La gelosia dietro il delitto nelle Marche. Intanto l’uxoricida di Fondi resta grave

Mentre emergono nuovi particolari sull’assassinio della moglie e sul movente, che come gli investigatori avevano ipotizzato sin dall’inizio sarebbe passionale, lui, dopo il tentato avvelenamento per mezzo di un pesticida, continua a lottare contro la morte.

Il fondano Gino Ruggieri, piccolo imprenditore 48enne da anni trapiantato nelle Marche, che martedì, nel Comune pesarese di Mondavio, ha ucciso la moglie e madre di suo figlio Rossella Iatesta, 46enne di origine pugliese, si trova ancora piantonato dai carabinieri nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Fano. E’ cosciente e respira autonomamente, recita il bollettino medico diramato giovedì, che indica un Ruggieri “vigile, lucido e in grado di rispondere alle domande”. Eppure, il quadro rimane più che preoccupante: se già mercoledì dal nosocomio avevano comunicato che era in pericolo di vita, ieri hanno spiegato che è “in lieve ma continuo peggioramento”.


Secondo quando accertato dai carabinieri della Compagnia di Fano, Ruggieri avrebbe massacrato la donna al culmine di un’accesa lite – lo testimoniano le macchie di sangue rinvenute per buona parte dell’appartamento teatro del fatto, dalla zona notte al portone – con la vittima che avrebbe tentato fino all’ultimo di difendersi: sul corpo dell’imprenditore sono stati rivenuti graffi e piccole ferite. Come c’erano anche su varie parti del corpo di Rossella, finita con almeno un colpo ben assestato alla nuca, infertole per mezzo di un bastone a sagoma rettangolare, con spigoli, ritrovato dai militari nei pressi del cadavere. In maniera così violenta che, dapprincipio, gli investigatori avevano ipotizzato l’utilizzo di una roncola.

Intanto, gli accertamenti dell’Arma hanno portato a svelare il possibile movente del dramma. Un amore sfumato, la mancata rassegnazione, la conseguente gelosia. Da circa un anno la donna uccisa aveva una relazione con un altro uomo, residente nel vicino Comune di San Severino Marche. Nelle testimonianze raccolte dai carabinieri, si parla di una storia ormai alla luce del sole, nota al marito. Una storia che avrebbe dovuto portare la vittima ed il suo nuovo amore a costruire un futuro insieme. O almeno erano queste le intenzioni, come dichiarato da quest’ultimo ai carabinieri, quando, a qualche ora di distanza dal delitto, sono andati ad ascoltarlo e a comunicargli il decesso della 46enne.

Proprio determinate circostanze, hanno ricostruito gli inquirenti, alla base dei momenti di follia culminati nell’omicidio della povera donna e nel successivo tentato suicidio del 48enne marito pontino, descritto da chi lo conosce come “un uomo calmo e con tantissima pazienza”. Nessuno avrebbe mai immaginato una tragedia così efferata. Che ha fatto un’altra vittima, il figlio della coppia, appena 9 anni: nell’immediatezza in carico ai servizi sociali, è stato affidato ad uno zio materno residente in Puglia. Di quanto accaduto, non sa nulla: “La mamma e il babbo hanno avuto un incidente”.