Quello schiaffo era per me, nelle intenzioni dell’aggressore. Ma l’ho evitato, per ora almeno, visto che questi, Lino Pace, ha continuato a chiedere in giro dove io vivessi. E in effetti è come se l’avessi preso io, anzi è anche peggio. Perchè al mio posto c’era il mio collega e amico Francesco Furlan che, nella discussione con Lino Pace, l’autore dell’aggressione, non difendeva solo me, quale autore dell’articolo che non è piaciuto allo stesso Pace, ma difendeva un principio. Lo stesso principio che Pace ha deciso di calpestare. Quello all’informazione, a rendere cioè pubblico quanto accade sul territorio, e di riflesso nelle case e nelle vite delle persone, così come nelle nostre istituzioni e quindi in primo luogo negli uffici comunali. Un fatto evidentemente nuovo e al quale Pace e molti altri da queste parti non sono abituati. Quello cioè che da qualche anno, con la nostra quotidiana attività, stiamo cercando finalmente di far valere, perchè troppo spesso violato in nome del potere delle clientele, se conosci lavori altrimenti emigra, del favore della politica, della cambiale elettorale, del voto di scambio e del dilagare della criminalità organizzata e non.

L’aggressione di Pace è solo l’ultimo evento di un’escalation iniziata già qualche tempo fa, e che in ordine cronologico ha visto susseguirsi nello spazio di pochi mesi, in una pericolosa spirale di violenza, le minacce velate, le aggressioni verbali, le offese personali, addirittura gli anatemi, le denunce intimidatorie e ora siamo alla violenza. A questo punto è opportuno chiedersi quale sarà il prossimo passo. Adesso Basta!

Michele Forte. Ha cominciato l’ex sindaco quando, con sorpresa, dopo decenni di monopolio nel mondo dell’informazione in questa Provincia, in compagnia di altri politici, sindaci e molti altri, si sono accorti che al potere si doveva e si poteva rispondere. Un vero e proprio shock per l’architettura del silenzio delle coscienze costruita negli anni, e così lui ha replicato riguardo a un articolo sulla cooperativa Luci sul Golfo poi finita in una indagine per associazione a delinquere: “Fare il giornalista è un mestiere pericoloso”.

Sandro Bartolomeo. E’ poi arrivato l’omologo di Michele Forte, Sandro Bartolomeo, che a Formia insieme a Forte per anni, circa 30, ha gestito il territorio palleggiandoselo e continuando ad alzare la cornetta del telefono per rivolgersi ai direttori delle imprese editoriali e bloccare o lamentarsi delle notizie scomode. E la segnalazione arrivava puntuale a bloccare il giornalista. Le stesse imprese che hanno fallito senza pagare centinaia di migliaia di euro di debiti ai giornalisti che hanno lavorato e rischiato a proprie spese e i cui editori sono indagati o già condannati per truffa e bancarotta fraudolenta. Quando Bartolomeo non ha più avuto direttori da chiamare ha pensato bene di scagliarsi contro chi dava notizie di interesse pubblico asserendo che era una persona lurida. Altro che democrazia, quella di cui si vanta il suo partito di riferimento che ne porta le stigmate nel nome, questi sono i precedenti pericolosi che hanno segnato la via all’aggressione di chi si è sentito in diritto di prendersela con i giornalisti quando qualcosa non gli piaceva. O in maniera più sottile con la denuncia, quella che deve spaventarti, come ha fatto Bartolomeo con lo stesso Furlan. Ovviamente denuncia archiviata perchè priva di fondamento.

Augusto Ciccolella. A dare in escandescenza è poi arrivato l’ex consigliere comunale e candidato a sindaco Augusto Ciccolella, inviperito a causa delle notizie sul suo coinvolgimento nelle carte dell’inchiesta Sistema Formia, del sequestro del chiosco del fratello a Santa Maria La Noce e dei contributi dati alla sua associazione o ad associazioni a lui vicine. Ci siamo meritati offese, maledizioni per i nostri figli, il saluto tolto e addirittura la minaccia riferita da interposta persona. Lo stesso ha fatto con altre persone ritenute a noi vicine, con offese personali e una violenza verbale inaudita, esercitata in pubblica piazza.

