Si è svolto questa mattina, 7 ottobre, alle ore 11.30, presso l’aula consiliare “Duilio Cambellotti” dell’Amministrazione Provinciale di Latina, il convegno dal titolo “Un’economia in lutto: il caso della provincia di Latina”, organizzato da Federlazio. Si è parlato di economia e della drammaticità del momento che tutte le aziende stanno vivendo. L’economia reale rappresenterà la propria situazione rivolgendo proposte concrete alle istituzioni che sono state invitate, questa volta, per ascoltare le imprese. Nell’occasione sono stati presentati alcuni dati relativi all’Indagine Congiunturale Federlazio relativi al 1° semestre 2014.
Di seguito gli interventi del convegno.
INTERVENTO DIRETTORE FEDERLAZIO LATINA SAVERIO MOTOLESE
Ben arrivati e grazie a tutti i presenti che oggi hanno voluto rispondere in prima persona alla chiamata che gli imprenditori hanno rivolto ai politici del nostro territorio, ai sindaci, alle associazioni datoriali e sindacali.
Vi sarete accorti che il titolo che abbiamo voluto dare all’incontro di oggi suona come una epigrafe, una pagina listata a lutto con una scritta che poco spazio lascia all’immaginazione. Oggi vogliamo far parlare l’economia reale (consiglio Direttivo schierato) perché la situazione nella quale si trovano, in particolare, le piccole e medie imprese della nostra provincia è così disastrosa che ormai parole, dati, dissertazioni più o meno scientifiche, patti sottoscritti sono superati.
Approfittando del quadro che emerge dalla nostra indagine congiunturale relativa al primo semestre 2014 intendiamo denunciare la drammaticità di questo momento ben rappresentato dall’immagine del “lutto”.
Ma ancor di più ci preoccupa il silenzio intorno a noi che si fa sentire assordante come una morsa dolorosa che stringe sempre di più l’intero mondo economico. Un silenzio che significa anche una mancanza di reazione, un’incapacità di gestire e di comprendere la vera e unica EMERGENZA di questa provincia: imprese e lavoratori.
Oggi sono gli imprenditori a chiamare la piazza, ad opporsi a questa rassegnazione al declino. Vogliamo innanzi tutto rompere questo silenzio e richiamarci tutti, i primi noi Federlazio e i suoi imprenditori, ad un maggior senso di responsabilità rispetto al momento difficilissimo in cui si trova l’economia di questo territorio.
Rivolgiamo subito la nostra richiesta di ascolto e di attenzione ai nostri sindaci che consideriamo i primi interlocutori, l’anello di congiungimento più importante tra il mondo reale e la politica, perché siete voi che conoscete e vivete il territorio tanto quanto noi. Inoltre in un quadro istituzionale e politico in trasformazione i sindaci assumono nei territori un ruolo centrale e la riforma delle province ne è la testimonianza. “Noi ci sentiamo soli, abbandonati al nostro destino” queste sono le parole usate da un nostro imprenditore.
Voi sindaci amministrate zone, distretti industriali molto importanti caratterizzati dalla presenza di numerosissime piccole e medie imprese molte delle quali rappresentano eccellenze anche di respiro internazionale. Ogni giorno assistiamo ormai inermi alla chiusura o al fallimento di aziende di cui non riusciamo neppure a tenere più il conto. Ma noi imprenditori vi sentiamo lontani e vi chiediamo di scendere ogni giorno in trincea con noi. Molto spesso il campo nel quale opera l’imprenditore è un campo di battaglia e capirete perché.
Il sindaco di Firenze ha costituito un tavolo composto dalle più importanti imprese della provincia il quale si è prefissato una serie di obiettivi tra cui quello di rappresentare un focus costante sul mondo del lavoro, sulle difficoltà che intercorrono tra pubblica amministrazione e impresa, su strategie di sviluppo territoriale e infrastrutturale. Hanno inoltre costituito gruppi di lavoro per sviluppare insieme collaborazioni su alcuni progetti e attrarre su quel territorio ulteriori investimenti. Altro obiettivo di quel tavolo è quello di eliminare il gravame dalle aziende derivante dalla gestione dei rapporti con la pubblica amministrazione per darlo ad un network di funzionari esperti dei Comuni coinvolti e della Camera di Commercio.
