Tutti insieme a fare affari con i clandestini, a sottoscrivere contratti falsi, in cambio di denaro, utili a far ottenere la regolarizzazione a cittadini indiani. Non un’associazione per delinquere, come sostenuto dalla pubblica accusa, ma un business rappresentato dal favoreggiamento appunto dell’immigrazione clandestina, che avrebbe unito imprenditori, faccendieri, un poliziotto, un dipendente della Prefettura di Latina e un commercialista.
L’udienza preliminare, tenuta dal giudice del Tribunale di Latina, Nicola Iansiti, per 15 imputati si è conclusa con 14 rinvii a giudizio e una condanna. Ad istruire le pratiche per il nulla osta all’ingresso dei braccianti sarebbe stata Ortensia Farina, titolare dell’agenzia di servizi Omnia Service, con sedi a Terracina, Aprilia e Priverno, aiutata in tale attività dall’impiegata Letizia Ferracci e dal collaboratore Alessandro Tondi. A “sistemare” le carte in questura avrebbe invece provveduto Giuseppe Cappelletti e allo Sportello unico per l’immigrazione Bernardo Gaetano Lasco. I contatti con gli stranieri sarebbero stati presi da Mandeep Kaur e Makhan Singh. Altre pratiche sarebbero inoltre state istruite da Alessandra De Santis, Antonietta Ciardi e Angelo Carpentieri, mentre gli imprenditori coinvolti nella serie di illeciti sarebbero stati Luciano De Pasquale, titolare di un’azienda a Borgo Faiti, Massimo Cialeo, Gigliola Lisi e Giovanna Careddu, con aziende agricole a Terracina.
Nei raggiri, infine, è stato ritenuto coinvolto anche il commercialista Giuseppe Fusco. Tutti illeciti che si sarebbero consumati tra Latina e Terracina, tra il 2007 e il 2012. Dopo la discussione del pm Simona Gentile e dei difensori degli imputati, tra cui gli avvocati Angelo Palmieri, Orlando Mariani, Sinuhe Luccone, Gaetano Marino, Francesco Vasaturo e Arnaldo Faiola, il giudice Iansiti ha prosciolto tutti dall’accusa di associazione per delinquere e li ha rinviati a giudizio solo per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Un processo che prenderà il via il prossimo 22 aprile, davanti al Tribunale di Latina.
Per Careddu, difesa dall’avvocato Gianluca Rossi, processata con rito abbreviato, a fronte di una richiesta di condanna a 4 anni di reclusione e 40mila euro di multa, il gup ha invece emesso una sentenza di condanna a un anno, con sospensione condizionale della pena.