Mafia, Prestipino e Pignatone: “Difficile fare indagini a Latina; gli intercettati vengono avvertiti“

Michele Prestipino e Giuseppe Pignatone

«Volevamo capire se c’è un collegamento tra le mafie in provincia di Latina e questa vicenda di Mafia Capitale».

Lo ha chiesto Rosy Bindi, presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sul fenomeno mafioso,  al procuratore capo Giuseppe Pignatone che ha risposto anche ad altre domande poste dai membri della commissione Antimafia durante l’audizione celebrata ieri.


rosy-bindiTra i quesiti emersi, anche quello  posto dalla commissione su possibili rapporti e contatti tra gli indagati di ‘Mondo di mezzo’ e l’annosa vicenda del comune di Fondi. «Non ci risultano – ha detto Pignatone – anche perchè c’è un vasto lasso temporale tra questa indagine e quella della richiesta di scioglimento del comune».

Ma poi aggiunge: «Voglio solo ricordare le difficoltà enormi a lavorare su Latina, qui abbiamo comunque ottenuto grandi risultati in tema di misure di prevenzione. E poi ci vuole un poco di tempo: le indagini di mafia, anche se non sono ‘mafia capitale’ esigono il loro tempo». Alcuni temi vengono ripresi dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, che espone una particolare difficoltà da parte degli inquirenti nell’effettuare intercettazioni nel contesto pontino, ma anche l’apparentemente banale difficoltà logisitica determinata dai difficili collegamenti stradali tra Latina e  la Capitale. E così anche il sostituto, quasi sorridendo, imputa alle condizioni della via Pontina la difficoltà nel raccordare «materialmente e fisicamente la Dda di Piazzale Clodio a Roma con le forze speciali che operano sul territorio e che si occupano di criminalità organizzata. Stiamo cercando di potenziare  – aggiunge Prestipino – quelle forze che si occupano proprio di criminalità organizzata  sul territorio di Latina e la sua provincia, dove questa è presente e profondamente radicata. C’è un’altra difficoltà oggettiva che abbiamo riscontrato: per tutta una serie di motivi quelle forze di polizia che lavoravano su Latina erano abituate a dialogare con la Dda di Napoli e non con quella di Roma. Ma c’è stata una correzione di tendenza e stiamo cercando di superare queste difficoltà».

Attraverso il racconto di un episodio assai inquietante – che ha fatto emergere come una ditta che si occupa di intercettazioni a Latina avesse addirittura subappaltato il servizio ad un sedicente membro del Mossad- Prestipino denuncia poi  la difficoltà di compiere intercettazioni in maniera efficace e riservata per le indagini relative al pontino. «Ma che indagini sono queste se un decreto di intercettazione finisce nelle mani sbagliate? Potrebbe sembrare un caso isolato, ma non è così», ha precisato. «Per dirla in termini eleganti: ci sono realtà territoriali in cui la compenetrazione di interessi diversi è tale per cui difficilmente un’attività di intercettazione dura più di trenta o quaranta giorni senza che l’interessato sia da qualcuno avvertito. E le indagini di mafia, senza intercettazioni, sono impossibili.».

Per quanto attiene i risultati raggiunti in terra pontina, ha aggiunto: «In quella realtà si è comunque arrivati a due sentenze passate in giudicate  per 416 bis, Tripodo e Schiavone-Noviello di sogggetti che hanno collegamenti con ‘ndrangheta e camorra». Per quanto riquarda le indagini patrimonianli Prestipino ha ricordato i sequestri avvenuti nei confornti del clan Mallardo per svariati milioni di euro e del clan Ascione.