Ecco credo che questo Tavolo promosso dal sindaco di Firenze sia un modello positivo e concreto da seguire anche qui da noi, potrebbe essere anche un luogo di confronto per condividere strumenti e soluzioni per arrestare il fenomeno della delocalizzazione delle imprese dal nostro territorio. Perdiamo quotidianamente pezzi importanti di manifatturiero. Un settore importante che rappresenta ancora oggi una delle principali vocazioni del nostro territorio. Ogni pezzo di manifatturiero che perdiamo è un pezzo di storia, di patrimonio economico di questa provincia che va in fumo.
Siamo stanchi di sentire sindaci e presidenti di Regione lamentarsi dei dissesti finanziari ereditati dall’amministrazione uscente: dunque la priorità è quella di fare cassa a tutti i costi per trovare quell’equilibrio che sembra impossibile. E i primi finanziatori dei comuni sono proprio le imprese. Ma un primo cittadino ha il dovere di proteggere i redditi e i patrimoni dei lavoratori e delle imprese. Ma la realtà è l’esatto contrario siamo sempre di più schiacciati dalla morsa delle tasse. Noi non possiamo più accettare il vincolo del patto di stabilità e vi chiediamo di sostenere l’economia del vostro territorio, di liberare l’imprenditore dalle tasse e dalla burocrazia. Non possiamo condurre da soli questa battaglia, ribellatevi insieme a noi.
Un’azienda che fallisce trova sempre un responsabile, è l’imprenditore che paga in prima persona senza alibi. Riducete i costi e gli sprechi come sono costrette a fare le imprese. Racconta un nostro imprenditore che un giorno parlando con il proprio sindaco gli proponeva la possibilità di ridurre il costo dell’illuminazione pubblica. Il sindaco non conosceva l’incidenza di questo costo sul bilancio del proprio comune.
Perché i nostri imprenditori nel rapporto con le amministrazioni territoriali raccontano quasi sempre di esperienze negative ?
Ci sono Comuni, nella nostra provincia, che hanno promosso i Plus per l’inserimento di stagisti nelle aziende, soldi messi a disposizione dall’Europa, per venire incontro alle esigenze di imprenditori e giovani. Una nostra azienda associata che ha aderito al Plus è da oltre un anno che aspetta l’arrivo dei giovani tirocinanti per inserirli in azienda. Lo stesso comune che ha promosso quel progetto sta frenando ora un piccolo fenomeno occupazionale, nonostante ci siano fondi pronti per l’uso che, se non utilizzati, torneranno tra l’altro al mittente.
Quanto è deleteria e ingiusta la burocrazia partendo da quella degli enti territoriali: molti dei nostri imprenditori aspettano rassegnati il rilascio di concessioni e autorizzazioni anche per gli ampliamenti di alcune aziende che porterebbero maggiore produzione e occupazione.
Possibile che per lo stesso atto o concessione ci sono iter burocratici completamente diversi tra comunue e comune? È impossibile rendere univoche le procedure amministrative tra i comuni almeno della stessa regione? questa inefficienza si scarica come al solito in termini di costi, di dispendio di tempo e risorse umane sui cittadini, sui lavoratori e sulle imprese.
Qualche mese fa, in un dossier, il sole 24 ore indicò Latina una delle tre provincie più in ginocchio dopo 7 anni di crisi. Una delle carenze ataviche evidenziate in quel dossier è quella delle infrastrutture che ci ha portato progressivamente ad un isolamento. Mancano strade, abbiamo ferrovie inadeguate, non parliamo dell’aeroporto e del porto che molto probabilmente non si faranno mai. Ma non siamo nemmeno capaci di essere tutti d’accordo sulla necessità di realizzare l’opera più importante e urgente: mi riferisco alla Roma- Latina. Stiamo discutendo ancora sulla bontà del progetto. Ma i 33 sindaci di questa provincia tutti insieme, uniti, dovrebbero pretendere con tutte le lo forze la realizzazione, finalmente, di questa importantissima opera!
