“Lacune e anomalie”. Con queste due precise valutazioni conclusive la Corte dei Conti chiude la documentazione relativa alla rendicontazione delle spese elettorali delle liste che hanno partecipato alle ultime elezioni comunali di Formia. Secondo la legge del 10 dicembre del 1993 tutti i Comuni devono consegnare gli atti relativi alle spese elettorali delle liste che partecipano alla competizione, per essere oggetto di valutazione da parte della Corte Contabile e nel caso di irregolarità, subire sanzioni. A Formia anche in questo caso le lacune e le anomalie fanno parte del sistema, e in questo senso si può trovare “conforto” nei trascorsi relativi alla relazione Tatò che definiva il Comune “un sistema consolidato di illegalità”, oppure in quella più recente della segretaria comunale che riscontrava “irregolari” più della metà degli atti amministrativi, per non arrivare alle abitudini del vero e proprio “Sistema Formia”.
Insomma, parafrasando Pericle, “Noi a Formia facciamo così”. Tuttavia a margine della relazione, arrivata nelle ultime ore, e pubblicata ieri sul sito comunale, la Corte non ritiene di dover applicare sanzioni. Ma vediamo i contenuti del documento. Delle 19 liste partecipanti, solo 3 hanno presentato una rendicontazione: Popolo della Libertà, Movimento Cinque Stelle e Rifondazione comunista, con spese effettuate rispettivamente per 155, 392 e 624 euro. Apparentemente davvero pochi per una campagna elettorale, ma se i pochi voti delle ultime due liste sono il risultato di spese esigue, comunque incomplete, gli oltre 6mila voti del Pdl non possono corrispondere ad una spesa di 155 euro. E la Corte infatti se ne accorge e scrive: “Le carenze riscontrate con maggiore frequenza attengono alle informazioni concernenti l’importo globale e la fonte di provenienza delle entrate utilizzate a copertura delle spese dichiarate ed ammissibili. Queste ultime, poi, non sempre sono supportate da esaustiva documentazione probabitiva”.
In sostanza nessuno dichiara e chi lo fa, lo fa solo parzialmente. “ … le irregolarità riscontrate – precisa però la Corte dei Conti – in quanto generalizzate o quantitativamente prive di gravità offensiva, non sono passibili di sanzioni”. Eppure sono addirittura 16 le liste i cui rappresentanti dichiarano di non aver speso nulla, quelle cioè dei candidati sindaco Sandro Bartolomeo, Maurizio Costa, Paola Villa, Benedetto Assaiante e Augusto Ciccolella. Più due liste per Erasmo Picano.