“Risparmio energetico o sperpero di denaro?”. Dall’opposizione fondana si torna a puntare il dito contro la recente esternalizzazione dell’illuminazione pubblica. Un appalto concepito oltre un anno fa ed affidato lo scorso novembre ad una ditta di Formia, che a fronte di una gestione pluriennale dei 4mila 350 punti luce sparsi in territorio fondano, realizzerà a proprie spese, con annessa futura manutenzione, una nuova rete di pubblica illuminazione completamente a led, in sostituzione di quella attuale, obsoleta e molto più dispendiosa. Nell’arco di quindici anni, il Comune sborserà oltre 10 milioni d’euro Iva esclusa.
Soldi pubblici che per buona parte potevano rimanere nelle casse del Municipio. E, virtualmente, in quelle degli stessi cittadini. Almeno secondo i consiglieri comunali di minoranza, che quasi al completo hanno fatto i conti tra watt, alimentatori e vecchie lampade al sodio. Arrivando ad una conclusione: la scelta dell’amministrazione guidata dal sindaco Salvatore De Meo sarebbe stata “poco oculata”, nonché “pesante per le tasche dei contribuenti che, ricordiamolo, con la Tasi pagano la tassa sui servizi indivisibili di cui fa parte la pubblica illuminazione”, dicono in coro gli esponenti di Civita per Fondi, Lido di Fondi, Ncd, Pd e Progetto Fondi, cui si accodano i consiglieri Antonio Forte e Claudio Padula di Uniti per Fondi e Maurizio Cima dell’Udc.
Tutti a sottolineare la bontà dell’illuminazione a led, soprattutto in termini di risparmio energetico. Eppure tutti contro l’avvenuta esternalizzazione, i rappresentanti dell’opposizione: anziché ricorrere al finanziamento tramite terzi, dicono in sostanza, il Comune avrebbe potuto benissimo eseguire il restyling delle migliaia di punti luce in economia, con fondi e mezzi propri. Per una spesa totale di circa un milione 300mila euro, sostengono, e col supporto dell’elevatore e dei due elettricisti del Comune, il contestato affidamento al privato poteva essere evitato. Con un risparmio milionario. Una scelta indigesta che ha portato ad una serie di quesiti: “Considerato che con l’attuale impianto di illuminazione il Comune spendeva circa 700mila euro all’anno, tra consumi e manutenzione, perché la cifra a base d’asta ha previsto solo una riduzione del 3%? A prescindere dall’importo finale cui è stata appaltata la pubblica illuminazione, perché rinunciare a priori a un notevole risparmio per la collettività? A chi doveva giovare e a chi gioverà tutto ciò? Quale strada prenderà la cifra che avrebbe dovuto rappresentare il risparmio per la cittadinanza?”.
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