Dimezzata la pena per il parricida. Secondo la Corte d’Assise d’Appello di Roma, sulla spiaggia di Capoportiere Cristian Canò venne provocato dal padre e, alla luce di tale convinzione, i giudici hanno ridotto per il ventenne di Cisterna la pena da 14 a 8 anni di reclusione.
Accolto così in parte il ricorso presentato dai difensori dell’imputato, accusato di omicidio volontario, gli avvocati Angelo e Oreste Palmieri. Cristian Canò uccise il papà Gennaro a Latina, il 21 dicembre 2012, colpendolo con una vecchia tavola trovata sull’arenile. I due stavano discutendo e la lite sarebbe degenerata dopo l’ennesimo insulto rivolto dalla vittima all’ex moglie e madre dell’imputato.
Il 22 maggio scorso il giovane venne condannato dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Matilde Campoli, a 14 anni di reclusione, dieci in meno di quanto chiesto dal pm Giuseppe Miliano. Un processo in cui la nonna e due zii del ragazzo si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Paolo Zeppieri.
Ora, nonostante il procuratore generale Alberto Cozzella e la parte civile avessero chiesto la conferma della sentenza di primo grado, lo sconto in appello. E la difesa, battendo sulla legittima difesa e l’omicidio preterintenzionale, già preannuncia un ulteriore ricorso, questa volta in Cassazione.
Canò intanto continua a restare ai domiciliari, con il permesso tutti i giorni di prendere il bus da Cisterna per recarsi a scuola a Latina, dove sta ultimando gli studi all’istituto Marconi.