
In attesa della presentazione ai sindaci del piano aziendale, prevista per metà ottobre, l’Asl continua un po’ dappertutto le attività propedeutiche alle “grandi manovre” di restyling della sanità pontina. Tra vecchi ritorni, conferme, nuove prospettive. E, a certe latitudini, più di qualche timore da parte degli utenti.
Come per il prossimo futuro della Chirurgia dell’ospedale di Fondi, fino a prova contraria tutto da decifrare: un grosso punto interrogativo ormai da tempo, stante l’equipe formato mini. Unità che non è escluso – ed è anzi probabile, vista la progressiva incapacità di svolgere le originarie funzioni, e la mancata adozione di soluzioni chiare e definitive dall’Azienda – possa a breve essere convertita al “day surgery”: piccoli interventi di lieve impatto e diagnosi di routine, in sostanza. Un declassamento dietro l’angolo che intanto, nel mese corrente, potrebbe essere preceduto dalla sospensione delle diverse attività ambulatoriali che ruotano attorno al reparto, ormai “vuoto” e vicino al collasso.

Esclusi Roberto Iudicone e Giampaolo Costa, il primo destinato a mansioni di reparto, l’altro al servizio di Endoscopia, di elementi operativi nella Chirurgia fondana se ne contano appena tre: il primario Riccardo Bertolini, Paolo Piovanello e Massimo Diana, quest’ultimo tra l’altro precario.
Da qualche mese a questa parte, un apparente paradosso. Tolto il dottor Bertolini, gli altri due effettivi “superstiti” sono stati assegnati, in maniera alternata e per otto giorni al mese, a copertura del turno di guardia notturno dei colleghi di stanza al “Fiorini”, dov’è localizzata un’equipe di base formalmente composta da più di dieci unità.
Esigenze di Presidio, certo. Ma che hanno fattivamente contribuito a mettere ancor più in ginocchio la già boccheggiante Chirurgia del “San Giovanni di Dio”: tenendo conto della media complessiva di notti di guardia in quel di Terracina, che va sommata a riposi e smonti imposti da legge, i due professionisti “da trasferta” restano a disposizione dell’ospedale di Fondi per soli sei giorni al mese. Un’ulteriore agonia destinata a durare, per il reparto del primario “solitario”.
Sul finire della scorsa settimana, a margine di una riunione a porte chiuse sul ritorno dei Poct, alcuni dei vertici aziendali di scena al “San Giovanni di Dio” hanno infatti ufficialmente confermato quel che era nell’aria da tempo: fino ad eventuali nuove disposizioni, si continuerà con l’andirivieni. E la Chirurgia di Fondi continuerà a navigare a vista, quasi in uno stato da “coma indotto”.

Dall’Asl, però, non fanno drammi. Ed anzi qualificate fonti dell’Azienda, sebbene ufficiosamente, tendono a rassicurare: “L’attività deve essere concepita a servizio e garanzia della funzionalità del Presidio centro nella sua interezza. Si ragiona per azienda, non per singolo ospedale”. Ancora una volta un tentativo di mettere al bando ogni eventuale campanilismo, dunque. Ma anche un’indiretta conferma che nella Piana non fa dormire sogni tranquilli.
E allora quale futuro per la Chirurgia fondana? Stando alla razionalizzazione in corso, ed al sistema di equilibri di servizi e reparti venutosi a creare, che vede il “Fiorini” snodo principale del Presidio Centro, volente o nolente il semi-smembrato reparto della Piana potrebbe come accennato in apertura andare incontro ad una sorta di metamorfosi. Come appunto quella del cosiddetto day surgery. Eventualità che rispetto al passato, nonostante le premesse “specialistiche”, rappresenterebbe un concreto ridimensionamento. Per una Chirurgia ancora più “piccola”.

SINDACO IN PRIMA LINEA – “Un Presidio, per essere tale, dovrebbe garantire la condivisione sia delle risorse umane che tecnologiche. Eppure inutilmente e da anni si è sottolineato il persistente squilibrio tra i due nosocomi che lo compongono, quelli di Fondi e di Terracina”. A parlare è il sindaco di Fondi Salvatore De Meo, mercoledì tra i protagonisti, assieme alle rappresentanze di Comitato Pro Ospedale e Fondazione “San Giovanni di Dio”, di un nuovo incontro in Comune sulla situazione sempre più critica dell’ospedale della Piana. Incontro durante cui si è discusso anche della Chirurgia “svuotata”, col primo cittadino che, censurando le disposizioni Asl, ha parlato di una decisione “indecifrabile e lesiva dell’immagine e dell’efficienza del nostro nosocomio”, in particolare alla luce dei disservizi del pronto soccorso di recente denunciati a mezzo stampa (in maniera piuttosto anomala) dall’Azienda sanitaria. Al termine del “rendez vous”, De Meo ha comunque assicurato ancora una volta che non resterà con le mani in mano, continuando a perorare le ragioni delle migliaia di utenti che compongono il bacino del “San Giovanni di Dio” con una “continua sollecitazione affinché nella redazione dell’Atto aziendale si tenga conto delle caratteristiche del nosocomio e si considerino adeguatamente le strutture ospedaliere di Fondi, Terracina e Gaeta, attualmente utilizzate solo in parte. Se adeguatamente messe a sistema, potrebbero divenire un polo di riferimento per il sud della provincia”.