Discesa a mare abusiva alla spiaggia dei 40 Remi, c’è il dissequestro

Un momento del sequestro effettuato a dicembre

Nel dicembre scorso il blitz. Questa mattina il dissequestro ordinato dal Tribunale del Riesame di Frosinone. Così per uno dei proprietari di un’abitazione nella splendida zona dei 40 Remi – Torre Viola a Gaeta a cui la Guardia Costiera aveva sequestrato la discesa a mare ritenendola abusiva e in area demaniale marittima.

Peccato che nel caso di specie sia l’Agenzia del Demanio a non aver risposto a un’istanza che la Capitaneria le aveva inviato nel lontano 1991, dopo che nel 1987 già aveva sequestrato l’area per i medesimi reati rilevati l’anno scorso. 


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La Guardia Costiera nei pressi della spiaggia dei 40 Remi

Difesi dall’avvocato Gaetano Netani, i due coniugi originari della provincia di Caserta e proprietari dell’abitazione erano stati indagati perché, in assenza di concessione, la Guardia Costiera aveva rilevato nell’agosto dell’anno scorso un sistema di platee e scale in cemento nella scogliera per complessivi 160 metri quadrati. Inoltre, per aver deteriorato un habitat compromettendone la conservazione. Per di più all’interno di un sito protetto poiché ricompreso nell’elenco dei siti di interesse comunitario e delle zone a protezione speciale.

La richiesta di dissequestro, rigettata dal Gip del Tribunale di Cassino lo scorso febbraio sulla base della natura permanente del reato rilevato, è stati quindi ridiscussa a Frosinone a marzo. In questa sede, documentazione alla mano, l’avvocato Netani ha evidenziato come lo stato dei luoghi attuale a al momento dell’accertamento di agosto dell’anno scorso in realtà non si discostasse, anzi fosse identico e immutato, rispetto a quello degli anni ’80, epoca in cui la Capitaneria (12 novembre 1987), aveva riscontrato i medesimi abusi ingiungendo già allora la rimozione delle opere e il ripristino dei luoghi.

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Il cartello di sequestro tolto da questa mattina

Il provvedimento, però, faceva rilevare l’avvocato, veniva sospeso il 14 giugno del 1988 dal Ministero della Marina Mercantile con prescrizione di “procedere (prima di dare corso alla richiesta ndr) al preliminare accertamento dell’esatto confine tra demanio pubblico marittimo e retrostante proprietà privata”. In attesa di quell’accertamento, dunque, al fine di accedere alla spiaggia e al mare, i due coniugi versavano all’ufficio finanziario competente, in via cautelare e provvisoria, su concessione dell’organo pubblico, il canone a titolo di indennità di accesso al demanio marittimo. Che il 9 settembre 1987 il Ministero della Marina Mercantile, quando il primo accertamento non era ancora stato compiuto, aveva già concesso, e che un anno dopo, il 15 settembre, la Capitaneria di Gaeta rinnovava, previo un corrispettivo e a titolo provvisorio, cioè fino a quando la Capitaneria non avesse provveduto all’individuazione del confine tra privato e pubblico demanio.

Istanza inviata all’Agenzia del Demanio, organo deputato all’individuazione, il 30 novembre 1991. E di cui si sono perse le tracce.

Pur condividendo quindi il Gip di Cassino sulla natura del reato permanente contestato, per il Riesame,  presidente Nocella, relatore Stirpe, Farinella:“la sostanziale coincidenza delle opere, e il rilascio del rinnovo alla concessione della servitù di passaggio per l’accesso al demanio nel 1988, dovuta alla situazione di incertezza – scrivono i giudici – circa gli esatti confini tra proprietà privata dei ricorrenti e demanio, non consente di apprezzare come illegittima l’occupazione dell’area cui i ricorrenti hanno avuto risalente accesso in virtù del titolo concessorio della servitù all’uopo concessa… …insussistente il fumus dl reato contestato”.