Il quadro indiziario appariva chiaro da subito. Tant’è che, dal giorno in cui i carabinieri lo avevano ritrovato in fin di vita, il fondano Gino Ruggieri è piantonato nel suo letto d’ospedale. Adesso, ecco arrivata la conferma: “Sì, sono stato io. Voleva cacciarmi di casa”, ha dichiarato nel corso dell’interrogatorio di garanzia, avvenuto venerdì nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Santa Croce di Fano.
Ad uccidere brutalmente la 46enne Rossella Iatesta è stato proprio il marito, quel 48enne piccolo imprenditore pontino da anni trapiantato nelle Marche, e che tutti conoscevano come persona tranquilla e gentile. Lo dice chi c’è cresciuto insieme nella Piana, lo ha detto addirittura il padre della vittima, l’81enne Francesco Iatesta, primo a trovare il corpo della povera Rossella: “Fino a martedì mattina è sempre stato un uomo bravissimo, per me era come e più di un figlio”.
Fino a martedì scorso, appunto, quando nel villino di famiglia, nel Comune pesarese di Mondavio, la donna è stata rinvenuta agonizzante in una pozza di sangue all’ingresso, col cranio sfondato. A bastonate, secondo le ricostruzioni. Smetterà di vivere prima dell’arrivo dei soccorsi. Dopo qualche ora, il ritrovamento di Ruggieri, che, ingerito circa mezzo litro di pesticida per alberi da frutto, aveva atteso la propria morte nascondersi nel sottotetto della stessa abitazione dell’uxoricidio.
Almeno lui, rinvenuto in extremis, privo di conoscenza e con la bava alla bocca, per adesso si è salvato, ma è comunque ritenuto ancora in pericolo di vita: ha diversi organi interni seriamente lesionati. Seppure a fatica, però a parlare. E’ così che, con l’interrogatorio, ha potuto finalmente sgomberare gli ultimi dubbi e dare le necessarie conferme agli inquirenti riguardo l’assassinio. Fino a qualche minuto prima, Ruggieri non sapeva nemmeno come fosse finita, quell’allucinante mattinata di sangue e follia.
A dargli notizia dell’effettiva morte di Rossella, il suo avvocato. Di seguito, davanti magistrati e carabinieri, è stato il momento di riavvolgere il nastro della memoria: la relazione che la moglie aveva da circa un anno con un altro uomo, di cui era venuto a conoscenza da poco; il dolore di fronte alla richiesta di separazione; la frustrazione provata quando la 46enne aveva detto di volerlo fuori da quella casa che lui le aveva intestato. Queste, le circostanze che hanno portato dapprima ad un’accesa discussione, poi al massacro e al tentato suicidio.