Terracina, il Social Forum chiede il rispetto del referendum sull’acqua pubblica

acqualatinaAbbiamo letto sugli organi di stampa locali (http://www.corrieredilatina.it/news/notizie-locali-centro/10708/Cinque-associazioni–due-candidati-e.html) l’appello che cinque associazioni di Terracina hanno rivolto ai due candidati alla presidenza della Provincia di Latina. Il Terracina Social Forum condivide pienamente tale appello, il quale menziona, tra le altre cose, lo straordinario risultato referendario del giugno 2011.

Vorremmo solo precisare che, nel frattempo, il Movimento per l’acqua pubblica laziale non si è fermato, ha predisposto una legge d’iniziativa popolare regionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico, ha raccolto le firme tra i cittadini (il Terracina Social Forum ha contribuito fattivamente), ha consegnato disegno di legge e firme al Consiglio regionale, ed infine ha fatto discutere ed approvare la proposta di provvedimento, che è pertanto diventata legge.


Il Lazio è divenuto, così, la prima ed unica Regione italiana che fino ad oggi abbia introdotto, ai sensi dell’art. 4 di tale legge, il principio del servizio idrico integrato come attività priva di rilevanza economica.

Però…

Però la legge regionale in questione è stata successivamente impugnata davanti alla Corte Costituzionale dal governo Renzi.

Tra le più popolose città italiane, invece, altrettanto ha fatto solo il Comune di Napoli, che ha istituito la società, a totale partecipazione pubblica, ABC Napoli, dove ABC sta per Acqua Bene Comune.

Sembra pertanto che chiunque s’incammini sulla strada della dichiarazione del servizio idrico integrato come attività priva di rilevanza economica debba trovare ostacoli a non finire.

Il sindaco di Napoli, ad esempio, è stato sospeso dalla carica.

Ci sarà forse un legame con le sue indagini giudiziarie nei confronti della Compagnia delle Opere, la “Confindustria” di Comunione e Liberazione?

Ed il governo Renzi, che ha impugnato la legge di iniziativa popolare regionale davanti alla Corte Costituzionale, non è esso stesso espressione di Comunione e Liberazione?

Oltre al premier, sono molto, molto vicini al movimento cattolico i ministri Lupi, Lorenzin, Galletti (quest’ultimo legatissimo a Pierferdinando Casini dell’Unione di Caltagirone-UDC; Caltagirone = ACEA = acqua privata).

Dopo aver abbandonato al suo destino Berlusconi ed aver sostenuto con forza la costituzione del partito Nuovo Centro Destra, CL è ormai il deus ex machina di tutte le politiche economiche e sociali governative.

Allora?

A che gioco si sta giocando?

Tra l’altro, il referendum verteva su una norma che riguardava i servizi pubblici locali nella loro totalità, non concerneva solo il servizio idrico.

Vogliamo parlare, ad esempio, del settore sanitario?

Prima si creano le liste d’attesa, poi alle fermate della metropolitana di Roma si vedono cartelloni pubblicitari di istituti clinici creati e gestiti dall’Opus Dei nei quali si legge testualmente che, grazie a loro, si abbattono le liste d’attesa.

Già, grazie a loro.

Nasce prima l’uovo, o la gallina?

Prima si rende inefficiente la sanità pubblica (su questo un grandissimo plauso all’ex governatore regionale Storace), per poi costringere i cittadini a servirsi della sanità privata?

E quest’ultima, da chi altri è gestita, oltre che dall’Opus Dei? Comunione e Liberazione ne è estranea?

È risaputo che la sanità lombarda è in mano a Comunione e Liberazione.

Queste realtà, tra l’altro, sono in grado di decidere l’esito delle elezioni. Basta leggere, al riguardo, il libro “La presa di Roma” di Claudio Cerasa (Bur editore), nella parte in cui si sofferma sulla figura dell’ormai caduto in disgrazia Samuele Piccolo, il quale, a nemmeno 27 anni, nel 2008 alle comunali di Roma risulterà essere il candidato consigliere più votato (circa 12.000 preferenze), proprio grazie al sostegno dell’Opus Dei.

A che gioco si sta giocando?

E su quanti tavoli si sta giocando?

Che cosa c’entrano, simili realtà, con la gestione PUBBLICA dei servizi?