Si è conclusa da qualche giorno la terza edizione del Festival d’Arte Ambientale “SEMINARIA Sogninterra” a Maranola di Formia, che ha visto il coinvolgimento di dodici artisti e che ha potuto contare, oltre che sulla preziosa collaborazione di istituzioni e associazioni locali, sulla partecipazione attiva di gran parte della cittadinanza. Quest’anno la direzione artistica di Marianna Fazzi e Isabella Indolfi, è stata supportata dal curatore Fabrizio Pizzuto, uno sguardo critico e storico volto ad ampliare gli orizzonti del progetto.
L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo del Comune di Formia, dell’Ente Parco Naturale dei Monti Aurunci e dell’UnipolSai di Michele Gradone – divisione Unipol, ma il contributo più grande è quello degli abitanti di Maranola, coinvolti attraverso l’adesione volontaria e la partecipazione attiva, invitati ad aprire le proprie case agli artisti, alle opere e ai visitatori.
Nell’attraversamento di un percorso di circa un chilometro, tra luoghi pubblici e privati, i quasi 3.500 visitatori hanno incontrato le opere di dodici artisti invitati in residenza e chiamati ad esplorare la dimensione fisica e sociale del borgo, secondo regole e prospettive capovolte, cioè “alla riversa”, come insegna la tradizione popolare.
Con l’intento di sovvertire le regole spaziali, fisiche e relazionali di Maranola, gli artisti hanno realizzato progetti site-specific, ricreando ambienti dove l’arte dialoga con il luogo e i suoi abitanti, e può essere toccata, attraversata, vissuta con tutti i sensi. Un’arte che riscopre la sua funzione sociale, fuori dal museo, fino ad entrare dritta nelle case della gente.
Ad aprire la manifestazione la performance “Sciarrata” ideata dall’artista Iginio De Luca e realizzata in collaborazione con i “Bandierai del Ducato di Traetto” i quali hanno fatto volteggiare i volti e i sorrisi degli abitanti di Maranola a vessillo di un paese che così facendo ha raccontato la sua parte più intima, quella fatta anche di litigi e contenziosi quotidiani, dovuta alla vicinanza, alle parentele, a quel tessuto sociale tipico di un piccolo paese.
La visione di Marina Paris ha condotto i visitatori nel primo delicato passaggio in una casa privata, suggerendo in video l’idea di un’invasione come un continuo sottendere e giocare con l’interno di ogni interno, passaggi aperture, rifrazioni. Un lavoro sulla mente e sulla percezione di ogni parete e attraversamento.
Silvia Giambrone ha animato l’uscio e le finestre spettrali di una casa abbandonata. Le sue mura a trattenere la vita che vi ha avuto corso, le generazioni che vi si sono susseguite.
Più avanti, l’opera di fibra ottica di Carlo Bernardini ha fatto sollevare lo sguardo verso l’alto e il buio della notte. Un enorme foglio nero su cui la luce è divenuta veicolo e relazione, geometria di altri mondi possibili.
Giunti quasi a metà del percorso del Festival, fa capolino un sentiero, luci come fossero un pensiero. Dapprima la penombra come un’intuizione, poi un’esplosione che è, a sua volta, giardino e cielo, misura il territorio come una via lattea estiva; l’emozionante lavoro di Filippo Riniolo.
Proseguendo di giardino in giardino, tra le alte mura di cinta di Maranola, si incontra la natura intoccabile ed in continua evoluzione, di Martina Angius L’artista qui ha raccolto una comunissima pianta del posto, e le ha attribuito l’aura dell’opera d’arte, sacralizzandola e proteggendola in uno scrigno per lasciarla osservare nella sua mutevolezza.
In un altro passaggio privato, l’artista Andrea Aquilanti ha invece realizzato un gioco di rimandi video e attraversamenti che, facendosi memoria del luogo in cui è stato installato, è divenuto narrazione costante tra realtà e simulazione, tra presenza e l’emozione dell’assenza, del passato.
Quasi un pattern quello con cui Gino Sabatini Odoardi ha rivestito la facciata di un antica casa-torre. Qui la riflessione è ironica, ma nasconde una denuncia agli automatismi mediatici che non ci permettono di cogliere le manipolazioni alle quali siamo sottoposti. A questo punto del percorso, dopo essere usciti dal labirinto di case e giardini, ritornati sul selciato pubblico, il ritmo rallenta, e i visitatori sono invitati ad ascoltare i propri passi. Questa è l’installazione sonora di Vincenzo Core, i suoni dei passi registrati e diffusi, travisati, traditi come echi di presenze che costellano il sentiero della memoria. Più avanti, in penombra, le figure romantiche di Zaelia Bishop sono apparse come frammenti di una narrazione antica, che si è srotolata in un dialogo tra le pareti delle case, ribaltando la prospettiva e ogni legge fisica.
A chiudere il viaggio dei visitatori, l’installazione-performance di Giù Pioventini. Un rito di iniziazione che segue una simbologia precisa: un gregge di pecore, un aratro, un anello di serpenti annodati come riflessione sul «ritorno al Principio» e sul «Fine» in una straniata dimensione epica che è un sentiero di esodo, abbandono e ritorno.
A fare da fil rouge dell’intero percorso espositivo è stata invece la poesia, che attraverso l’intervento dell’artista Donatella Spaziani, ha invaso e colorato il centro storico di Maranola con pensieri e parole in rima di ragazzi, poeti di ogni tempo, autori anonimi di filastrocche e ninnananne popolari.
Usciti dal labirinto di sogno costruito dagli artisti, i visitatori sono stati accolti da una festa di piazza, animata dalla musica dei Damm&Dong, dei CoalMeTronic e del Paolo Zamuner Trio.
A corollario della manifestazione una serie di progetti speciali che hanno colmato di creatività gli interstizi del Festival. Un grazie speciale va a Raffaella Fusciello con i suoi omini “alla smerza”; al Gruppo Les Invisibles per il visionario progetto del “Fiume che risale alla montagna”, a Giovanni Morra e Vanessa Forte, che hanno realizzato due splendide opere con fibre e materiali naturali, in collaborazione con l’Ente Parco Naturale dei Monti Aurunci; tutto il team del Nuovo Cinema 500, che ha fatto tappa a Maranola e arriverà presto in altri posti.
L’appuntamento per la prossima edizione del Festival è ad Agosto 2016, ma nel frattempo Seminaria dentro e fuori Maranola continuerà a promuovere la sua visione dell’arte contemporanea come modello alternativo per un reale sviluppo economico, culturale e sociale del territorio.