Maurizio Tallerini. Ci è poi toccato l’attuale Presidente del Consiglio comunale che prima al blogger, ed ex consigliere comunale Delio Fantasia, ha più volte ripetuto di “stare attento”, dopo averlo aggredito verbalmente in pubblico. Lo stesso ha fatto con il sottoscritto, in occasione della piantumazione di un albero in memoria di un ragazzo formiano scomparso tragicamente qualche mese fa. La colpa? quella di aver raccontato che tra i vincitori del bando per l’assegnazione delle concessioni delle spiagge libere c’era anche il figlio dello stesso Tallerini.

Giovanni Acampora. E’ stata poi la volta dell’ex capo di gabinetto del sindaco Bartolomeo che, secondo quanto riferito a suo tempo dall’ex editore di H24notizie Kristian Franzini, bottiglia alla mano è andato come per colpirlo senza portare però a segno l’insano gesto. Il movente fu la pubblicazione di alcune notizie relativi agli incartamenti dell’indagine Sistema Formia riguardo all’apertura di alcune attività commerciali.

Le ritorsioni dopo la coltellata. Non si può dimenticare in questa tristissima black list, la ritorsione subita da Paola Villa, che si è vista le ruote della sua auto squarciate a poche ore dalla pubblicazione di un suo post su facebook, nel quale Paola Villa ha ricostruito la geografia familiare attorno a Pasquale Vastarella, autore di una coltellata ad un giovane coetaneo proprio sotto al palazzo comunale, mettendone in risalto i legami con la criminalità organizzata.
Ecco il post: “Pasquale Vastarella chi? Domenica 9 novembre presso il Caffè Letterario “Le leggendarie” di Formia grazie alla presenza della giornalista Marilena Natale abbiamo fatto un lungo percorso da “Casale a Formia”, abbiamo parlato di camorra e malaffare, abbiamo parlato di corrotti e corruttori della politica, facendo nomi e cognomi, abbiamo descritto colletti bianchi che o per paura, ma più spesso per “sporco guadagno”, si vendono al camorrista di turno.
Soprattutto abbiamo descritto la città di Formia e le sue “pesanti presenze”, che ormai da anni sono inserite nel tessuto formiano, nelle nostre scuole, nei nostri centri ricreativi, senza che qualcuno ne faccia notare la presenza, la spavalderia, il modo di fare.
Abbiamo descritto quella piazza, piazza Marconi, proprio sotto la Casa Comunale, che solo pochi giorni prima dell’evento fu definita da alcuni organi di stampa “piazza di spaccio”, luogo di ritrovo di tanti ragazzi, molti dei quali appartenenti alla cosiddetta “forcella formiana”.
Ebbene sì, qui a Formia è residente Celeste Giuliano, sorella di Luigi Giuliano, chiamata dalle cronache “lady camorra”. Nel 2007 vengono arrestati il marito e il figlio, Giuseppe e Salvatore Roberti, arrestati perché sospettati dell’omicidio di Nicola Gatti. Celeste ha due figlie Gemma e Melania. Gemma sposa Diego Vastarella, anche quest’ultimo viene coinvolto nell’omicidio e non solo e nel 2004 viene arrestato (*). Gemma Roberti e Diego Vastarella hanno due figli Pasquale e Regina Vastarella. Oggi Gemma Roberti vive a Formia con Marco Esposito. I due dopo un arresto per traffico di stupefacenti nel 2007, gestiscono una serie di attività. Oggi l’arresto di Pasquale Vastarella può mai scandalizzare la città? Oggi la notizia di un accoltellamento in pieno centro cittadino, può ancora farci pensare “come è possibile?”
Abbiamo chiuso gli occhi e le orecchie in questi anni, abbiamo permesso che famiglie come i Giuliano, i Vastarella, gli Esposito, venissero a Formia, avviassero attività e addirittura si inserissero nel tessuto sociale. E’ troppo tardi? No, penso solo che è arrivato il momento di non stare più in silenzio a guardare, è arrivato il momento di ascoltare i nostri ragazzi quando ci raccontano di atti di bullismo e di piccole “lady camorra” che si atteggiano a proprietarie di un tavolino bar, di una panchina o di un banale marciapiede.
Ascoltiamo i nostri ragazzi e stiamogli vicino. Formia è la città di tutti, sicuramente non è la città di questi delinquenti e dei loro soprusi”.

