
Allo stesso modo dei cinque presunti complici campani, ristretti nel carcere di Poggioreale, il 53enne fondano Aldo Quadrino nel corso dell’interrogatorio di garanzia di ieri mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere. Non per questo è stato zitto. Anzi. Il piccolo imprenditore ritenuto il mandante della rapina finita con la morte di “don” Patrizio Barlone, consumatasi l’8 febbraio, con i malviventi secondo le ricostruzioni a caccia del “tesoro” in gioielli e diamanti della vittima, ha parlato a lungo. Circa un’ora di dichiarazioni spontanee al gip Nicola Iansiti, davanti al pm Maria Eleonora Tortora e agli avvocati Giulio Mastrobattista ed Atena Agresti. Tanti, i punti che ha ritenuto opportuno affrontare il principale indagato. La sua verità? Non poteva essere il mandante o comunque l’organizzatore del colpo sfociato nel sangue. Quadrino ha spiegato di aver conosciuto “don” Patrizio a luglio tramite il settimo indagato – l’unico a suo dire a tenere i contatti col 61enne ammazzato – e sostenuto la sua totale estraneità alle fasi programmatiche del blitz da Barlone: ha detto di non essere mai stato nell’abitazione, di non conoscere la disposizione di stanze e mobilio, e di non avere nemmeno il suo numero di cellulare. Come avrebbe potuto organizzare, assegnare ruoli ed indicare l’armadio al secondo piano come il “forziere” dell’ex diacono e falso prete? Una versione di parte continuata con altre puntualizzazioni. Nel tardo pomeriggio del 7 febbraio Quadrino veniva collocato insieme ad altri degli arrestati nei pressi dell’abitazione teatro del delitto, oggetto di una sorta di sopralluogo. Circostanza desunta in particolare dalle immagini di alcune telecamere, ma che il fondano ha escluso decisamente, fornendo un alibi ovviamente tutto da verificare: in quei momenti era a Sperlonga per la vendita di una partita di olio. Tra una precisazione e l’altra, la presunta mente dietro il delitto non poteva non affrontare l’aspetto dei rapporti economici intercorsi con la vittima. Tra i documenti di Barlone, era stato rinvenuto un appunto relativo ad un prestitodi 25mila euro a Quadrino, somma che quest’ultimo ieri ha asserito di aver già saldato. Confermata, inoltre, la nostra anticipazione sulla possibile fidejussione da un milione d’euro che Barlone sarebbe stato a disposto a concedere, facendo da garante, a favore del frantoio di Quadrino per salvarlo dalle banche. Proprio la fidejussione, si è giustificato l’imprenditore, il motivo dell’appuntamento tra i due fissato presso il Monte dei Paschi di Siena per la mattina successiva all’omicidio.