“Quello che è successo a seguito dell’evento delittuoso di Piazza Marconi e della pubblicazione delle cosiddette “geometrie famigliari” di Formia deve far riflettere“. Lo sostiene in un comunicato stampa il Movimento Politico Un’Altra Città intervenendo poche ore prima della presentazione ufficiale, domani mercoledì alle 12, presso la Sala Sicurezza del Comune di Formia dell’Osservatorio Comunale Antimafia, presenti il sindaco Sandro Bartolomeo, il questore di Latina Giuseppe De Matteis, i rappresenti delle forze dell’ordine provinciali e locali e i componenti l’organismo.
“Innanzitutto va detto che le ramificazioni della criminalità organizzata non si esauriscono di certo con i nomi pubblicati e che, anzi, qualcosa di molto più ampio e pericoloso si nasconde sotto le manifestazioni chiassose di alcune sue componenti.
E’ evidente che spetti all’attività investigativa delle forze dell’ordine l’analisi del problema e la conseguente azione di repressione, così come spetta al neonato Osservatorio Comunale fungere da supporto.
Come si sa Un’Altra Città avrebbe preferito che l’Osservatorio si fosse costituito in maniera diversa, cioè senza la partecipazione di figure politico-amministrative (le quali potrebbero trovarsi nella posizione antitetica di controllore-controllato) e, al contrario, con la rappresentanza al suo interno delle forze dell’ordine.
Ciò nonostante auguriamo all’Osservatorio di svolgere un lavoro efficace nel nome della città di Formia.
Ma il punto non è questo: il punto è che tutto quello che è successo da una settimana a questa parte pone con forza l’attenzione sulla famosa questione giovanile, locuzione spesso abusata dai media e dalla politica e proprio per questo svuotata dei suoi reali contenuti.
Oggi a Formia abbiamo un’emergenza: i nostri giovani devono fare i conti quotidianamente con fenomeni di bullismo, che hanno assunto una qualità (e una quantità) più preoccupante, perché perpetrati da giovani appartenenti proprio a quelle “geometrie famigliari” più chiassose.
Affermiamo questo perché in questi giorni siamo stati subissati da messaggi e testimonianze di ragazzi e ragazze che, raccontando il loro quotidiano, implorano aiuto. Il loro livello di sopportazione è giunto al limite, soprattutto se si considera che gli episodi non si verificano esclusivamente negli istituti scolastici e dunque in una sola, seppur significativa, parte della giornata. Essi avvengono soprattutto nei luoghi di ritrovo come bar, locali e piazze.
E qui torniamo a Piazza Marconi, dove i protagonisti dell’evento delittuoso sono giovani poco più che maggiorenni, perfettamente conosciuti da tutti i giovani della città.
Per noi quello che è avvenuto suona come un campanello d’allarme, forse l’ultimo, affinché il mondo degli adulti prenda coscienza ed intervenga prontamente.
Non è possibile a 20 anni sentirsi giustizieri della notte, forti probabilmente di un cognome pesante. Non è possibile.
Diciamo subito che le istituzioni hanno il dovere di recuperare alla società sana sia il presunto autore del gesto, che la vittima. Così come vanno riportati ad una misura più giusta i presunti complici e gli appartenenti della “banda”, che sono per lo più ragazzi di famiglie normali, che hanno avuto la sventura di imbattersi in una sorta di piccolo delirio.
Il nostro richiamo è forte ed è indirizzato certamente alle Istituzioni e a tutte le forze politiche di qualsiasi segno e colore, ma ancor più ai genitori, perché giunga ai ragazzi quella mano tanto attesa e quella voce serena e ferma che dica loro “non avere paura, c’è qualcuno che ti ascolta”.
Oggi, noi adulti, uniti, dobbiamo far questo, perché il passo verso il baratro potrebbe essere vicino e ciò che andremmo a consegnare alle giovani generazioni è una città sotto sequestro culturale, che è cosa ben peggiore di una città occupata economicamente”.