Come sottolineava un altro imprenditore di Federlazio stiamo assistendo ad uno scollamento tra quelle che sono le esigenze del mondo reale e quelle che sono le decisioni del mondo politico. Non c’è coordinamento tra il fare e il proposito del fare.
Questa città, questa provincia paga la mancanza in questi anni di un progetto di sviluppo sotto il punto di vista commerciale, urbanistico e demografico. Latina non è più capace di essere attrattore economico e commerciale come era alcuni anni fa. Tutto questo rischia di spostarsi sempre di più verso il nord, fino a Pomezia a Roma dove sono stati, invece, favoriti i grandi investitori. Rischiamo di essere sempre più isolati e non siamo più la città trainante di una volta a cui si rivolgevano anche i comuni più piccoli della nostra provincia.
L’ascolto, il confronto costante con l’economia reale è quello da cui ripartire.
Prima di darvi qualche dato significativo della nostra indagine congiunturale, vogliamo condividere con voi un documento che riassume in poche parole quello che abbiamo finora detto e che riguarda quello che noi definiamo il CASO DELLE IMPRESE DELLA NOSTRA PROVINCIA. Ve lo illustro brevemente. (PROIEZIONE DEL TITOLO DEL DOCUMENTO)
Quello che abbiamo preparato è un documento semplice (volutamente semplice!) contenente poche parole. Siamo stanchi di ascoltare continui aggiornamenti sulle percentuali del PIL, di leggere documenti e statistiche che parlano di recessione, deflazione, ripresa etc. Ho qui con me almeno 5 documenti economici (tra Rapporto Annuale Istat e indagini della Banca d’Italia etc.).
Quello che abbiamo scritto è un documento di 10 pagine, ma di queste 10 pagine solo 4 sono scritte; le altre sono state volutamente lasciate in bianco proprio per sottolineare il fatto che abbiamo urgenza di provvedimenti concreti.
Ma cosa dice questo documento? Vediamolo insieme.
(TITOLO) La copertina riporta esattamente il titolo che abbiamo voluto dare a questa giornata: “UNA ECONOMIA IN LUTTO il caso delle imprese della provincia di Latina”.
(PRIMA PAGINA: SI MUORE PER MANCANZA DI OSSIGENO). Immagine della riduzione d’ossigeno. Commenti del presidente con alcuni dati della congiunturale
(SECONDA PAGINA: IMPRENDITORI BLOCCATI). Immagine del nodo che si stringe con il movimento. Cause che rendono la vita dell’imprenditore impossibile, significa nella quotidianità combattere anche contro questo ostacoli pesantissimi da superare.
(TERZA PAGINA: TRE PRIORITA’ DA CUI RIPARTIRE PER IL NOSTRO TERRITORIO).
vogliamo indicare anzi partire da tre priorità necessarie per dare un impulso positivo all’economia del nostro territorio. Sulle infrastrutture penso di avere già detto molto. È una carenza grave che ci sta portando sempre di più ad un isolamento economico. Manca, tanto, troppo in tema di infrastrutture rispetto ad altre provincie che hanno con minori vocazioni industriali e imprenditoriali. Il manifatturiero che noi rappresentiamo va salvato, quanto meno va arrestato il fenomeno di disgregamento e delocalizzazione di cui è inesorabilmente vittima. Infine il turismo è un sogno, una vocazione inespressa, trovandosi ancora ai nastri di partenza, al punto zero. Abbiamo esempi di turismo industriale, per la capacità di produrre PIL, in territori che non hanno l’entroterra, le coste, il mare, i monti minimamente paragonabili a quelli della nostra provincia.
(QUARTA E ULTIMA PAGINA: PICCOLE E MEDIE IMPRESE)
L’ultima pagina è invece dedicata alle PICCOLE E MEDIE IMPRESE e sotto solo un dato: quello che ci ricorda, che le piccole e medie imprese in Italia, ma anche in provincia di Latina, rappresentano il 99,9% delle aziende. Questo per riportare l’attenzione verso le PMI che di fatto rappresentano percentualmente la maggioranza nel sistema economico, tuttavia risultano le più penalizzate. Ecco perché parlando di lutto e di vera emergenza non possiamo che pensare proprio alle PMI: RIPORTIAMOLE AL CENTRO DELLE NOSTRE PRIORITÀ!
