
L’ex sindaco di Formia Michele Forte vuole essere sentito solo dal pubblico ministero e non per delega dai carabinieri. Ha annunciato la propria volontà di interloquire con il Sostituto procuratore della Repubblica di Latina Giuseppe Miliano già immediatamente dopo essere venuto a conoscenza dell’indagine per associazione a delinquere all’interno del Comune di Formia. Una volontà rivendicata sin dal primo momento, proprio a dimostrazione della propria innocenza, della quale l’ex primo cittadino formiano resta convinto.

E allora il magistrato titolare dell’indagine, meglio conosciuta come “Sistema Formia”, Giuseppe Miliano, ha programmato l’audizione di Michele Forte, indagato insieme ad altre 19 persone, a vario titolo, tra dirigenti, funzionari e dipendenti comunali, politici e imprenditori per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione, peculato, falso, abuso e omissione. E lo ha fatto delegando i carabinieri a ricevere e raccogliere quanto sente di dover dichiarare il neo eletto consigliere provinciale Udc, relativamente all’indagine e alla propria posizione all’interno del “Sistema”. Certamente uno dei nomi di spicco dell’indagine della Procura di Latina, anche perchè all’epoca dei fatti oggetto di accusa, era sindaco di Formia.

Eppure Forte ha deciso di rinunciare, perché evidentemente ciò che ha da dire, vuole riferirlo in prima persona, a colui che ha formulato le accuse, e quindi proprio il pubblico ministero. Nessun intermediario insomma. Prima di lui era toccato anche ad altri degli indagati, primo fra tutti, l’ex consigliere Antonio Calvano, sparito dalla circolazione per un pò, eppoi tornato a Formia, negli stessi giorni della prima deposizione volontaria davanti al pubblico ministero. Intanto proprio ieri, a conferire col Pm Miliano, è stata la volta di Italo La Rocca, dirigente comunale ai servizi sociali e alla cultura, finito nell’indagine in qualità di commissario per la gara d’appalto per la gestione del controverso asilo comunale La Vecchia Quercia di Formia
. E sono forse proprio gli appuntamenti in calendario con gli indagati, che hanno deciso di parlare con il magistrato, a prolungare l’attesa per il prossimo passaggio processuale, ovvero quello della richiesta di rinvio a giudizio al Gip da parte del pubblico ministero. Contestualmente, come più volte precisato, non è da escludere già l’apertura di un secondo filone d’indagine, che vedrebbe coinvolte almeno altre 30 persone.