Un delitto che, a distanza di oltre 24 anni, era avvolto ancora da tanti misteri. Sino a ieri è stato quello di Salvatore Rotondo, il sottoufficiale dei Vigili urbani del Comune di Minturno, ucciso il 13 marzo 1990 con tre colpi di pistola – uno all’addome e due in testa – in una traversa di collegamento tra la via Appia ed il lungomare di Scauri. Fu un delitto eccellente perché in quella fase tragica dei primi anni novanta – in cui la criminalità organizzata sembrava essersi impadronita dell’intero sud-pontino – a cadere sotto il fuoco camorristico un rappresentante delle forze dell’ordine e, soprattutto, dell’amministrazione comunale di Minturno.
Ora, a sorpresa, l’autorità giudiziaria di Latina – la stessa che aveva archiviato dopo solo alcuni mesi il caso per mancanza di indizi – ha riaperto il fascicolo, naturalmente contro ignoti, ma comunque ha deciso di tornare ad indagare alla stessa stregua di quanto fecero all’epoca e, dopo 17 anni, i Carabinieri della Compagnia di Formia e del Comando provinciale di Latina. Il merito è senz’altro di un magistrato di punta della Procura di via Ezio, il sostituto procuratore Giuseppe Miliano che, raccogliendo la testimonianza di un personaggio informatissimo sulle modalità e sulle responsabilità di questo delitto, ha deciso finanche di riesumare il cadavere di un uomo che, prima di cadere sotto tre colpi di arma da fuoco, era stato gambizzato da una persona rimasta sconosciuta. Ma perché venne ucciso l’ufficiale dei Vigili urbani nei pressi del Palazzetto dello Sport di Scauri? Inizialmente si era parlato di una sua palese contrarietà nell’autorizzare l’apertura di un mattatoio a Minturno da parte di una famiglia campana ma questa ipotesi non resse.
Rotondo non si era piegato al volere dei clan per il disordinata gestione del territorio sotto il profilo urbanistico? Anche questo movente fu preso in esame dai Carabinieri dell’allora Maggiore Giuseppe Messina, al punto che Rotondo era stato vittima di alcuni episodi intimidatori come l’abbandono di una testa di un maiale davanti l’ingresso della sua abitazione di Marina di Minturno dove due giovani, con il volto travisato da maschere di Carnevale, tentatono di iccidere Rotondo che, fuggendo in tempo da una finestra, decise di cambiare aria e di andare a vivere in località segreta del nord Italia. Ma, quando tornò a Scauri dopo 15 giorni, il 13 marzo di 24 anni, venne freddato mortalmente.
Lo scorso aprile ad offrire un altro, diverso, movente, fu Carmine Schiavone, l’ex boss del clan dei Casalesi, che disse la sua: Rotondo avrebbe dato fastidio al clan camorristico dei La Torre di Mondragone che avrebbe chiesto aiuto ai Casalesi per eliminare quel vigile urbano che si opponeva allo spaccio di droga sul territorio di Minturno e Scauri.