Poi nel documento troviamo sei pagine bianche … niente di più perché non abbiamo voluto preparare il solito documento delle false speranza con un elenco infinito di richieste e priorità.
Vi dirò di più. Noi abbiamo un obiettivo ambizioso. Vogliamo portare il CASO LATINA all’attenzione del nostro Presidente del Consiglio. Vogliamo andare da Renzi, insieme a quanti di voi ci vorranno seguire, per denunciare anche davanti a lui la situazione di allarme in cui si trovano le imprese della nostra provincia, per spiegargli che davvero questa volta non c’è più tempo, che bisogna agire subito. Potremmo farlo presentandoci uniti, imprenditori, associazioni datoriali, sindacali e tutte le istituzioni che rappresentano il nostro territorio. Rompendo questo silenzio e denunciando insieme che questa provincia merita di essere rilanciata perché possiede fortissime potenzialità e un tessuto imprenditoriale di primo ordine. È da chi è vittima dei mali di questo sistema, un sistema Italia caratterizzato dalle forti contraddizioni, dai tanti paradossi, dalle tante inefficienze che potrà arrivare il racconto della quotidiana realtà, di come sia diventato quasi impossibile fare impresa, ma dagli stessi (gli imprenditori, l’economia reale) potranno anche arrivare validi suggerimenti e indicazioni per superare le difficoltà.
In conclusione, tutto la mia premessa fino alla volontà espressa di andare da Renzi per sottoporgli il Caso Latina, è presupposto anche per lanciare qui da questa sala storica e rappresentativa di tutte le forze sociali della provincia, un ulteriore proposta che rivolgiamo a voi sindaci, alle associazioni datoriali e sindacali di questa provincia e cioè un alleanza forte con gli imprenditori, con i lavoratori, costituire un tavolo per il territorio attraverso il quale i politici locali possano mantenere costantemente un filo diretto con il pianeta impresa e lavoro e faccio appello al sindaco di Latina di farsi capofila di questo progetto.
Questa che stiamo vivendo non è una crisi congiunturale come le altre già passate. È una crisi che ha colpito al cuore il sistema capitalistico e per questo sembra non avere fine e per questo gli strumenti messi in campo non sono sufficienti ad arrestarla. Questo ci porta necessariamente a metterci tutti in discussione, una crisi che diventa anche un tormento personale che deve portare ad un cambiamento radicale del sistema infrastrutturale su cui è costruito l’impianto economico e che coinvolge inevitabilmente tutti i soggetti che ne fanno parte. E quel tavolo, quella alleanza tra imprese, lavoratori, sindaci, può essere terreno fertile per un confronto, una riflessione che possa portare anche ad una proposta per uscire da questa crisi che per gli effetti e gli stravolgimenti che continua a produrre non è una crisi congiunturale ma di sistema.
Chiediamo dunque a voi se volete condividere tutto questo.
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INTERVENTO PRESIDENTE FEDERLAZIO LATINA ANTONELLA ZONETTI
Avete sentito, dunque, dalle parole del Direttore l’obiettivo che Federlazio si è prefissata nell’organizzare questo incontro che vuole essere soprattutto un momento di ascolto di noi imprenditori da parte di quei soggetti economici deputati a decidere le politiche del nostro territorio.
Oggi presentiamo anche i dati relativi al 1° semestre 2014, raccolti dal nostro Centro Studi e che non fanno altro che confermare le nostre preoccupazioni, ovvero lo stato di grande affanno e difficoltà in cui si trovano le piccole e medie imprese.
siamo stanchi di prendere atto di dati economici spesso in contraddizione tra loro: fatturato, ordinativi, import, export. Ma guardando questa Congiunturale, da presidente di questa associazione ma ancor prima da imprenditrice, non posso non condividere con voi alcuni aspetti che ci aiutano a ritrovare un filo diretto con l’economia reale.
