Chiuse a luglio le nuove indagini avviate nei mesi scorsi, per l’ex presidente della provincia Armando Cusani ed il suocero Erasmo Chinappi ecco arrivare, a firma del pubblico ministero Giuseppe Miliano, la richiesta di rinvio a giudizio per il reato di lottizzazione abusiva.
Evidentemente più che sufficienti, per il magistrato titolare dell’inchiesta bis sull’hotel “Grotta di Tiberio”, già costato ai due comproprietari una condanna, gli elementi raccolti in sede d’indagini preliminari per sostenere l’accusa nell’ambito di un secondo processo riguardante la struttura ricettiva. Ora, non resta che attendere che la richiesta formulata da Miliano passi al vaglio del gip, cui spetterà il placet per l’eventuale esercizio dell’azione penale.
L’inchiesta bis sull’hotel prende le mosse dalla prima sentenza di condanna per abusivismo edilizio e abuso d’ufficio nei confronti di Cusani ed il congiunto, tra l’altro confermata in Appello, pur con una rideterminazione della pena per via della sopravvenuta prescrizione di alcuni dei reati contestati, lo scorso ottobre.
Proprio basandosi sulle motivazioni della sentenza di primo grado, assunte da via Ezio come informativa di reato, il secondo filone investigativo, sulla carta ben più ampio del precedente: se nel primo caso la pietra dello scandalo era un ampliamento effettuato con una variante urbanistica ritenuta illegittima, questa volta è il “Grotta di Tiberio” nella sua interezza.
Per Miliano, nel corso degli accertamenti delegati al Nipaf sono emersi gli estremi per considerare tutta la struttura una lottizzazione abusiva. Sott’occhio, in particolare, la ristrutturazione che tramutò l’ex ristorante-discoteca in hotel: nonostante il rispetto delle precedenti volumetrie, il restyling avrebbe di fatto rappresentato un cambio di destinazione d’uso che non avrebbe potuto esserci, tanto per i vincoli gravanti sull’area, per il Prg zona agricola, quanto per il maggior impatto urbanistico della struttura ricettiva rispetto a quella originaria.
Da qui, agli inizi di giugno, il secondo sequestro preventivo del “Grotta di Tiberio”, che dopo il relativo sgombero dei clienti continua a tenere la struttura con i battenti inesorabilmente chiusi.
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