Sgomberate le famiglie di via Respighi, ma consentita l’occupazione di uno stabile a Casapound

comune-di-latinaA Latina due pesi e due misure sugli sfratti. Sgomberate e messe in strada le famiglie che occupavano un palazzo in via Respighi, ma tollerata l’occupazione di uno stabile, lungo la circonvallazione, da parte di Casapound. A sollevare il caso, e soprattutto la polemica, in Parlamento è stato il deputato Khalid Chaouki, che insieme ad altri tre suoi colleghi del Pd ha presentato un’interrogazione ai ministri dell’interno, Angelino Alfano, e del lavoro e politiche sociali, Giuliano Poletti.

Chaouki parte da un articolo pubblicato il 4 settembre scorso su Il Manifesto, firmato da Marco Omizzolo e Roberto Lessio, in cui viene ricordato lo sgombero del palazzo di via Respighi, specificando che “ospitava 12 famiglie (sessanta persone in tutto, compresi 12 bambini e diversi anziani) che avevano occupato l’immobile costruito oltre venti anni fa e mai utilizzato. Il 19 giugno 2014 era già stato programmato lo sgombero forzoso ma, poiché una donna con cinque figli a carico avrebbe minacciato il suicidio, si era deciso di sospendere l’operazione”. I quattro onorevoli precisano che “le famiglie sgomberate il 15 luglio 2014, si sarebbero poi accampate per due giorni sotto il palazzo municipale in piazza del Popolo a Latina e con tende, sedie e materassi avrebbero manifestato la loro indignazione”, oltre al fatto che “il 4 dicembre prossimo gli occupanti dovranno comparire davanti al giudice per rispondere dell’accusa di violazione della proprietà privata”. E ancora: “Per quanto riguarda l’immobile di cui sopra l’articolo di Omizzolo e Lessio riferisce che risulterebbe costruito dalla società Alambra Costruzioni di San Giuseppe Vesuviano (Napoli) nel 1982, poi venduto nel 1984 alla Compagnia europea di previdenza spa di Roma. Una società che risulta in liquidazione coatta da quasi 20 anni. Risulterebbe, inoltre, che tale edificio sarebbe stato, diversi anni orsono, requisito e assegnato al Demanio perché riconducibile ad investimenti condotti da Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova camorra organizzata. L’allora sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo si attivò per installarvi una caserma dei Carabinieri a servizio del quartiere, progetto che poi, però, non venne portata a termine”. Poi l’attacco a Casapound: “Tale palazzo non è certo l’unico stabile occupato a Latina. Come lo stesso articolo sottolinea, gli aderenti all’organizzazione di estrema destra Casapound di Latina occuparono, a partire dal 29 dicembre 2006, un edificio di viale 18 Dicembre, in pieno centro. Si tratta di una palazzina di 4 piani con altri locali adibiti a spazi ricreativi che a tutt’oggi risulta di proprietà dell’Enel. Lo stabile risulta tra le circa 3 mila proprietà che l’ente ha messo in vendita lo scorso anno per recuperare liquidità. Stando sempre a quanto riporta l’articolo, oltre ad una libreria, una biblioteca e ad una web radio, negli spazi occupati sarebbe nata anche una birreria molto frequentata soprattutto d’estate, tutte attività che per funzionare hanno bisogno di servizi indispensabili; acqua, smaltimento rifiuti e fornitura di energia elettrica. Per questa occupazione qualche minaccia di sgombero vi è stata, ma lo sfratto è stato poi evitato grazie all’intervento dell’amministrazione comunale e della Provincia: le due amministrazioni stilarono persino un protocollo d’intesa, promosso dall’allora assessore ai servizi sociali della Provincia, Fabio Bianchi, e dall’attuale sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi”. Chaouki e gli altri tre deputati hanno quindi chiesto ai tre ministri “se risulti se Enel spa abbia richiesto lo sgombero dell’immobile di proprietà occupato dall’organizzazione Casapound e, in tal caso, quali azioni il ministro dell’interno intenda porre in essere per ricondurre l’immobile nella disponibilità dei legittimi proprietari, considerando l’interesse in tal senso anche dello Stato”