TASSO DI SVILUPPO DELLE IMPRESE INDUSTRIALI SUL NOSTRO TERRITORIO
Iscrizioni Cessazioni Tasso di sviluppo
2013 2014 2013 2014 2013 2014
Frosinone 117 91 146 84 -1,4 -0,7
Latina 154 116 145 157 -0,4 -1,3
Rieti 48 54 49 47 -1,2 -1,3
Roma 848 789 980 808 -0,5 -0,6
Viterbo 109 88 74 77 -1,3 -0,9
LAZIO 1.276 1.138 1.394 1.173 -0,7 -0,7
ITALIA 15.507 14.205 20.141 16.923 -1,3 -1,6
Il primo dato sul quale vorrei soffermarmi è quello relativo alla prima tavola che state vedendo anche sul maxischermo e che si riferisce al tasso di sviluppo delle imprese industriali sul nostro territorio. Un dato che ben si collega al concetto espresso prima da Motolese in merito alla dislocazione e alla disgregazione del manifatturiero in provincia che resta una delle principali emergenze.
Come potete vedere, naturalmente in merito ai dati di Latina, possiamo notare che nel 2014 tutti i parametri sono peggiorati rispetto a quelli del 2013. Le iscrizioni sono sempre meno (116 rispetto alle 154 dello scorso anno), salgono solo le cessazioni perché come ci raccontano quotidianamente anche i giornali chiudono tantissime attività e fabbriche. Conseguentemente il tasso di sviluppo delle imprese industriali nel 2014 è in peggioramento rispetto all’anno precedente, addirittura, di quasi un punto percentuale (si passa dal – 0,4% del 2013 al -1,3% del 2014.
PROBLEMATICHE E CRITICITÀ CHE LE IMPRESE HANNO EVIDENZIATO COME PRIORITARIE
Il secondo grafico che volevo condividere con voi è quello relativo alle problematiche e criticità che le imprese hanno evidenziato come prioritarie.
Al primo posto, come potete vedere anche voi, c’è ancora una volta l’insufficienza della domanda (lo dice il 27,8% degli intervistati) dovuta evidentemente alla mancanza di lavoro che è la prima conseguenza di questa lunghissima crisi economica.
Al secondo posto troviamo il ritardo nei pagamenti da parte dei clienti privati (lo denuncia il 28,7% delle imprese) perché la mancanza di liquidità rende sempre più difficili i pagamenti.
Al terzo posto troviamo ancora il ritardo nei pagamenti, ma questa volta da parte delle Pubbliche Amministrazioni; mancata concessione del credito e impossibilità a partecipare agli appalti sono gli altri indicatori.
E qui si ritorna al problema della mancanza di ossigeno.
Ma per sottolineare ancora di più, se mai ce ne fosse bisogno, il grado di criticità in cui si trovano gli imprenditori è interessante che io vi illustri altri dati.
SE AVETE OTTENUTO UN CREDITO DALLE BANCHE A COSA È STATO FINALIZZATO?
II semestre 2013 I semestre 2014
Liquidità 72,0 54,8
Investimenti 24,0 25,8
Ristrutturazione debito 4,0 19,4
In questa tavola che state vedendo sono contenuti i dati relativi ad una precisa domanda girata alle nostre aziende associate e cioè abbiamo chiesto “se avete ottenuto un credito dalle banche a cosa è servito?”
Anche qui è bene specificare, comunque, che il rapporto tra aziende e istituti di credito si fa sempre più complicato.
Fatto sta che è interessante il raffronto tra lo scorso anno e quello corrente. Se nel 2013 la maggior parte delle imprese aveva utilizzato questo denaro per disporre di liquidità (lo diceva il 72% degli imprenditori) oggi la stessa risposta l’ha data solo il 54,8% delle imprese. Ma perché?
La risposta è facile. Perché come potete vedere gli imprenditori che hanno avuto accesso al credito lo hanno dovuto utilizzare per la ristrutturazione del debito, per pagare le tasse, per sostenere i costi esorbitanti che mettono in ginocchio le imprese. Nel 1° semestre 2014 lo ha fatto il 19,4% delle aziende contro il 4% dello scorso anno.
Questo rappresenta un freno allo sviluppo delle aziende poiché le poche risorse disponibili, il credito ottenuto con mille difficoltà e mille garanzie patrimoniali dalle banche, viene sottratto agli investimenti, alla ricerca, all’individuazione di nuovi mercati, a quella ristrutturazione e riconversione che molte aziende sono costrette a fare per sopravvivere. E ciò si ricollega perfettamente con la parte del nostro documento che parlava di imprenditori bloccati.
