Arresti al Tribunale di Latina, l’opinione dell’ex sindaco Zaccheo

Vincenzo Zaccheo

Riceviamo, e pubblichiamo, le riflessioni dell’ex sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo in merito alla vicenda, e agli arresti, che hanno interessato il Tribunale di Latina nell’ultimo mese.

“Le recenti e attuali vicende giudiziarie che hanno interessato il Tribunale di Latina e che larga eco hanno avuto e stanno avendo sulla stampa locale, e non solo, mi hanno indotto a profonde riflessioni, specie alla luce della decisione di questi giorni del Tribunale, su invito della Corte di Appello di Roma, a devolvere l’affidamento degli incarichi in materia fallimentare a professionisti di altro foro e in particolare a quelli del Tribunale di Napoli: opinioni che ho atteso fino ad oggi di esprimere, auspicando – ma inutilmente – che da altre fonti, certamente più titolate di me, semplice cittadino, avrebbero dovuto esservi.


E’ questa una decisione che mi provoca rammarico e sgomento per la sommarietà dei modi e dei fini e, soprattutto, perché sulla stessa, ad eccezione dell’intervento dell’Ordine degli Avvocati di Latina, non si sono avuti altri riscontri: né dalle altre categorie professionali – e mi riferisco in particolare all’Ordine dei Commercialisti – né soprattutto dal ceto politico, che rappresentando il tessuto sociale avrebbe dovuto avere la sensibilità di esprimere la propria linea a tutela della onorabilità e moralità della città intera. E’ un silenzio che non esito a definire assordante e che non ha precedenti nella storia di questa città.

Ancora una volta la politica ha abdicato al ruolo di mediatore dei conflitti sociali e si è chiusa in un mutismo che non ha giustificazione, probabilmente intenta ad altri problemi – e mi domando quali – come se quello attuale non le interessasse o non fosse meritevole di una opinione.

E’ come se il Tribunale di Perugia avesse già emesso una sentenza definitiva, davanti alla quale nessuno osa esprimere, non dico un dissenso (perché è giusto che le indagini procedano e accertino le responsabilità), ma almeno una opinione che mai come in questo momento dovrebbe invece esserci in quanto atto dovuto per il ruolo che la politica dovrebbe svolgere. E’ per questo, quindi, che affido alla stampa queste brevi note con le quali intendo censurare la discriminazione che in questo momento penalizza la totalità dei professionisti locali, tra i quali, ne sono intimamente convinto, vi è una maggioranza assoluta che è del tutto estranea a questi fatti e che svolge i propri incarichi con senso etico e dedizione, anche nel servizio dell’Ufficio che ha provveduto a suo tempo alle rispettive nomine.

Assistiamo, insomma, a un evidente paradosso: se uno o più magistrati del Tribunale di Latina hanno commesso reati allora tutti i processi pendenti avanti il Tribunale di Latina dovrebbero trasmigrare a Perugia ovvero ad altra sede giudiziaria? Certamente no. Ma allora non vi deve essere neppure la discriminazione alla quale, nel silenzio tombale delle istituzioni e delle organizzazioni professionali, stiamo assistendo.

La mia linea è stata sempre improntata al legalitarismo, temperato però da prudenza e da garantismo ed è per questo che esprimo tutta la mia solidarietà ad un tessuto – quello dei magistrati operanti al Tribunale di Latina – che specie nel recente passato ha dato prova di serio lavoro e di imparzialità, benché vittima di riprovevoli atti intimidatori. E la stessa solidarietà va a tutti i professionisti estranei a questa vicenda.

Per senso di appartenenza a un tessuto cittadino – che mi ha visto protagonista per presenza e dedizione alle funzioni che sono stato chiamato a svolgere – non posso dimenticare tutti quei professionisti, molti dei quali conosco personalmente, che attendono quotidianamente ai propri compiti con alto senso etico e con onestà. Mi rammarico perché nessuno, in questo triste momento per la città, abbia sentito l’esigenza di moderare i toni dinanzi a fatti che meritano i dovuti distinguo, senza alcuna possibilità di mandare tutti indistintamente al macero.

La città non può e non deve essere privata di quelle professionalità che, in alcuni casi, hanno rappresentato eccellenze anche in campo nazionale. La città, in sintesi, ha necessità che la composizione giudiziale delle procedure concorsuali resti affidata alle professionalità locali: per preparazione, per conoscenza intima del tessuto economico nel quale le crisi aziendali hanno origine e, non ultimo, per la serietà e dedizione che ha sempre caratterizzato queste categorie.

Rivolgo, quindi, un appello, accorato, affinché la politica e le singole istituzioni si destino in uno scatto di sano e fondato senso di responsabilità chiedendo, a piena voce, che se da un lato sia corretto fare luce sui reati, dall’altro non via sia la iniqua penalizzazione delle categorie professionali alla quale stiamo assistendo.

Sulla base di quali garanzie la città può devolvere a professionisti di altro Tribunale, nella specie quello di Napoli, la gestione di importanti procedure? Chi ci assicura che la lontananza di questi professionisti dalla città sia il migliore indice di serietà, di attento lavoro e di onestà?

Sono questi gli interrogativi che rivolgo alla cittadinanza, che merita risposte equilibrate e garantiste ed è per questo che invito gli organi apicali del Tribunale ad un passo indietro che restituisca dignità e onorabilità alle categorie professionali e alla città intera”.