Qualche giorno fa, il Ministero della Salute ha annunciato che anche il nostro Paese potrà produrre cannabis per scopi terapeutici e farmaceutici, affinché l’Italia possa finalmente diventare autosufficiente nella cura di molte malattie gravi e nella terapia del dolore. Si tratta di una grande vittoria per tutti i malati, le associazioni no-profit e i partiti politici che da anni combattono la difficile battaglia per chiedere alle istituzioni una maggior tutela del diritto alla cura, dal momento che dal 2007 in Italia è consentito l’utilizzo dei cannabinoidi per scopi terapeutici, ma una procedura lenta e disorganica impedisce di fatto l’accesso alle cure per moltissimi malati.
Nel nostro Paese, la stima dei potenziali pazienti che potrebbero essere curati con queste terapie varia da 600 a 900 mila, un numero sproporzionato rispetto ai soli 60 malati italiani che fino ad ora sono riusciti ad accedere alla cannabis medica tramite le Asl, a causa degli elevati costi di importazione e alla difficoltà nel reperire i medicinali cannabinoidi.
La produzione di marijuana per scopi medici sarà affidata allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, un ente interforze alle dirette dipendenze della Direzione Generale della Sanità Militare di Roma che da decenni si occupa non soltanto di soddisfare le esigenze sanitarie delle Forze Armate, ma anche di produrre diverse tipologie di materiali sanitari e medicinali orfani, oltre a rivestire un ruolo fondamentale nelle emergenze sanitarie e in caso di calamità naturali. Basti pensare, ad esempio, alla rapidità con cui lo Stabilimento produsse 500.000 compresse di ioduro di potassio nella vicenda del disastroso incidente della centrale nucleare di Chernobyl, e ad altre gravi circostanze in cui fu fondamentale il suo intervento, come nel terremoto del Friuli o in Irpinia.
L’affidabilità e la supervisione diretta dell’esercito, garantiranno la controllata manipolazione dei semi di canapa per la coltivazione e la produzione dei principi attivi derivati dalla cannabis, come il Thc: lo Stabilimento Farmaceutico Militare diventerà quindi ufficiale produttore italiano di cannabis destinata ai pazienti, non soltanto finalizzata alla ricerca scientifica.
Grande soddisfazione tra gli esponenti del M5S – che a riguardo avevano depositato diversi atti legislativi e due odg durante la discussione in aula del Decreto Legge “Stupefacenti” – e del movimento Radicali Italiani impegnato da anni nella lotta per la legalizzazione.
A proposito di legalizzazione, tuttavia, Beatrice Lorenzin ha sempre precisato la necessità di operare una netta distinzione sui due differenti aspetti: cannabis terapeutica e cannabis ricreativa. Il Ministro della Salute, seppur favorevole al conferimento dell’incarico di produzione allo SCFM, tiene a precisare la sua assoluta opposizione alla cannabis libera, sostenendo che “l’uso di sostanze psicotrope continua a produrre danni enormi“.
La svolta sociale ed economica originata dalla decisione di coltivare cannabis in Italia, comunque, potrebbe portare presto ad una uniformità del Paese: nonostante la cannabis medica sia legale, oggi infatti le Regioni hanno facoltà di decidere se farsi carico o meno dei costi di distribuzione dei farmaci cannabinoidi. Il Lazio non è attualmente presente nell’elenco delle Regioni in cui la marijuana medica è a carico del SSR, anche se il Consigliere Gino De Paolis (SEL) lo scorso marzo aveva presentato presso il Consiglio Regionale la proposta di legge che intendeva rendere accessibile i medicinali cannabinoidi per i pazienti, prendendo in considerazione anche l’autoproduzione regionale per abbattere finalmente i costi proibitivi di importazione e alleggerire il carico economico per il sistema sanitario. Una proposta che è rimasta però in attesa di approvazione.
La data indicativa della firma dell’atto definitivo tra il Ministero della Difesa e il Ministero della Salute che renderà l’Italia produttrice ufficiale di marijuana di Stato è fissata tra il 23 e il 24 settembre prossimi. I farmaci cannabinoidi italiani potrebbero quindi comparire nelle farmacie già a partire dal 2015.