CON QUALI DELLE SEGUENTI AFFERMAZIONI RIGUARDANTI LA CRISI IN ATTO CONCORDA MAGGIORMENTE?
I sem 2014
Al momento non si intravede alcuna via di uscita 55,6
Il peggio deve ancora venire 9,7
Si comincia ad intravedere una luce in fondo al tunnel/ Il peggio è ormai alle nostre spalle 30,6
Abbiamo, poi, chiesto alle nostre aziende di rispondere a precise domande sul loro stato d’animo per misurare meglio il loro grado di preoccupazione.
Bene, come potete vedere anche da questa tavola il 55,6% degli intervistati ha affermato che al momento non si intravede ancora alcuna via di uscita; il 9,7% ha detto che il peggio deve ancora venire, secondo il 30,6% il peggio è ormai alle spalle.
QUALI AZIONI L’IMPRENDITORE INTENDE PORRE IN ESSERE NELLA SUA AZIENDA PER CONTRASTARE LA CRISI
I sem 2014
Taglio i costi di gestione 23,8
Migliorare la qualità del prodotto o servizio 14,6
Creare nuovi prodotti o servizi 20,8
Iniziare/Sviluppare/Incrementare l’attività rivolta al mercato estero 8,5
Ridurre il personale 8,8
Trasformare qualche contratto da tempo pieno a part-time 5,4
Esternalizzare servizi 4,6
Altro 8,5
Alla domanda quali azioni l’imprenditore intende porre in essere nella sua azienda per contrastare la crisi, in questo momento di difficoltà, le risposte sono state le seguenti:
il 23,8% tagliare i costi di gestione; il 14,6% migliorare la qualità del prodotto o del servizio; il 20,8% ha risposto creare nuovi prodotti o servizi (e questo non fa altro che sottolineare la grande capacità che il piccolo e medio imprenditore ha di reinventarsi e di ripresentarsi sul mercato magari con un nuovo prodotto); l’8,5% pensa di iniziare a sviluppare o a incrementare l’export con mercati più floridi del nostro etc.
COSA, SECONDO GLI IMPRENDITORI, RENDE MENO COMPETITIVA LA LORO ATTIVITÀ QUI IN ITALIA RISPETTO A QUELLA DEI LORO CONCORRENTI ANCHE ESTERI
I sem 2014
Pressione Fiscale 27,6
Costo del lavoro 23,8
Complessità normativa e burocratica 19,3
Costo dei servizi (energia, trasporti, comunicazione, servizi professionali, ecc.) 14,6
Costo del credito 13,0
Altro 1,7
Abbiamo poi chiesto cosa, secondo gli imprenditori, rende meno competitiva la loro attività qui in Italia rispetto a quella dei loro concorrenti anche esteri.
Al primo posto, con il 27,6% delle risposte, c’è la pressione fiscale (come dicevamo poco fa); per il 23,8% influisce il costo del lavoro (altissimo in Italia rispetto agli altri Paesi); il 19,3% degli intervistati ha risposto la complessità della normativa burocratica e cioè la burocrazia di cui parlavamo anche nel nostro documento; il 14,6% il costo dei servizi (energia, trasporti, comunicazione, servizi professionali etc.); il 13% ha denunciato l’alto costo del credito.
Questi, dunque, sono gli elementi che rendono meno competitive le nostre imprese e si tratta di fattori che, come è facile capire, neutralizzano totalmente tutti gli sforzi che si mettono in campo per cercare di stare al passo con i nostri competitor o di affacciarci su mercati emergenti.
POSSIBILI AZIONI CHE LA REGIONE LAZIO DOVREBBE METTERE IN ATTO PER USCIRE DALLA CRISI
I sem 2014
Ridurre le tasse su impresa e lavoro 64,0
Eliminare inefficienze e sprechi della PA 7,2
Agevolare la concessione di credito per immettere liquidità nel sistema 7,2
Semplificare le procedure burocratiche della PA 5,6
Combattere più duramente l’evasione fiscale 4,0
Investire nella creazione di piccole opere pubbliche ed in un piano di manutenzioni 4,0
Investire nella creazione di nuove grandi opere pubbliche 3,2
Incentivare nuove assunzioni 3,2
Altro 1,6
Favorire la nascita di nuove imprese 0,0
L’ultima tavola è relativa alle possibili azioni che la Regione Lazio dovrebbe mettere in atto per uscire dalla crisi. Al primo posto in assoluto i nostri imprenditori chiedono (e lo fa il 64%) una riduzione delle tasse su impresa e lavoro. Eccolo tornare, dunque, il problema delle tasse che ci stanno letteralmente soffocando!
