Incompatibilità… montana: addio al Parco Aurunci per De Filippis, nomina annullata

Addio all’ambito scranno di presidente. Senza averlo nemmeno mai visto, oltretutto: da poco dopo la nomina, la scorsa estate, in attesa che i dubbi sulla sua incompatibilità rispetto quella carica venissero fugati, il diretto interessato era rimasto “in naftalina”. Ora, seppur in differita, le incertezze sono state messe da parte: il lenolese Lucio De Filippis non è più al vertice del Parco naturale dei Monti Aurunci, al momento vacante.

Con un atto datato 5 febbraio e pubblicato martedì sul bollettino ufficiale della Regione, il governatore Nicola Zingaretti ha infatti provveduto a ritirare, per nullità, il decreto con cui l’8 agosto conferiva al dottor De Filippis la nomina di direttore dell’area regionale protetta. Un incarico ambito, e considerando gli esiti rimasto probabilmente di traverso all’attuale consigliere comunale di Lenola. La nomina, del resto, ce l’aveva in tasca bella che firmata. Fino almeno al colpo di scena che, in differita, ha appena portato alla conferma dell’inconferibilità. Perché? Tutta colpa della XXIIesima Comunità Montana. E della burocrazia “canaglia”: uno degli articoli del decreto legislativo numero 39 dell’8 aprile 2013 prevede, tra le cause di inconferibilità di incarichi amministrativi di vertice della Regione o comunque incarichi dirigenziali nell’amministrazione regionale “l’aver ricoperto, nell’anno precedente, la carica di componente di una forma associativa di Comuni avente popolazione superiore ai 15mila abitanti”. Come appunto la Comunità montana, che De Filippis conosce da vicino, dato che dal primo ottobre del 2013 al 13 giugno del 2014, fino a sopraggiunte dimissioni, è stato componente del consiglio comunitario. Questa, la “frequentazione” che gli ha tarpato le ali, allontanandolo (salvo ulteriori stravolgimenti) dalla poltrona al Parco Aurunci. Ad ufficializzare alla Pisana lo scivolone, a circa un mese dalla ratifica della nomina, il commissario straordinario dello stesso Parco Aurunci Michele Moschetta. Portando la Regione – dopo attenta riflessione, viste le tempistiche – ad annullare tutto. Un presidente “mai nato”.