Eminenza Cusani: “Dopo di me il diluvio”

Armando Cusani intervistato da Michele Marangon nel febbraio 2015

La curiosità di sapere cosa abbia combinato Armando Cusani negli ultimi mesi è forte (guarda la video intervista di Michele Marangon). Pensavamo di ritrovarcelo davanti più meditativo, magari pacato, e invece l’ex presidente della Provincia di Latina ed ex sindaco di Sperlonga non si è mosso di una virgola dal personaggio pubblico che tutti conoscono. E’ determinato, non le manda a dire: sicuramente motivato a risorgere dopo le batoste giudiziarie che lo hanno sospeso da amministratore pubblico per effetto della legge Severino – applicata con ferrea interpretazione da parte del prefetto Antonio D’Acunto (non più a Latina da diverse settimane) -, Cusani non tradisce l’etimologia del suo nome. Armando, che in antico germanico suona un po’ come ‘guerriero’ oppure ‘uomo audace’. Non arretra di un passo rispetto ai convincimenti politici che lo hanno reso protagonista della scena politica locale per oltre un decennio, da quando Berlusconi in persona, mettendogli a posto la cravatta, lo candidò presidente della Provincia.

Troppo giovane per subire la rottamazione, il berlusconiano della prima – e dell’ultima ora – affila le armi per il ritorno in campo e, guardando ai fatti più eclatanti del recente passato, non fa la vittima. Non lascia, ma se possibile raddoppia.


“Dopo di me il diluvio”: resta immutata la cifre di stile con cui continua ad approcciarsi agli eventi, soprattutto se gli si menziona quanto a lui più caro (politicamente ed amministrativamente parlando), ovvero l’amministrazione provinciale.

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Armando Cusani in un momento dell’intervista

Cusani ci accoglie nel suo ufficio in quel di Sperlonga, il pensatoio ricco di cimeli e progetti: come l’immancabile foto con Berlusconi sul palco al teatro D’Annunzio di Latina in occasione della campagna elettorale  per Giovanni Di Giorgi che, a posteriori, il forzista non rifarebbe. E poi c’è il manifesto delle elezioni europee: una sconfitta che nemmeno il potente Fazzone è riuscito ad arginare e che ha avuto due elementi di sfortuna: il primo relativo al nome della Mussolini piazzato da Berlusconi all’ultimo minuto, il secondo invece determinato dal fatto che la nipote del Duce aveva prima detto che avrebbe lasciato il seggio in Europa (come pare avesse promesso al Cavaliere), mente poi ci ha ripensato. E fu così che da lepre, donna Alessandra diventa il cacciatore, mentre il primo non eletto Cusani diventa una ruota di scorta che difficilmente uscirà dal bagagliaio.

“Mai dire mai”, ridacchia Armando, che assolve tutti dalla mancata elezione a Bruxelles: “Fazzone ha fatto il possibile, io anche: il risultato della Mussolini, e del suo cognome, per noi era francamente inimmaginabile. Ha preso anche migliaia di voti in Toscana. Incredibile…”. Ancora stupore, ma niente rabbia o rimpianti: Cusani ha ancora una specie di agenda europea in testa, e non è detto che un giorno non trovi uno scranno da cui sciorinarla di nuovo.

“In questi mesi lontano dall’amministrazione ho recuperato una dimensione personale che avevo smarrito, sono sereno”, dice Cusani, che sotto l’aspetto politico afferma candidamente “ho continuato a fare il presidente della Provincia, ad avere contatti con tutti gli amministratori locali…”. Insomma, l’ex numero uno di via Costa non offre neanche la soddisfazione di farsi definire una eminenza grigia. Lui si sente eminenza punto e basta. Confermando quanto, in maniera trita e ritrita, tutta la stampa ha scritto negli ultimi mesi di regno (forse meglio chiamarla presenza) a guida De Monaco: ovvero che dietro tutti, e davanti a tutti, c’era sempre e solo Armando.

Lo scippo di via Costa, però, non lo manda giù con facilità, e se gli si chiede cosa pensi della giovane Eleonora Della Penna, lui non ci pensa un attimo ad affondare il coltello: “Della Penna chi?”. Ricorda tanto il Renzi del famoso “Fassina chi?” – momento che diede il “la” alle dimissioni del viceministro, ma pensiamo che la presidentessa, leggendo questa dichiarazione che poco spazio lascia a sottintesi, si farà ben due risate. “Non mi risulta che la Provincia oggi abbia una guida”, prosegue Cusani con una lunga disamina sulla falsa riforma da lui sempre avversata, sui riferimenti a quando comandava lui con tre dirigenti che in questa fase, citiamo testualmente “si sono riciclati” nel nuovo corso.

Insomma, l’uomo e il politico che conoscevano non solo riaffiora, ma quasi tracima. Toccando il tasto più dolente  -quello dell’hotel sequestrato e della sonora bocciatura prefettizia – Cusani non perde occasione di ricordare dell’assoluzione per l’abuso d’ufficio da un lato, e delle diverse misure adottate per De Magistris e De Luca dall’altro.

“E’ evidente – dice in riferimento all’applicazione della legge Severino – che esistono politici di serie A e politici di serie B…”. E mentre a Latina impazza la vicenda Malvaso, l’ex presidente della Provincia difende in qualche modo il binomio eletto – imprenditore, imputando l’immagine negativa che ne deriva nello specifico italiano dalla sostanziale abitudine ad avere dei politici di professione, spesso assunti in seno allo Stato ed alla sua amministrazione. “Questo è il vero scandalo – ribadisce – non chi fa l’imprenditore. Così come quella patologia di chi eredita ruoli politici. Fermo restando – precisa – che ogni giudizio va dato alla fine di un percorso giudiziario. Sempre lunghissimo”.

Un fiume in piena, il solito, che non si tira indietro se si tratta di giudicare alleati oppure ex alleati. Come il caso di Michele Forte, quello dei forni sempre aperti, “un uomo unico nel panorama del genere umano, ma che non ha capito che nella vita  ci sono dei cicli”. Oppure di Giovanni Di Giorgi, del quale non riesce a spiegarsi la rocambolesca permanenza alla guida del Comune di Latina. “Le dimissioni non si annunciano, si danno e basta. E dire che la sua elezione l’ho caldeggiata di fronte a tutti quelli che avrebbero  invece preferito Cirilli…”.

Forza Italia forse si rifarà alla prossima tornata elettorale: Alessandro Calvi, attuale reggente provinciale, sarà quasi certamente il candidato degli azzurri, se mai ci saranno ancora. Già perché non è detto che Forza Italia resista all’urto dopo il caos dell’elezione di Mattarella, anche se Cusani è convinto che il partito sopravviverà a Berlusconi, magari con Tajani leader. Intanto L’ex sindaco di Sperlonga nega di avere mire sul partito provinciale o su qualsivoglia elezione: “Non mi sono mai candidato – dice – me lo hanno sempre chiesto”. Forse ci sarà il congresso, e intanto Cusani fa incetta di tessere. Non si sa mai.