A seguire: eliminare inefficienze e sprechi delle pubbliche amministrazioni; agevolare la concessione al credito per immettere liquidità nel sistema; semplificare la burocrazia; investire nella creazione di piccole e grandi opere pubbliche per far ripartire il motore economico del territorio; incentivare nuove assunzioni.
In conclusione, alla luce di questi risultati, la domanda cruciale è la seguente. Per quanto tempo ancora le PMI potranno confidare in una ripartenza della nostra economia in assenza di interventi decisivi da parte delle istituzioni?
Vanno bene le Riforme istituzionali sulle quali si sta lavorando o pensando di farlo, ma come dicevano prima la vera emergenza riguarda le imprese e il lavoro.
E noi, in merito a questo, non vediamo niente. Invece che in ripartenza le PMI sono sempre di più in recessione. Ci sentiamo soli, questo è il sentimento di cui parlavamo anche prima. Siamo arrivati al “si salvi chi può” e se non si fa qualcosa presto, continueremo ad assistere alla chiusura e al fallimento delle imprese.
Abbiamo apprezzato, qualche settimana fa, l’intervento nella nostra sede di Roma del Governatore del Lazio, Zingaretti che, ad esempio, per quanto riguarda i tempi dei pagamenti ai fornitori intende arrivare ai 30 giorni massimi entro il 2015. Ma la prima domanda che mi sono posta da imprenditrice quando ho ascoltato queste parole è stata: “ce la faranno molte aziende ad arrivare all’anno prossimo”? Non ne sono così sicura…
Abbiamo visto prima, in una delle tavole che vi ho mostrato, che noi piccole e medie imprese continuiamo a credere nella necessità di una rivoluzione culturale che interessi prima di tutto noi imprenditori per uscire dalla crisi.
Noi di Federlazio ne siamo convinti ormai da tempo. Ne abbiamo iniziato a parlare in tempi non sospetti dedicando a questo tema anche una delle nostre Assemblee per il rinnovo delle Cariche, era il 2011.
Abbiamo iniziato già da alcuni anni a rinnovarci, a reinventarci, a cambiare il nostro modo di produrre e a guardare ad altri mercati. Questo cambiamento passa necessariamente attraverso un nuovo modo di fare cultura d’impresa un nuovo modo da parte degli imprenditori di affrontare un’economia e i mercati soggetti a cambiamenti repentini. Federlazio ha saputo cogliere tutto questo.
Ma contemporaneamente è necessario un cambiamento anche delle regole del gioco, l’esempio ci deve arrivare dalla politica e la stessa deve cambiare l’impianto generale del sistema Italia, agevolare il terreno nel quale si muove con difficoltà e mille ostacoli l’imprenditore.
Noi andremo da Renzi e lo faremo portando il nostro documento insieme a tanti altri documenti e dati statistici a partire dalla nostra Congiunturale. Vedo in sala tanti colleghi che fanno parte di Intesa PMI 99.0 (costituita da Federlazio insieme alle altre associazioni di categoria che fanno parte di Rete Imprese Italia).
Ognuno di queste associazioni ha una sua Indagine…siamo pieni di numeri e dati impietosi e con questo “bagaglio” vogliamo andare da Renzi, insieme a tutti quelli che oggi vorranno condividere con noi questo obiettivo, per chiedere al nostro Presidente del Consiglio di sedersi intorno ad un tavolo per dialogare, seriamente, su quello che noi abbiamo definito il CASO LATINA.
L’emergenza nella quale imprese e lavoratori di questa provincia si trovano richiede che la stessa venga affrontata uniti, imprese, sindacati, associazioni datoriali e istituzioni.
Grazie