Dismissione della centrale di Borgo Sabotino, seconda seduta del Tavolo della trasparenza

La centrale nucleare a Borgo Sabotino

 

L’intenzione è quella di garantire la maggiore trasparenza possibile sulle attività di decommissioning, aprendo addirittura le porte dell’impianto di Borgo Sabotino: è la prima volta che nel Lazio si aprono le porte di una centrale nucleare”. Con queste parole, l’assessore alle Infrastrutture, Politiche abitative e Ambiente della Regione Lazio, Fabio Refrigeri, ha oggi aperto i lavori della seconda seduta del Tavolo della trasparenza per la dismissione della centrale nucleare di Latina, a Borgo Sabotino, dismissione messa in atto e curata sotto ogni aspetto dalla società pubblica Sogin.


La Regione Lazio ha convocato il Tavolo odierno presso l’ex impianto nucleare, permettendo – grazie a Sogin – di far toccare con mano ad enti locali ed  associazioni le strutture in via di dismissione. Il tavolo si è svolto nel cuore della centrale, ovvero nella sala comandi, perfettamente conservata e mantenuta.

Al cospetto di una folta platea, Severino Alfieri, direttore Decommissioning Impianti Centro–Sud di Sogin, ha illustrato tutte le attività di dismissione, mentre il direttore della Divisione Regolatorio, Ivo Velletrani, ha messo in evidenza il puntuale piano di comunicazione previsto, fulcro determinante per l’attività d’informazione resa al Tavolo e, quindi, ai cittadini.

Fra le attività realizzate nell’ultimo periodo, vi è lo smantellamento dell’edificio turbine della centrale, una struttura in cemento armato che durante l’esercizio ospitava le turbine dell’impianto. Si è conclusa la costruzione di un deposito temporaneo di rifiuti radioattivi, per il quale è imminente l’ottenimento del Decreto di esercizio, dopo che Ispra ha terminato nel luglio 2014 le prove e i collaudi dei sistemi del deposito. Il nuovo deposito consentirà di custodire in sicurezza esclusivamente i rifiuti derivanti dell’esercizio della centrale e dalle attività di decommissioning, in attesa del loro trasferimento al Deposito Nazionale. Sono, inoltre, terminati i lavori per lo smantellamento dei grandi componenti all’interno della piscina.

Sono stati assegnati i lavori per la rimozione degli involucri delle soffianti dei boilers ed è in corso la progettazione esecutiva. Proseguono i lavori di realizzazione dell’impianto dove saranno trattati e cementati i fanghi radioattivi e gli splitters (impianto LECO) prodotti durante l’esercizio. È in corso la progettazione definitiva per la costruzione del nuovo sistema di trattamento effluenti liquidi radioattivi, denominato Radwaste, e si sta avviando l’attività che porterà alla realizzazione della stazione di trattamento materiali metallici.

A ottobre 2011 è stato emesso il decreto di Compatibilità Ambientale (VIA) per il decommissioning della centrale, a firma congiunta dei Ministeri dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dei Beni e le Attività Culturali. Tale Decreto ha previsto, con tre specifiche prescrizioni, da parte di Sogin anche un monitoraggio ambientale convenzionale, accanto al preesistente monitoraggio radiologico. Sogin, dunque, ha pianificato e integrato la preesistente rete per attuare il programma di monitoraggio convenzionale.

Allo stesso tempo, Sogin ha avviato la campagna di caratterizzazione del territorio nell’autunno 2013. Queste prime analisi hanno evidenziato su tre campioni di acqua di falda superficiale valori anomali della concentrazione di cloruro di vinile. Ciò è stato comunicato immediatamente alle Autorità e agli Enti competenti (Ispra, Arpa Lazio, Regione Lazio, Provincia e Comune di Latina) e, il 2 agosto, è stata diffusa una nota stampa.

Da parte sua, Sogin ha attivato fin da subito un rigoroso processo di verifiche su cause e dimensioni dell’evento. I valori rilevati non sono riferibili alle attività di decommissioning, in quanto sono stati riscontrati analiti estranei al ciclo produttivo della centrale nucleare. Al momento, la Società sta procedendo con ulteriori indagini ed analisi, anche a monte della centrale, come previsto dal piano di caratterizzazione approvato nella Conferenza dei Servizi nel marzo 2014. In ogni caso, i risultati delle indagini eseguite non evidenziano rischi per i lavoratori e la popolazione. Gli esiti di tali analisi sono state trasmessi agli Enti preposti e sono in attesa di validazione.

Durante l’esecuzione delle indagini di caratterizzazione è stata rilevata, in tre aree distinte del sito, la presenza nel sottosuolo di materiale di origine antropica. In linea con la normativa vigente, tali materiali saranno oggetto di uno specifico piano di rimozione e smaltimento.

Per la centrale di Latina, i piani prevedono la conclusione della prima fase del decommissioning fra il 2023 e il 2027, con lo smantellamento delle infrastrutture e l’abbassamento dell’edificio reattore dagli attuali 50 metri a 30. Tale intervallo di quattro anni risponde alla necessità di rappresentare l’alea legata alla natura prototipale di molte attività di decommissioning, con la data centrale più probabile come anno di fine dei lavori. La seconda e ultima fase del decommissioning, che riguarda lo smantellamento del reattore, sarà avviata e portata a termine, con il raggiungimento dello stato di green field, solo a valle della disponibilità del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi.

Il Deposito Nazionale sarà un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, compresi quelli generati dalle applicazioni in campo medicale, industriale e della ricerca. Al riguardo, il Tavolo è stato anche occasione di confronto su tale tema. Lo scorso 2 gennaio Sogin ha consegnato all’Autorità di controllo Ispra la proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee ad ospitare la struttura, rispettando i tempi previsti dalla normativa. Tale Carta, dopo l’approvazione da parte di Ispra e dei Ministeri competenti, verrà resa pubblica e sarà quindi avviata una fase di consultazione che culminerà in un Seminario Nazionale, al quale saranno invitati a partecipare tutti i soggetti interessati al progetto.

All’incontro di oggi, infine, Lamberto Matteocci, responsabile servizio controllo attività nucleari del dipartimento nucleare, rischio tecnologico e industriale dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha illustrato il regime di competenze e proprie funzioni di verifica e controllo; in questo senso, l’Ispra ha illustrato la Guida Tecnica 29 e i criteri in essa contenuti per l’individuazione del Deposito Nazionale.

Al Tavolo odierno hanno preso parte Amministrazioni comunali del territorio interessato, associazioni ambientaliste e territoriali, le consigliere regionali Cristiana Avenali e Rosa Giancola, i vertici dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) Lazio e di diversi Ministeri, nonché il direttore della Direzione regionale competente.