Formia, il Caseificio D’Ambrosio ricorre al Consiglio di Stato

Caseificio D'Ambrosio

Il Consiglio di Stato quale ultima spiaggia a fronte di una vertenza economico-occupazionale che si aggrava sempre di più col passare dei giorni.  Si è arricchita di un nuovo capitolo la querelle, tecnico-amministrativa e giudiziaria, del caseificio D’Ambrosio di Formia, la cui chiusura è stata decretata per un considerevole ed illegittimo aumento delle superfici di vendita il 5 agosto dall’ex dirigente dell’ufficio commercio del comune, Tiziana Livornese, e confermata il 12 settembre dal Tar del Lazio dopo un iniziale rilascio della sospensiva il 13 agosto.

I legali della società proprietà della struttura, la “D’Ambrosio alimentari srl”, gli avvocati Domenico Trobia e Salvatore Orsini, nei giorni scorsi avevano presentato un nuovo ricorso al Tar contro uno degli ultimi provvedimenti firmati dall’ex responsabile dell’ufficio commercio del comune di Formia, Tiziana Livornese, secondo il quale il supermercato di Santa Croce non poteva riaprire i battenti perché non avrebbe potuto garantire, in un regime di concorrenza, le necessarie condizioni igienico-sanitarie sulle quali nessuna amministrazione, nessuna, negli ultimi 30 anni aveva osato eccepire. Ebbene, la sezione di Latina del Tar ha dato ragione alla posizione della dottoressa Livornese dopo che in precedenza un suo stesso collega, il responsabile della sezione urbanistica del comune, Sisto Astarita, aveva detto il contrario e, cioè, che il supermercato D’Ambrosio può tornare ad esercitare l’attività di vendita utilizzando le superfici originariamente autorizzate, 250 metri quadrati, all’interno di un capannone condonabile.


Mentre la burocrazia litiga in un clima di psicosi e di terrore che si è instaurato nell’apparato dirigenziale ed apicale del comune dopo l’avvio dell’inchiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano sugli incarichi e appalti pilotati, la proprietà della struttura ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato avverso il diniego del Tar e, nel contempo, di formalizzare diversi licenziamenti tra i 25 ex dipendenti, finiti inizialmente in cassa integrazione. Le perdite, per i mancati incassi, sfiorirebbe dall’11 settembre il mezzo milioni di euro e questa vertenza, che è anche sociale, non ha conosciuto ancora la parola fine. Purtroppo.