“Sistema Sperlonga”, la Finanza indaga sui patrimoni economici

Veduta di Sperlonga _ a destra la Torre TrugliaTanti, tantissimi, forse troppi e forse sospetti gli arricchimenti che si sono registrati negli ultimi anni a Sperlonga. La maggior parte di potenti o di uomini legati a quest’ultimi. Gli inquirenti ipotizzano che molti patrimoni accumulati dall’oggi al domani possano essere il frutto del presunto “Sistema Sperlonga”, quel meccanismo di costruzioni autorizzate a suon di mazzette su cui sono in corso indagini serrate. Alla maxi inchiesta partita dai controlli dei carabinieri e dei forestali del Nipaf in alcuni cantieri, che ha già visto diversi imprenditori sfilare nella caserma dell’Arma e raccontare di forzature urbanistiche ottenute a suon di bustarelle, è stata così affiancata un’indagine complementare e parallela, quella sui tesori in odore di illecito.

finanzaGli inquirenti hanno delegato la Guardia di finanza a compiere accertamenti sui patrimoni eccellenti di una serie di uomini, più o meno in vista, a Sperlonga e le Fiamme gialle stanno ricostruendo la fonte di quella ricchezza, monitorando conti e passaggi di proprietà, per stabilire se tutto quel denaro è il provento di attività regolari o di patti inconfessabili. Un risvolto dell’inchiesta sul “Sistema”, condotta dai pm Giuseppe Miliano e Valerio De Luca, che nel caso dovesse portare a confermare i dubbi degli investigatori, potrebbe anche sfociare nella confisca di enormi ricchezze.


Riscontri alle dichiarazioni già fatte da imprenditori edili e proprietari di alcuni terreni da una parte e altri interrogatori dall’altra intanto proseguono, per mettere meglio a fuoco quanto sarebbe accaduto negli ultimi anni a Sperlonga. I presunti beneficiari di autorizzazioni a costruire illegittime, diventati poi grandi accusatori, sono stati chiari ed espliciti con carabinieri e magistrati.

“Per aprire i cantieri dove non era possibile ci chiedevano mazzette, imponendoci anche i tecnici a cui affidare i progetti e le ditte edili a cui far fare i lavori”, hanno sostenuto. Quest’ultime, inoltre, in larga parte erano ditte campane, che gli inquirenti ipotizzano in diversi casi in odore di camorra. Un’inchiesta che si allarga sempre più e che ruota attorno a due funzionari del Comune, indicati da quanti avrebbero versato le mazzette come i grandi collettori delle tangenti, uomini in grado di sistemare ogni pratica e che avrebbero tessuto una robusta tela di illeciti. Artefici unici del “Sistema”? Gli investigatori non ci credono e, stando anche a una serie di elementi che hanno raccolto, stanno ora puntando più in alto.

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