Insomma ognuno fa un pò come gli pare. E ora è arrivato Lino Pace e la sua aggressione. Perchè per decenni un vero e proprio battaglione di persone ha creduto fosse normale di tanto in tanto recarsi in Comune, alzare la voce, tirare per la giacchetta qualcuno, seminare un pò di panico, così da ottenere contributi alle associazioni, affidamenti diretti, servizi pubblici, organizzazione di eventi, condoni ad abusi e quant’altro. Adesso basta. Una consuetudine che ha trovato terreno fertile nel modo di fare politica. Come abbiamo raccontato, seguendo l’inchiesta del sostituto procuratore della Repubblica di Latina Giuseppe Miliano, a cui ci siamo permessi di dare il nome di “Sistema Formia”, e di cui a giorni si deciderà sui rinvii a giudizio, senza peraltro che l’attuale amministrazione abbia ancora deciso se sia il caso di costituirsi parte civile (!). E’ stata anzi proprio la politica ad inibire il processo democratico di informazione della cittadinanza, che andava al contrario trattata solo come elettorato, e quindi tenuta all’oscuro di tutto, così da continuare a spartirsi la torta all’infinito.

Ma il principio in gioco in questa fase, che sembra di transizione, è finalmente quello di garantire un diritto fondamentale, il diritto delle persone a sapere cosa succede nel loro territorio, nelle pubbliche amministrazioni, che sono di tutti, il cosiddetto diritto all’informazione, riconosciuto dalla nostra costituzione, che invece sembra non avere più molto valore di questi tempi. Ma tutti abbiamo diritto a sapere, e se qualche errore viene fatto, sarà chi scrive ad assumersi semmai la responsabilità di quell’errore davanti alla Giustizia, in aula di tribunale, ma non certo sul ring della strada come criminali comuni a disposizione della giustizia privata.
Si può sbagliare, certo, tutti sbagliamo, ma noi, semmai errore è stato commesso, e non ci riferiamo all’articolo che ha fatto andare su tutte le furie Pace, lo si è sempre fatto in nome della trasparenza e della corretta informazione. D’altra parte è pur vero che abbiamo sempre mostrato massima disponibilità al confronto, al dialogo, al coinvolgimento degli interessati, con interviste, rettifiche, chiarimenti e precisazioni, specie quando qualcuno si è sentito vitttima di una ingiustizia con la pubblicazione di un articolo che lo riguardasse. Se questo significa dover essere censurabili o sensibili all’intimidazione, qualcuno si sbaglia di grosso. Perchè in gioco c’è la libertà e la crescita culturale.

Si tratta di una lotta contro chi non vuole troppa libertà di pensiero, che può però finalmente dare ad un territorio intero l’agognato riscatto dopo decine di anni di silenzio assordante o peggio ancora sotto scacco del compromesso tra politica e stampa, che da queste parti per troppo tempo sono andate a braccetto con l’ingombrante presenza della censura sempre dietro l’angolo – come spesso abbiam visto accadere – e perciò di aggressioni non se ne ricordano. Una censura che almeno personalmente ricordo molto bene, quando ai tempi del vecchio quotidiano LatinaOggi, mi fu impedito di pubblicare articoli sui camper al parco De curtis durante l’ultima giunta Forte, sulle stabilizzazioni della passata amministrazione comunale di Sandro Bartolomeo a ridosso dell’ultima campagna elettorale e su Intergroup riguardo al porto commerciale di Gaeta.
Dopotutto è colpa di chi ha amministrato questo Comune per decenni, che ha permesso che tutto ciò avvenisse, trovando la sponda in questo scambio. Molti si sono sentiti in diritto di rivendicare qualcosa nei confronti di quelli che gli hanno garantito quel qualcosa in cambio di voti. Sulla falsariga di quanto successo con la vicenda di Impero Romano. Il modello è sempre lo stesso, che si ripete. E’ l’elettorato che decide chi vince le elezioni, come dappertutto, ma da queste parti l’esito delle urne determina il rispetto delle promesse e guai a chi si mette di traverso. Adesso basta, è arrivato il momento di combattere e non lasciarsi intimidire. Continueremo più forti di prima a fare informazione, e lo faremo contro nessuno ma senza sconti per nessuno.