Caduta in Appello l’ipotesi della premeditazione nel duplice omicidio di Alessandro Radicioli e Tiziano Marchionne e nel duplice tentato omicidio di Gianluca Ciprian. Un particolare che ha portato i giudici a cancellare due ergastoli, riducendo notevolmente le condanne per i Botticelli.
Era il 29 ottobre 2012 quando, all’interno del distributore di carburante Eni di Sezze Scalo, vennero uccisi i latinensi Radicioli e Marchionne e scampò per due volte alla morte Ciprian. Nel giro di poche ore vennero arrestati il 26enne Enrico Botticelli, ritenuto l’autore materiale dei due delitti, lo zio Stefano, accusato di aver cercato di uccidere Ciprian e di aver messo un’arma in mano a Radicioli, già morto, tentando di simulare un conflitto a fuoco, e il padre Maurizio, che si sarebbe limitato a sparare un colpo in aria. Per gli inquirenti un incontro quello tra i due gruppi per dei problemi legati allo spaccio di droga. In primo grado Enrico e Stefano Botticelli vennero condannati all’ergastolo e Maurizio a 20 anni di reclusione.
I tre setini hanno però fatto appello e la tesi dei difensori, gli avvocati Abet, Poscia, Paletta e Muscariello, che fosse insussistente la tesi della premeditazione, ha convinto i giudici. La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha così riformato la sentenza, condannando Enrico a 20 anni di reclusione, Stefano a 15 e Maurizio a 12.
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