Denaro pubblico sperperato. Seguendo per ben dodici anni questa ipotesi, la Corte dei Conti è ora arrivata a condannare cinque politici di Sonnino, accusati di danno erariale. La cifra contestata è minima, poco più di diecimila euro, e la condanna alla fine è stata a risarcirne al Comune ottomila, ma i giudici sembrano interessati a far valere il principio generale della corretta gestione della cosa pubblica. Una vicenda iniziata nel 1988, quando la giunta comunale decise di far realizzare alla Orion Edizioni 2.500 copie della Carta dei Servizi e 25 mila copie di una brochure promozionale del piccolo Comune.
Un incarico da circa venti milioni di vecchie lire. E la giunta diede infine il via libera per il pagamento. Emerse però ben presto che un funzionario comunale aveva espresso parere negativo a quei lavori, disposti senza gara e senza fare neppure una ricerca di mercato. Spuntò fuori soprattutto il particolare che, a differenza di quanto attestato nelle delibere, la ditta aveva consegnato al Comune solo parte delle copie della Carta dei servizi, senza mai presentare le brochure. Un pasticcio.
La Procura contabile aprì un’inchiesta e, il 28 marzo 2002, mandò a giudizio Roberto Migliori, sindaco all’epoca dei fatti, l’ex vicesindaco Gino Cesare Gasbarrone, e gli assessori che avevano firmato le delibere, Franco Di Micco, Luciano Rufo e Maria Grazia Manzi, chiedendo loro di risarcire 10.329 euro. Il processo, essendo in corso la causa poi instaurata tra il Comune e la Orizon, venne sospeso e ripreso una volta definito il contenzioso. Per i giudici la giunta, se non operò con dolo, operò con “gravissima negligenza e superficialità, dimostrando di non sapere (o volere) assicurare ai propri amministrati i risultati di una sana e corretta gestione amministrativa”.
La Corte dei Conti ha così condannato Migliori e Gasbarrone a risarcire 2.600 euro a testa, Di Micco e Rufo a risarcire 1.200 euro a testa, e Manzi a risarcire 400 euro, oltre alle spese legali e agli interessi.