e non vanno dimenticata le ultime vicende relative al pastificio Paone – 15 maggio 2015), ci aveva visto lungo l’ex vicequestore di Formia ed ex capo della Mobile di Latina, oggi a Scampia, Cristiano Tatarelli, che in un’intervista dell’ottobre scorso profetizzò:
“Eppure, paradossalmente – precisa Tatarelli -, si tratta di una calma apparente (a Formia, ndr), effimera, che rischia di essere come un tappo che salta quando tutti gli equilibri e gli interessi economici smetteranno di convivere per sfociare nella violenza, come notoriamente accaduto altrove. Tutto questo va prevenuto ed evitato”. E ancora: “La camorra opera nel silenzio della città, a Formia questa calma apparente prima o poi potrebbe finire”.
Affermazioni che oggi risuonano appunto come una precognizione (vedi anche cosa riferisce l’ex sindaco Michele Forte, assente ai funerali di Piccolino, nell’aprile 2014), e rilasciate in occasione della riapertura dell’indagine della Dda di Napoli sulla lottizzazione in località Le Fosse, nell’area del grande interesse del Prg: la ex D’Agostino. Indagine archivata nel 2011 e riaperta a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal boss dei casalesi Antonio Iovine, in qualche modo confermata da Totò Calvano in Procura ma anche di una intercettazione (marzo 2012) in particolare dell’ex vice sindaco (giunta Forte) e poi capo di gabinetto (giunta Bartolomeo) Benedetto Assaiante, nella quale si contestavano originariamente i reati di associazione a delinquere finalizzata all’abuso d’ufficio, corruzione, violazione e rivelazione di segreti d’ufficio relativa alla lottizzazione Le Fosse, ex fornace D’Agostino, a Formia, che vedeva coinvolti a vario titolo l’attuale sindaco Sandro Bartolomeo, il geologo del progetto Lucio Forte, il geometra Erasmo Cannavale, Gino Carmine Lefano e il figlio Francesco Lefano, gli ex consiglieri Francesco Occipite Di Prisco, Francesco Carta e Antonio Calvano, il funzionario Asl, Pietro Rossi, il funzionario comunale Giuseppe Caramanica e il dirigente Marilena Terreri, attualmente al settore opere pubbliche del Comune. Cinquantamila metri cubi tra insediamenti residenziali, albergo, teatro, attività ricettive, parcheggi e verde pubblico previsti da un progetto Prusst votato all’unanimità in Consiglio comunale nel luglio del 2007. A costruire sarebbe stata la società Immobiliare degli Aurunci srl, degli imprenditori Carmine e Francesco Lefano. Fra i personaggi coinvolti figuravano anche imprenditori legati alla camorra, tecnici ed esponenti del mondo politico, come Pasquale e Giuseppe Mastrominico da San Cipriano d’Aversa che in città controllavano la “Edilizia Panoramica Formia srl”, arrestato nel 2011 proprio per concorso esterno con il clan dei casalesi, e proprio ieri condannati a otto anni in Appello presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
COSA DISSE L’EX SINDACO MICHELE FORTE SULLA EX D’AGOSTINO (DAL MINUTO 4): “Sta in un mare di guai…” – 27 aprile 2014
LA PAURA DI BARTOLOMEO E IL RAPPORTO CON PICCOLINO
C’è paura negli amministratori e la si percepisce limpida. Le parole di Bartolomeo sono significative. Vanno allora ridimensionati alcuni fatti apparentemente banali o verosimilmente scollegati.

Come quando nel 2009 proprio Piccolino aprì la porta del suo studio, dove sei giorni fa è stato ucciso, e di fronte si trovò Angelo Bardellino che lo avrebbe aggredito con un crick provocandogli ferite alla testa (il processo sarebbe iniziato questa settimana). O ancora, nel 2012, le teste di pesce tagliate e lasciate proprio sullo stesso uscio.

Tutto un altro senso assume invece ora l’inquietante messaggio lasciato su un muro di Penitro, “La camorra non perdona” con tanto di disegno di una pistola, il 21 giugno 2013 pochi giorni dopo l’insediamento della nuova giunta, o lo strano incendio in località Gli Archi il 28 giugno 2013 giorno dell’insediamento di questa giunta, e ancora, il 14 giugno dello scorso anno, fuori alla porta della casa del sindaco Bartolomeo, senza caricare il fatto di significato, fu ritrovato un coniglio morto.
Ma perché uccidere Piccolino per intimorire Bartolomeo? Per troppa fedeltà verso il Primo Cittadino verrebbe da pensare. E amicizia. Una risposta in questo senso la danno le parole subito inequivocabili proprio di Bartolomeo che fin dal primo momento successivo all’omicidio, e a prescindere dalle risultanze delle indagini in corso, di cui si è appropriata velocemente la Dda di Roma, poche ore dopo l’assassinio, ha sostenuto la tesi dell’omicidio di camorra, richiamando il clamore dei medi nazionali per tenere alta l’attenzione. E poi la fiaccolata della legalità e addirittura la camera ardente per l’avvocato. Oltre che un intervento nel Consiglio comunale convocato d’urgenza all’indomani dell’omicidio, con la dichiarazione di guerra alla criminalità organizzata. Perché d’altra parte lo ricorda proprio Bartolomeo e lo stesso fratello di Piccolino: i due erano molti amici. Nonostante il carattere difficile di Mario, che gli aveva causato tanti conflitti interpersonali, ad essergli stato vicino è stato proprio il sindaco, un vero amico. Ma costantemente Piccolino dalle pagine del suo blog ricambiava l’amicizia, e sosteneva a spada tratta il suo amico-sindaco, che non disdegnava di appellare col soprannome di Principe, affermandone ripetutamente le qualità umane e di amministratore, e senza risparmiarsi mai nell’attaccare anche con offese chiunque criticasse il suo operato. A tal proposito va ricordato come proprio Bartolomeo fosse stato nominato tutore legale di Piccolino, a causa di un provvedimento dell’autorità giudiziaria relativo alla parziale incapacità di intendere e di volere contestuale all’allontanamento dalla famiglia per violenze non fisiche, probabilmente causate anche da un tumore al cervello.
E’ provato il sindaco non solo nei sentimenti ma anche fisicamente. Pochi giorni fa la morte della madre, ora l’omicidio di un caro amico. Non ha retto durante la processione di sant’Erasmo martedì scorso, per il quale ha annullato i festeggiamenti civili del santo patrono, ed ha accusato un malore.
SANDRO BARTOLOMEO INTERVISTATO SUBITO DOPO L’OMICIDIO