Il Viaggio della Memoria dell’Istituto “E. Fermi”

A distanza di settant’anni dalla liberazione di Auschwitz, tristemente ricordato peruno degli episodi più drammatici della storia, abbiamo avuto, noi studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Fermi” di Gaeta”, l’onore di poter partecipare, insieme ad altri ragazzi di 140 istituti superiori, al viaggio organizzato dalla Regione Lazio per commemorare le vittime dell’Olocausto, con il privilegio di essere accompagnati da quattro sopravvissuti, nostri connazionali, che, essendo ebrei, furono deportati in tenera età da diverse zone d’Italia fino ad Auschwitz per un solo e unico scopo: lo sterminio di massa.

Ciò nonostante, la loro preziosa testimonianza ci ha permesso di comprendere la realtà di un luogo in cui parole, ripetute così tante volte fino a diventare scontate, ritornano ad avere senso, quel senso così semplicemente disarmante che non avevano mai smesso di avere e che noi, prima di visitare certi luoghi, non possiamo mai cogliere veramente. Attraverso i loro racconti, abbiamo rivissuto la storia dolorosa di un popolo ingiustamente perseguitato, costretto a subire crimini disumani solamente per il loro credo religioso.


Indubbiamente, tutto ciò non è stato semplicemente un viaggio, ma un’esperienza di vita che ci ha incoraggiati a riflettere sui grandi errori (e orrori) della storia, in modo tale da costruire un futuro basato sul rispetto e sulla condivisione. Ognuno di noi dovrebbe far memoria di ciò che è stato “perché non accada mai più”: questo il grido di dolore, il monito ossessivamente ripetuto dai sopravvissuti al campo di concentramento di Auschwitz. “Perché non accada mai più”. È solo in quel momento che si realizza che quella lucida follia omicida, quella terribile perfidia che sembra così lontana e sconfitta dal progresso, è un qualcosa che non ha tempo, che è esistito ed esiste. Solo in quel momento si capisce che quell’orrore inumano è sempre pronto a riaccendersi per tornare ad umiliare, annullare, distruggere.

Quell’orrore così assurdo ma così tragicamente vero che ha lasciato i suoi terribili segni sulla pelle e negli occhi delle persone che si ha davanti in quel momento e che ripetono ossessivamente: “Perché non accada mai più”. Questo è il compito di ognuno, testimoniare. È per questo che abbiamo il dovere di ascoltare le storie dei sopravvissuti e di cercare, per quanto possibile, di immedesimarci, di vedere nei loro racconti le nostre madri, i nostri padri, i nostri fratelli.

Abbiamo il dovere di sforzarci per cogliere almeno un briciolo della sensazione di annullamento totale di sé, di quella disperazione inesprimibile, perché solo facendo nostro almeno una piccola parte di quel dolore saremo in grado di testimoniare veramente. Testimoniare. È per questo che la prima sensazione che si ha arrivando ad Auschwitz è che in quei luoghi il tempo si sia fermato, che non ci siano giorni e stagioni, ma un unico eterno grido di dolore: “Perché non accada mai più”.