“Agricoltura intensiva e serricoltura avvelenano il suolo e l’acqua del Parco”

Andrea Bazuro, amministratore delegato Azienda Vallicola del Lago di Paola replica al Consorzio di Bonifica che proprio ieri, venerdì, si era detto totalmente estraneo da responsabilità in merito alla presenza di inquinanti nel lago. La risposta del Consorzio, a sua volta, era stata sollecitata dallo stesso Bazuro a proposito dell’invito rivolto al Consorzio “a dotarsi di un sistema di paratoie” finalizzato ad evitare l’ingresso nel lago di acque reflue e di scolo l’Ente.

“Prendiamo atto delle dichiarazioni rilasciate dal Consorzio di Bonifica –  scrive Bazuro -, che provando a nascondersi dietro ad un dito, non ha fatto altro che dichiarare le proprie responsabilità in merito alla gestione dei canali di bonifica che sfociano nel Lago di Paola.


In primo luogo, ha serenamente mentito in merito all’Idrovora del Caterattino, sostenendo che l’impianto è “gestito da personale consortile”: tutti in zona sanno che da tre anni la pompa si attiva automaticamente con un galleggiante e un timer, senza alcun dipendente addetto specificatamente al suo funzionamento.

In secondo luogo, il Consorzio afferma che “non sono le operazioni effettuate sulle paratoie che causano l’ingresso dell’acqua all’interno del lago”; questa ennesima falsità non servirebbe nemmeno smentirla, in quanto è ovvio a tutti che le paratoie che dividono due canali collegati servono a fermare l’acqua e, se non funzionano correttamente, non sono in grado di fermarla.

La terza questione è, tuttavia, la più rilevante. il Consorzio di Bonifica precisa che “la responsabilità dell’inquinamento del lago e la eventuale presenza nelle sue acque di nutrienti, è probabilmente dovuta all’agricoltura intensiva e ad attività serricole condotte nel territorio pontino” e che il Consorzio non è il soggetto preposto per legge al controllo della qualità degli scarichi o alla depurazione dei reflui, in quanto “i responsabili di tali attività sono chiaramente ed espressamente individuati dalla vigente normativa di settore”. Con questa affermazione, il Consorzio riconosce, da una parte, che è al corrente del fatto che le attività di agricoltura intensiva e di serricoltura che si svolgono nel bacino imbrifero del Lago di Paola non sono “in regola” con gli scarichi reflui, e, dall’altra, che l’ente non è competente, né responsabile, del controllo su tali attività.

La gravità di tali affermazioni non occorre nemmeno evidenziarla. Il Consorzio è un ente pubblico che richiede il pagamento di tributi a tutti i proprietari (anche di terreni di minime dimensioni) del territorio gestito, a fronte di una serie di servizi. Tra questi servizi, o meglio, tra questi doveri, c’è la vigilanza sulla rete dei canali di bonifica. Il Tribunale Superiore delle Acque aveva già condannato nel 2006 il Consorzio ad un risarcimento per danni da inquinamento causati dagli sversamenti (circa un milione di euro, da rivalutare al 1971), proprio per negligenze nell’attività
di vigilanza; per fortuna del Consorzio, tale contenzioso si è prescritto nel 2007, ma l’ente sembra non aver imparato la lezione.

A maggiore informazione del Consorzio medesimo, segnaliamo la situazione che è stata riscontrata nella frazione di Molella, Sabaudia. Enormi distese di campi e serre a ridosso del Lago di Paola, che dilàvano, per ettari ed ettari, all’interno di un canale costruito artificialmente, che giunge ad una spiaggia sul lago, creata artificialmente dal materiale residuo trasportato. Lo scolo crea una striscia rossa, di sedimento chimico e ribollente. Tutto il resto delle sponde è occupato da serre in stato di abbandono, con plastiche lasciate a decomporsi nel terreno, in pozze di percolato. Più in là, bufale allevate in latrine scavate nel terreno, scaricano le proprie deiezioni nel canale di bonifica che sfocia nel Lago di Paola (alleghiamo i riscontri fotografici).

Siamo nel Parco Nazionale del Circeo, in una delle aree protette più importanti d’Europa, dove l’agricoltura dovrebbe essere svolta con pratiche di sostenibilità e di rispetto ambientale, ancora più attente e responsabili rispetto a quello che avviene di norma. Invece nessuno si preoccupa di chi sta avvelenando il nostro suolo e la nostra acqua. Tale situazione non è più sostenibile. Il Consorzio è, di certo, uno degli enti competenti ad intervenire, ma anche l’Ente Parco e le amministrazioni comunali non possono esimersi”.

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